a cura di www.rassegna.it Scuola, è sciopero generale Venerdì 12 ottobre la protesta della Flc: "I tagli di Monti sono inaccettabili". Servono risorse per il rilancio, rinnovo del contratto e un piano per l'occupazione. "Concorso inutile e costoso, prima stabilizzare i precari". di Emanuele Di Nicola Venerdì 12 ottobre è sciopero generale della scuola italiana. Studenti e docenti scenderanno in piazza in 60 città del paese, nella protesta proclamata dalla Flc Cgil per dire basta ai tagli e chiedere il rilancio degli investimenti nel settore della conoscenza. Una scuola "taglieggiata" da interventi pesantissimi, a partire dal 2008, che rialza la testa e annuncia una mobilitazione permanente. Lo ha detto stamani (9 ottobre) il segretario generale della Flc, Domenico Pantaleo, in conferenza stampa. "A scuola ricostruiamo il futuro", dice il manifesto della giornata. Il sindacato della conoscenza ha illustrato le ragioni dello sciopero. Primo motivo: dire no a nuovi tagli che sarebbero inaccettabili. "Si vocifera di nuovi tagli, che i 200 milioni già decisi siano portati a 300: dopo i tagli da 8,5 miliardi del governo Berlusconi, ci attendevamo un'inversione di tendenza. Invece si prosegue con la stessa politica", ha spiegato Pantaleo. La Flc chiede quindi il "rispetto del lavoro e di chi lavora". No al transito forzato del personale inidoneo nei ruoli del personale Ata, perché "ci sono altre soluzioni per i lavoratori con gravi problemi di salute". Poi c'è il contratto nazionale che non si rinnova dal 2009: fondamentale è la restituzione dei gradoni e la previsione di risorse ad hoc per pagare le prestazioni che il ministero si rifiuta di retribuire (ore eccedenti, sostituzioni ecc.). E' anche uno sciopero per l'occupazione. La prima richiesta è un piano di stabilizzazione dei precari nelle graduatorie. "Per questo siamo contrari al concorso di Monti - ha chiarito il segretario -. Il concorso resta la modalità fondamentale di ingresso all'impiego, ma fatto in questo modo è solo inutile e costoso. Servirà a creare nuovo precariato. Noi invece sfidiamo il governo su un altro terreno: prima stabilizzi tutti i precari". Per rilanciare la scuola servono risorse. "Bisogna tornare a fare investimenti, prima di tutto un grande progetto infrastrutturale per la messa in sicurezza degli istituti. Subito dopo occorre potenziare gli organici, per garantire la continuità lavorativa delle persone e la qualità del servizio". Domenico Pantaleo ha criticato duramente l'operato del governo. "Ridare credibilità alla conoscenza significa cambiare radicalmente l'agenda Monti - ha affermato -. Il premier ha ridato credibilità internazionale, ma sulle politiche sociali non ha funzionato, basti vedere il tasso di disoccupazione". In generale va respinto il "modello liberista": "La scuola non si tratta come un'azienda, è diritto di cittadinanza e democrazia. Ai bambini e ragazzi dobbiamo insegnare anche l'inclusione sociale, non si può rispondere solo a logiche economiche". Quelle dell'esecutivo, ha proseguito, "sono norme che rasentano l'idiozia: i lavoratori vengono riassegnati a ruoli per cui non hanno le professionalità. La scuola viene indebolita da misure senza senso, è un ridimensionamento fatto in fretta e pensando solo al risparmio: per questo è venuto fuori un mostro". Venerdì il corteo di Roma partirà alle 9.30 a piazzale Esquilino. Seguirà le vie del centro della capitale, per concludersi in piazza Santi Apostoli con il comizio di Pantaleo. Il corteo degli studenti si raduna invece a piazza della Repubblica, ma poi confluirà nella manifestazione per condurre insieme la giornata. "Sarà una protesta pacifica - ha concluso Pantaleo -, faremo in modo che le