venerdì 13 febbraio 2015

ITALICUM IL MOSTRO NON E’ MITE

di Luciano Belli Paci
 
Che la legge elettorale partorita dal patto del Nazareno sia un po' mostruosa, nel senso di Frankenstein, lo riconoscono anche i più benevoli: è una miscela di maggioritario e proporzionale, di turno unico e ballottaggio, di preferenze e liste di nominati.
    Molti però si stanno affannando con cortigiano realismo a spiegare che, benché difettosa, è un "bicchiere mezzo pieno", soprattutto se confrontata con la sua versione primitiva, che era un modello tra il turco e la pirateria.
    Ma il fatto che si siano scongiurati ancor più arditi esperimenti in corpore vili non può impedirci di vedere che il mostro non è per nulla mite.
    Il Porcellum portato alle estreme conseguenze. - L'aspetto più velenoso del Porcellum del 2005 non era la presenza dei, pur gravissimi, meccanismi incostituzionali condannati dalla sentenza n° 1/2014 della Consulta (l'abnorme premio di maggioranza e le liste bloccate), ma era il disegno di fondo che mirava a determinare un radicale cambiamento della forma di governo con  legge ordinaria, appunto la riforma elettorale, senza formalmente riformare la Carta fondamentale con le garanzie dell'art. 138.
    Col Porcellum si dava vita di fatto all'elezione diretta del governo e del suo premier, addirittura ostentata con l'obbligo per le coalizioni di indicare un capo politico.
    Però c'era un baco, dolosamente inserito dai suoi stessi autori con interessata prudenza: la netta differenziazione tra i sistemi maggioritari della Camera e del Senato rendeva assai probabile che il vincitore non arrivasse ad un controllo pieno di entrambi i rami del parlamento, come difatti si è puntualmente verificato sia in questa legislatura sia nelle due precedenti.
    Il combinato disposto dell'Italicum e della demolizione del bicameralismo, eliminando il baco, porta invece quel disegno al suo pieno compimento e lo fa senza alcuna inibizione, all'insegna del dogma qualunquista per cui la sera delle elezioni si deve sapere chi governerà per i prossimi 5 anni.
    Il presidenzialismo si attua così nella sua forma più pericolosa e meno funzionale, quella dell'elezione diretta dell'esecutivo in uno con la sua maggioranza parlamentare.  Un sistema che non a caso non esiste nelle democrazie occidentali e di cui si ricorda un unico precedente recente: quello attuato in Israele negli anni '90 e presto rimosso, dopo un paio di travagliate legislature, perché non funzionava.
    La Costituzione formalmente non viene modificata, ma è manomessa. Il presidente del consiglio ed i ministri non verranno più nominati, se non pro forma, dal presidente della Repubblica, ed il parlamento monocamerale, nel quale una sola lista con la maggioranza relativa avrà in premio il 55 % dei seggi, assumerà inevitabilmente un ruolo servente nei confronti del governo e del suo leader, il quale è anche capo del partito e dominus delle candidature.
    Chi dice che è più o meno così anche nelle altre democrazie, grazie a sistemi maggioritari o presidenziali, mente sapendo di mentire.
    Nella grande maggioranza degli stati europei vigono sistemi proporzionali, più o meno corretti.
    Dove vi sono leggi maggioritarie si vince collegio per collegio, o in un turno unico (Regno Unito) o in due turni (Francia).  Nel primo caso, se il primo partito non conquista la maggioranza assoluta dei collegi, si deve formare una coalizione in parlamento.  Nel secondo caso i collegi si conquistano solo con la maggioranza assoluta dei voti, al primo turno o al ballottaggio; e se nessuno ottiene la maggioranza assoluta dei collegi anche qui occorre formare una coalizione in parlamento.
    Nei sistemi presidenziali si sa effettivamente la sera delle elezioni chi governerà per l'intero mandato, ma l'assemblea legislativa è sempre eletta con una separata votazione e non necessariamente la maggioranza parlamentare è dello stesso colore dell'esecutivo.
    Montesquieu, nel suo Spirito delle leggi (1748) fonda la teoria della separazione dei poteri - legislativo, esecutivo e giudiziario - sull'idea che "chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti. Perché non si possa abusare del potere occorre che il potere arresti il potere".  È saggio rottamare Montesquieu?
(1/3 – continua)