lunedì 1 ottobre 2012

Distorsione ideologica dell'Occidente

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/


Il mondo moderno non è nato semplicemente dalla diffusione o dalla esportazione del capitalismo?


di Luciano Pellicani


Da alcuni anni – anzi, da alcuni decenni – l’antropologo Jack Goody ha impegnato il suo tempo e le sue energie a rettificare in maniera sostanziale l’immagine che l’Occidente ha costruito di se stesso. Già si era distinto per la stupefacente affermazione che Adam Smith era in errore quando sosteneva che solo l’Occidente aveva conosciuto la libertà. Non meno stupefacente è la tesi che ha sviluppato nel libro Eurasia , recentemente pubblicato dal Mulino. Essa suona così. “Il mondo moderno non è nato semplicemente dalla diffusione o dalla esportazione del capitalismo” , poiché “i principali Paesi dell’Oriente erano molto più simili e molto più affini a quelli europei nelle linee generali del loro sviluppo.”. Pertanto, è tutta da rifiutare “la visione storica dell’Occidente secondo la quale le altre zone del pianeta erano strutturalmente incapaci di compiere il necessario balzo in avanti , di conquistare il mondo dal punto di vista geografico, economico e culturale”.

    Ammesso e non concesso che l’immagine standard costruita dagli occidentali della propria civiltà sia una pura costruzione ideologica , resta sul tappeto l’ineludibile domanda: “Perché mai l’Occidente – e solo l’Occidente – ha creato il capitalismo, la scienza, la tecnologia moderna, lo Stato costituzionale e la democrazia pluralistica? “ Per contro, con le sue perentorie e affatto gratuite sentenze , Goody fa sparire il problema con il quale si sono cimentati studiosi del calibro di Montesquieu, Hegel , Marx , Weber, Wittfogel e Braudel. I quali sono giunti alla stessa conclusione: che l’Occidente ha istituzionalizzato quella che Whitehead ha chiamato con felice espressione “l’invenzione dell’arte dell’invenzione”; e che ci è riuscito a motivo del fatto che la frantumazione del potere a seguito del collasso dell’Impero romano ha offerto agli Europei la chance di compiere un singolare esperimento di vita collettiva tutto centrato sulla dialettica “Stato-società civile”. Il che significa che un puro accidente storico – non certo la così detta “superiorità razziale” – ha permesso ai popoli europei di sfuggire alla “trappola dispotica ”. Per contro, le grandi civiltà orientali sono rimaste prigioniere della “gabbia d’acciaio” dello Stato burocratico-liturgico e, precisamente per questo, non hanno potuto imboccare la via della Modernità.

    Una tesi, questa, che è stata formulata anche da uno storico arabo, Amin Maalouf, al quale non è sfuggito il fatto che, a seguito della rivoluzione comunale – resa possibile dalla assenza della Megamacchina –, l’Europa prese ad assumere, attraverso una infinita teoria di conflitti di interessi e di valori, le forme di una “società distributrice di diritti”. Per altro, già nel 1878 , in occasione della Esposizione di Parigi, un giovane diplomatico turco aveva visto ciò che Goody – accecato da un massiccio consumo di oppio ideologico – non è in grado di vedere, così esprimendosi : “Quando alzate gli occhi verso questa affascinante esibizione del progresso umano, non dimenticate che tutte queste riuscite sono opera della libertà. E’ sotto la protezione della libertà che i popoli e le nazioni raggiungono la felicità. Senza libertà, non vi può essere sicurezza; senza sicurezza, non c’è sforzo; senza sforzo, non c’è prosperità senza prosperità non c’è felicità”.

 

 

 

 

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LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it


Fiat, un dialogo senza argomenti


Incontro freddo tra governo e sindacati sul destino del gruppo auto. Sul tavolo c'erano ben pochi argomenti sui quali confrontarsi, a parte la certezza che Fabbrica Italia non esiste più, se mai è esistita. Per il resto, un elenco di assenze


E' stato deludente, l'incontro tra governo e sindacati sulla Fiat avvenuto nella serata del 25 settembre. Ma non poteva essere altrimenti. L'apertura di un confronto era stata chiesta dall'esecutivo, che intendeva informare le organizzazioni dei lavoratori sul vertice avuto pochi giorni prima col management del Lingotto. Ma sul tavolo c'erano ben pochi argomenti sui quali confrontarsi, a parte la certezza che Fabbrica Italia non esiste più, se mai è esistita. Per il resto, un elenco di assenze: l'assenza di un piano industriale alternativo, l'assenza di investimenti da parte di una Fiat che viaggia a vista, l'assenza di un qualche dettaglio sulle ricadute per i lavoratori.

    E dunque i sindacati (assenti per polemica Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti) hanno risposto con freddezza alla richiesta di "apertura di un dialogo" avanzata dal ministro del Lavoro Elsa Fornero e dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera.

    Fornero avrebbe assicurato che dal governo c'e' la volonta' di 'una interlocuzione', per comprendere meglio' la posizione dei sindacati, per recepire 'impressioni e suggerimenti'. Il ministro del Lavoro Elsa Fornero, con accanto il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, ha impostato cosi' - secondo quanto riferito dai presenti - la riunione che i due ministri hanno tenuto in serata su Fiat con le organizzazioni sindacali.

    Ad ogni modo il governo 'non ha detto nulla di piu' di quanto gia' noto', riferiscono i sindacati in base a una ricostruzione dell'Ansa -, ma e' apparso improntato ad aprire un percorso, a impostare un metodo di lavoro insieme. 'Non rivanghiamo il passato per cercare colpe e responsabilita', ma collaboriamo per individuare percorsi utili per il futuro', avrebbe detto il ministro Fornero.

    'Rimaniamo in uno stato di sospensione: non c'e' piu' il sogno di Fabbrica Italia e Fiat non ci dice cosa vuole fare', ha sottolineato alla riunione il segretario generale della Cgil Susanna Camusso.

    Secondo Camusso "sorge il sospetto che Fiat dice rimaniamo per mantenere un presidio, evitare l'ingresso di altri produttori e poi si vedra'. 'Questo stato di incertezza pesa non solo fra i lavoratori Fiat ma anche su tutti quelli della filiera produttiva'.

    'Se non si fanno investimenti e' a rischio l'intera tenuta e che l'Italia diventi una provincia americana'. E' quanto ha detto invece il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, al termine dell'incontro. 'Aspettare due anni senza investimenti e nuovi modelli - ha aggiunto - significa trovarsi di fronte a macerie. Il governo agisca', ha concluso. Landini ha anche chiesto di 'ripristinare le liberta' sindacali in fabbrica', e che il governo non dimentichi i casi Termini Imerese e Irisbus.

    Passera ha risposto che la vertenza Irisbus sara' al centro di un tavolo con i sindacati il 9 ottobre.