mercoledì 1 febbraio 2012

Camusso (CGIL): "Non c'è più tempo, subito la fase due"

LAVORO E DIRITTI - I

a cura di  www.rassegna.it

 

C'è il rischio che si lasci tutto com'è, condannando i giovani a rimanere nella precarietà. La priorità non è la cassa integrazione ma ridurre le centinaia di forme diverse di lavoro. Sulle pensioni: riforma ingiusta, il governo faccia marcia indietro

 

"La 'fase due' non può essere all'infinito nel tempo, deve essere qui e ora. Non c'è bisogno di centinaia di forme di lavoro, si devono ridurre subito". È l'appello lanciato dal segretario della Cgil, Susanna Camusso, dal palco dell'assemblea "Non pieghiamo i diritti" al forum di Assago a Milano. L'esortazione al governo è "fare presto", evitando che nel negoziato sulla riforma del lavoro prevalga "la tentazione di lasciare tutto com'è, cioè condannare i giovani a rimanere nella precarietà".

    La priorità della Cgil è ridurre le forme che hanno permesso la precarietà, non la questione della cassa integrazione. "Il tavolo sul lavoro - ha detto Camusso - non va bene se non c'è un'idea complessiva sulla crescita. Siamo disposti a discutere di competitività e produttività, ma non si può partire togliendo il contratto nazionale delle ferrovie, come nel decreto liberalizzazioni". Oppure, eliminando "l'equo compenso ai giovani che entrano nelle professioni. Insomma, "se l'idea è quella del lavoro senza diritti, non si rimettono in ordine i conti dello Stato. Per la Cgil c'è un'altra idea: il paese deve curare il lavoro come una cosa fondamentale, unica, che produce vera ricchezza e non effimeri sogni finanziari".

    Per la dirigente di Corso italia pesano ancora le responsabilità del governo precedente, mentre l'esecutivo Monti ha detto finalmente la verità sulla crisi, anche se ma non basta. "Abbiamo visto con straordinario piacere il fatto che si sia tornati a parlare con l'Europa, ma ci permettiamo di dire al governo che deve occuparsi di come tirare fuori il paese dall'avvitamento". Altro tema caldo, la riforma delle pensioni fatta senza consultazioni e che va cambiata. "Alla fine - osserva - avremmo detto di sì ai sacrifici per dare la certezza ai giovani, ma così si tolgono i diritti a chi ce li aveva, e intanto i ragazzi sanno che non avranno mai una pensione decente. Non va bene l'idea di andare verso la polizza privata e che l'intervento pubblico, al massimo, è per chi non ce la fa".

    Quanto allo sciopero dei tir, " il governo lo fermi, perché sta facendo aumentare l'inflazione. Si ascoltino le loro ragioni, ma non ci può essere la logica delle corporazioni. Siamo preoccupati del linguaggio che si usa, dell'idea corporativa, e ancora di più di coloro che stanno dietro e strumentalizzano: non sono spontanee sollevazioni, sono operazioni politiche. Andare alla pompa di benzina significa accendere un mutuo".