Per adesso la legge elettorale ritorna in Commissione. Tra qualche mese, in autunno o in primavera, l'Italia andrà alle urne. La fine delle rappresentanze geneticamente manipolate tramite correttivo maggioritario (Porcellum) condurrà a molte uscite di scena e anche a molte nuove entrate. Inevitabilmente, succederanno cose. E stanno già iniziando a succedere. Alla fine è probabile che rimarremo tutti un po' sorpresi.
Si stava per approvare una nuova legge elettorale, ma a quanto pare l'accordo è saltato. Vedremo come andrà avanti. Vedremo se la sinistra a sinistra del PD riuscirà a costituire un “quarto polo”. Vedremo se il partito renziano ci rimetterà un'ottantina di deputati, dato che per riconfermare i 280 attuali avrebbe bisogno di un miracolo, obiettivo più facile ad annunciarsi che a farsi. Entreranno in Parlamento un centinaio di deputati grillini in più: uniti o spaccati? La Lega e FI aumenteranno la loro presenza?
Al di là di tutto ciò, la partita politica verte su due opzioni. Da un lato c'è il partito filo-europeo che avrà Renzi, Berlusconi e Bersani tra i suoi esponenti di spicco. Dall'altro lato ci saranno Grillo, Casaleggio jr. e Salvini alla guida del partito euro-scettico. Bisognerà vedere come si muoveranno i gruppi dirigenti, se riusciranno a rimanere compatti, e che cosa deciderà infine il popolo italiano.
Comunque sia, è bene che il prossimo parlamento venga eletto con sistema proporzionale, con buona pace dei grandi sacerdoti della Seconda Repubblica che predicano sfracelli d'ingovernabilità se non si conserva il maggioritario (totem di una promessa tradita alla quale nessuno crede più).
Occorre il proporzionale per un'esigenza di verità dopo tre falsi parlamenti nominati tramite dispositivi di legge incostituzionali.
Tutti siamo ben consapevoli che i grandi gruppi di potere impadronitisi dei partiti con la fine della Prima Repubblica non hanno certo rinunciato a manipolare il risultato finale e tendono sempre ancora a predeterminare la composizione del futuro Parlamento per disporre di docili esecutori di decisioni assunte da ristrette élites economico-finanziarie sia italiane che straniere.
Preoccupano le spinte ad accelerare la data delle elezioni. Gli avvocati anti-Italicum, cioè Felice Besostri, Anna Falcone e altri, attendono oltre tutto un pronunciamento della Consulta sulle parti non modificate delle leggi elettorali e su quelle nuove. Se si votasse prima di questo esame di costituzionalità, non si rischierebbe di ripetere lo scandaloso paradosso di un Parlamento come quello eletto nel febbraio 2013 con legge dichiarata incostituzionale nel gennaio 2014?
Le elezioni potevano essere fatte subito dopo la sentenza n.1/2014 di annullamento del Porcellum. La data del ritorno alle urne non deve essere decisa dai capi partito, ma dal Presidente della Repubblica, Mattarella, sentiti la Presidente della Camera, Boldrini, e il Presidente del Senato, Grasso.
Questo prevede l'art. 88 della Costituzione.
Dopo tre Parlamenti eletti nel 2006, 2008 e 2013 con una legge elettorale incostituzionale, e dopo una sbornia maggioritaria ultraventennale, si deve sapere chi rappresenta il popolo italiano, solo soggetto costituzionale a cui appartiene la sovranità in questa Repubblica democratica fondata sul lavoro.