Che la legge elettorale partorita dal patto del Nazareno sia un po' mostruosa lo riconoscono anche i più benevoli. Pochi si sono accorti che questo mostro non è per nulla mite.
di Luciano Belli Paci
Il premio di maggioranza ed il ballottaggio eventuale: incostituzionalità al quadrato. - La Corte Costituzionale con la sentenza n° 1/2014 ha cassato il premio di maggioranza previsto dal Porcellum perché "tale da determinare un'alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio fondamentale di eguaglianza del voto (art. 48, secondo comma, Cost.). Esso, infatti, pur non vincolando il legislatore ordinario alla scelta di un determinato sistema, esige comunque che ciascun voto contribuisca potenzialmente e con pari efficacia alla formazione degli organi elettivi". La sentenza, citando espressamente la giurisprudenza dell'Alta Corte tedesca, sottolinea che "qualora il legislatore adotti il sistema proporzionale, anche solo in modo parziale, esso genera nell'elettore la legittima aspettativa che non si determini uno squilibrio sugli effetti del voto, e cioè una diseguale valutazione del "peso" del voto "in uscita", ai fini dell'attribuzione dei seggi, che non sia necessaria ad evitare un pregiudizio per la funzionalità dell'organo parlamentare". Su questi presupposti è stata dichiarata l'incostituzionalità del premio di maggioranza perché "determina una compressione della funzione rappresentativa dell'assemblea, nonché dell'eguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un'alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l'intera architettura dell'ordinamento costituzionale vigente".
Giova osservare che in nessuna delle democrazie occidentali esiste un "premio di maggioranza" che, in una elezione su base proporzionale, trasformi la maggioranza relativa in maggioranza assoluta dei seggi. L'unico esempio simile è quello della Grecia, dove però il premio alla lista prima classificata è in misura fissa, 50 seggi, e non necessariamente assegna la maggioranza in parlamento. Tutti gli altri sistemi maggioritari si innestano sui collegi uninominali, ponendo così l'elettore di fronte ad una scelta consapevole che ha in palio esclusivamente l'eletto di quel singolo collegio.
La convivenza tra proporzionale e "premio", prima del Porcellum, ha avuto in Italia due infelici precedenti: la "fascistissima" legge Acerbo del 1923 e la "legge truffa" del 1953, mai di fatto applicata, che rafforzava col premio la coalizione che avesse raggiunto la maggioranza assoluta dei voti. Se quella era una truffa, chissà quale fattispecie del codice penale si dovrebbe usare per il Porcellum e per l'Italicum !
La legge concepita al Nazareno e poi più volte rimaneggiata prevede un premio che varia in misura tale da far ottenere il 55 % dei deputati, ma inserisce la soglia minima del 40 % per l'attribuzione del premio ad una singola lista (non più alla coalizione), prevedendo che in caso di mancato raggiungimento di tale soglia si dia luogo ad un secondo turno di ballottaggio tra le prime due liste.
Un caso davvero unico al mondo, che stravolge i principi democratici più elementari.
Nelle democrazie conosciute le regole sono semplici. Se si vota con il cosiddetto maggioritario "secco" a un turno, il primo classificato vince anche con la maggioranza relativa (ma sempre nei collegi uninominali, uno per uno). Nel nostro caso, poiché la sentenza della Consulta impone l'adozione di una soglia minima e l'impianto della legge è proporzionale, è chiaro che per rispettare la prescrizione si sarebbe avuta l'attribuzione del premio solo al raggiungimento del quorum, mentre in difetto sarebbe rimasta la ripartizione proporzionale (salvo eventuali sbarramenti).
Se invece si vota con un sistema a doppio turno, ovunque nel mondo, dalla Francia al Cile, dal Brasile alla Tunisia, innanzitutto il ballottaggio riguarda solo cariche uninominali e mai l'attribuzione ad un partito della maggioranza parlamentare, e poi c'è una regola-base: se nessuno ottiene la maggioranza assoluta al primo turno, si deve andare al ballottaggio.
Solo in Italia, benché da più di 20 anni pratichiamo il doppio turno per l'elezione dei sindaci e siamo tutti ben consapevoli del fatto che anche il 49,99 % dei voti non basta per vincere al primo turno, proprio quelli che per anni hanno sostenuto il modello del "Sindaco d'Italia" vogliono imporre un'inedita democrazia minoritaria, nella quale con il 40 % (cioè avendo contro il 60 % !) si vince senza dare agli elettori il diritto di scegliere col ballottaggio quale delle minoranze far prevalere. Ergo, al motto "la maggioranza vince" si deve sostituire quello opposto: "la minoranza vince". Con il che la "compressione della funzione rappresentativa dell'assemblea", la "lesione dell'eguale diritto di voto" e la "alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica" che rendevano illegittimo il Porcellum non solo non sono state rimosse, ma per certi aspetti risultano perfino aggravate.
(2/3 – continua)
IPSE DIXIT
L'Italia 1 - «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.». – Costituzione della Repubblica italiana, Articolo 11
L'Italia 2 - « L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire». – Sandro Pertini
Cinquemila - «Se hai 5000 uomini "pronti", fagli riparare le scuole, ché quelle non sono "pronte"». – Crozza