manifestazioni si svolgano in modo tranquillo, isolando frange violente se ci sono. Ma questo - naturalmente - dipende anche dalla capacità di ascolto dei nostri interlocutori: il ministro Profumo non può parlare di 'bastone e carota', in questa fase bisogna accogliere il dissenso in maniera pacifica". La protesta della scuola continua. Prossimo appuntamento il 19 ottobre, con una serata di musica e di protesta, poi il 20 ottobre studenti e professori torneranno in piazza a San Giovanni nella manifestazione nazionale della Cgil, insieme alle fabbriche colpite dalla crisi. |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Povertà: cinquantamila i senzatetto in Italia I dati del rapporto 2011 di Istat, Caritas, Fiopsd e ministero del Welfare. Si tratta del primo censimento in assoluto svolto sul fenomeno nel nostro paese. Sono per lo più uomini di mezza età. Si finisce in strada dopo aver perso il lavoro Oltre 50 mila. E' questo il numero dei senza dimora che emerge dal Rapporto 2011 di Istat, Caritas, Fiopsd e ministero del Welfare, presentato questa mattina a Roma. Si tratta del primo censimento in assoluto svolto sul fenomeno in Italia. Il rapporto parla di 47.648 homeless censiti, ma il margine di errore in eccesso dichiarato porta la cifra ad un massimo di 51.800 persone. Una soglia, questa, che è da ritenere più vicina alla realtà in base alle caratteristiche stesse della rilevazione, riferita ai senza dimora che nei mesi di novembre e dicembre 2011 hanno utilizzato almeno uno dei 3.125 servizi (mense, accoglienza notturna ecc.) garantiti da 727 associazioni nei 158 comuni italiani più importanti (rispetto alla popolazione di questi comuni l'incidenza e' dello 0,2%). Dagli oltre 47 mila effettivamente censiti resterebbero infatti fuori coloro che non si rivolgono mai ai servizi o che vivono in comuni molto piccoli: una quota che secondo i ricercatori e secondo le convenzioni europee arriva fino al 5%. Ci sono poi due altri dati metodologici da sottolineare. Il primo è che il censimento si riferisce solo alle prime due delle sei categorie - quelle più severe - della "homelessness" considerate in Europa. Il secondo è che esso esclude i minori, i Rom e tutte le persone che, pur non avendo una dimora, sono ospiti in forma più o meno temporanea presso alloggi privati (ad esempio, quelli che ricevono ospitalità da amici, parenti, ecc.). Si parla dunque dei senza dimora più "classici", e adulti. Chi sono. L'identikit tracciato dal rapporto parla di uomini soli, under 45 e con la licenza media inferiore Quasi il 90% dei senza dimora censiti sono uomini, il 57,9% ha meno di 45 anni, i due terzi hanno la licenza media inferiore e il 72,9% ha dichiarato di vivere da solo. Solo il 28,3% lavora, percentuale che scende al 25,3% per le donne. La maggior parte vive al Nord (58,5%) e quasi il 60% e' straniero. In media le persone senza dimora dichiarano di trovarsi in questa condizione da 2,5 anni. Quasi i due terzi prima di diventare senza dimora vivevano nella propria casa, mentre solo il 7,5% non ha mai avuto una casa. Il 61,9% delle persone senza dimora è finito in strada dopo aver perso un lavoro stabile, mentre il 59,5% dopo essersi separato dal coniuge o dai figli. Tra gli italiani sono circa 2.000 gli over 65. Circa il 10% delle persone senza dimora ha avuto difficoltà a interagire con i rilevatori e non è stato in grado di rispondere all'intervista. Le cause? Il 76% ha problemi legati a limitazioni fisiche o disabilità (insufficienze, malattie o disturbi mentali) e problemi di dipendenza (una percentuale che scende al 31% tra coloro che non hanno avuto difficoltà a interagire) e un quarto ha difficoltà dovute alla ridotta conoscenza della lingua. |