lunedì 15 ottobre 2012

Sciolto il comune di Reggio Calabria

La lotta per la legalità



"Un'atto di rispetto per la città". La città calabrese è il primo capoluogo di provincia sciolto per mafia. Cancellieri: "Una decisione sofferta. L'Italia vuole dimostrare al mondo la propria determinazione nella lotta contro la criminalità organizzata".


È stato «un atto sofferto», fatto «a favore della città», con la volontà di «restituire il Paese alla legalità, perché senza legalità non c'è sviluppo». Lo scioglimento del comune di Reggio Calabria, annunciato in serata a Roma, a Palazzo Chigi, dal ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, è stato deciso dal Consiglio dei ministri per «contiguità e non per infiltrazioni mafiose», in altre parole per condizionamenti esterni da parte dei clan. Si tratta della prima volta nella storia d'Italia, ha ricordato il ministro, che viene sciolto il consiglio comunale di un capoluogo di provincia.

   Alla guida del comune ci saranno per 18 mesi tre commissari straordinari: il prefetto di Crotone Vincenzo Panico, il viceprefetto Giuseppe Castaldo e il dirigente dei servizi ispettivi di finanza della Ragioneria dello Stato Dante Piazza. Tra i loro compiti ci sarà anche quello di lavorare per migliorare la situazione finanziaria del comune che, ha detto Cancellieri, «ha una situazione debitoria importante».

    «Siamo molto vicini alla città», ha aggiunto il ministro, «vogliamo che Reggio Calabria sappia che questo del governo è un atto di rispetto per la città, che il governo è vicino alla città e vuole che la città ritrovi lo slancio».

 

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo


LA CHIESA CATTOLICA

NON PAGA L' IMU


Nencini (PSI): “Scommettiamo che neppure nel 2013 la Chiesa pagherà l’IMU?” - Dopo la bocciatura del Consiglio di Stato: chi ha sbagliato paghi ora la multa di 10 milioni di Euro all'Europa.


“Scommettiamo che neppure nel 2013 la Chiesa pagherà l’IMU?” - il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, se lo chiede, commentando il parere del Consiglio di Stato.

    “La bocciatura del decreto attuativo del Tesoro da parte del Consiglio di Stato - prosegue Nencini - rafforza la convinzione che l’Italia continui ad essere un Paese a sovranità limitata. Ci sono materie sulle quali il Parlamento, qualunque sia la maggioranza di governo, non può legiferare liberamente. Dalle leggi che riguardano le libertà civili come le unioni di fatto e il ‘fine vita’, a quelle che toccano le finanze della Chiesa, come l’IMU per l’appunto che costerebbe alla CEI circa 600 milioni di euro.

Delle due l’una: o il ministro Grilli, e prima di lui lo stesso professor Monti, non sanno fare il loro lavoro visto che in otto mesi non sono riusciti a scrivere una norma essenziale per i conti pubblici oppure il Consiglio di Stato riceve suggerimenti dal Vaticano e li accoglie.

Per la verità – continua il leader socialista - c’è una terza possibilità, ovvero che la norma sia stata scritta tardi e male a bella posta contando proprio sulla bocciatura.

In ogni caso però, questa del governo Monti è la più brutta figura, collettiva e personale, da quando è entrato in carica, soprattutto se si considera il pesante fardello che ha caricato sulle spalle degli italiani per sanare i guasti dell’economia. Ci auguriamo che sia in grado di porvi riparo per sanare una clamorosa ingiustizia a danno dei cittadini italiani o in alternativa – conclude Nencini – proponiamo che chi ha scritto male il decreto attuativo paghi la multa di 10 milioni di euro della Commissione europea”.

 

 

La Catena di San Libero


Esempio un po’ triste di

giornalismo-propaganda


Su una foto di manifestanti greci con – in primo piano– una bandiera greca e accanto una bandiera nazista.


di Riccardo Orioles

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Merkel ad Atene, scontri” ecc. Repubblica non è molto amica dei greci, almeno di quelli poveri, ma questo naturalmente – libertà di stampa – è affare suo. Sotto il titolo allarmistico (che, ripeto, è suo diritto pubblicare) però mette (repubblica.it, 9 settembre, ore 15) una foto decisamente scorretta: manifestanti con – in primo piano – una bandiera greca e accanto una bandiera nazista.

    A me, lettore qualunque, è cascato il cuore. “Dunque i greci – ho pensato – sono arrivati a questo punto? Allora davvero i fascisti hanno egemonizzato la protesta? Maledetti greci! Fa bene, l’Europa, a suonarvele! Dagli giù duro, Merkel, a questi nazisti dei miei stivali!”.

    Ma leggendo attentamente il pezzo (cosa che non tutti i lettori fanno) mi sono accorto che la bandiera nazista c’entrava come il cavolo a merenda. I dimostranti infatti l’avevano portata là per bruciarla: cosa che hanno fatto con gran solennità e slogan antifascisti. La manifestazione (apprende ancora il lettore attento) era organizzata dei sindacati, era una manifestazione democratica (anche se non necessariamente condivisibile) al cento per cento, ed era antifascista e antinazista senza equivoci e senza sfumature.

    Questo, dalla titolazione e dalla foto, decisamente non si capiva. I capiredattori di Repubblica sanno perfettamente cos’è un titolo e cos’è una foto d’apertura. Hanno fatto un’operazione politica precisa (in Grecia, chi protesta è nazista) per la quale nel Purgatorio dei giornalisti dovranno spalar carbone per un paio di anni. Ma in fondo la colpa è mia, che di fronte a Repubblica abbasso istintivamente le difese che invece mi vengono spontanee davanti a Vespa, Sallusti o Emilio Fede.