lunedì 22 febbraio 2016

UE: comunità o contratto?

Da Avanti! online - www.avantionline.it/

Il premier Renzi ha riferito ieri alle Camere in vista del Consiglio europeo di oggi. "Sul tavolo del consiglio Ue – ha detto il premier – ci sono vari dossier, dal referendum inglese all’immigrazione. Ma il fil rouge è uno: se nei prossimi anni l’Europa torna ad essere comunità o se sarà solo un contratto". Duro scontro con l'ex premier Monti.

(Roma, 17.2.2016) Parlare dei guai altrui per non affrontare i propri. Sembra un po’ questa la strategia del Presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, che ieri ha riferito al Senato in vista del Consiglio europeo di oggi che ha per tema la situazione esplosiva dei rifugiati (esplosiva per la coesione dell’Ue) e il prossimo referendum in Gran Bretagna sulla permanenza nell’Unione.

    Quanto alla Brexit, il Presidente del Consiglio si è detto convinto che occorra "fare ogni sforzo per far restare la Gran Bretagna". Renzi ha messo in guardia dal dare "un segnale di controtendenza di portata storica" come se già non ve ne fossero a iosa, aggiungendo però che "non dobbiamo accettare pedissequamente le richieste di Londra. Noi siamo per un compromesso e la lettera di Tusk va in questa direzione. C’è da fare e da discutere e lo faremo, certo i paletti a cui l’Italia debba attenersi è a mio avviso la centralità dell’euro, bisogna rafforzare con forza la direzione dell’Europa".

    Sul tema dei rifugiati, al pari della Cancelliera Merkel, anche Renzi chiederà che si arrivi a una normativa europea unitaria sul diritto di asilo: "L’Ue è nata quando i muri sono stati abbattuti e se questo non lo dice una generazione di leader zigzaganti che si preoccupa più dei consenso che del momento storico, toccherà a noi italiani dire che l’Europa è nata non per arginare il mondo che sta fuori, ma come un luogo entusiasmante in cui attirare la parte migliore del mondo e se ciò non accade esiste un problema Europa e noi come italiani abbiamo il dovere e diritto di segnalarlo".

    (Il guaio è però che, al di là della retorica, l’Italia, come la Grecia, rischia di finire stritolata dal ritorno delle frontiere che varrebbero solo per noi trasformandoci in un imbuto per i disperati in fuga dalle guerre e dalla povertà.)

    Non può essere l’Italia da sola a fare i rimpatri, ma deve pensarci l’Europa, ha spiegato Renzi sottolineando (come se fosse una cosa facile e non praticamente impossibile) che "chi non ha diritto all’accoglienza va rimandato a casa".

    Tra i Paesi europei l’Italia risulta essere quello che ha fatto più rimpatri, eppure "è opinione condivisa che non siano sufficienti". Deve esserci un diritto unico di asilo – è la proposta che verrà condivisa da Roma – perché non è possibile avere regole separate.

    Ma oggi la vera questione in Europa “riguarda la prima e la seconda banca tedesca", ha detto Renzi riferendosi soprattutto ai guai della Deutsche Bank e anticipando l’argomento che utilizzerà per frenare l’ipotesi di un ‘tetto’ ai Titoli di Stato custoditi nelle riserve delle banche, ipotesi che spaventa non poco il Governo per la quantità di Bot, Btp ecc. nei forzieri dei nostri istituti di credito.

     "Noi porremo il veto su qualsiasi tentativo di tetto alla presenza di titoli di Stato nelle banche… Saremo senza cedimento di una coerenza e forza esemplare", ha aggiunto Renzi ricordando polemicamente che "la vera questione delle banche in Europa è la questione enorme che riguarda la prima e la seconda banca tedesca. Faccio il ‘tifo’ per loro, ma il dato di fatto è che anziché occuparci dei titoli di stato italiani bisogna avere la forza di dire che nella pancia di molte banche europee c’è un eccesso di derivati e titoli tossici".

    In effetti, la Deutsche Bank, che fino alla settimana scorsa aveva perso da inizio anno il 40% alla Borsa di Francoforte per l’innalzamento a livelli esorbitanti dei premi sui derivati, ha registrato un vero e proprio tracollo cui aveva fatto seguito l’annuncio da parte dell’istituto tedesco del riacquisto di parte del proprio debito per un valore di circa 5 miliardi di euro, un decimo di quello circolante.

    Il Presidente del Consiglio ha poi ripetuto i soliti concetti sull’Europa, l’austerity, la flessibilità e le riforme. "Dire che non basta più una politica solo incentrata sull’austerity e che si occupa in modo discutibile di banche e non di sociale significa essere coerenti con la storia dell’Italia e dire anche un po’ di verità. Al Consiglio parleremo di tante cose, ma il fil rouge è uno: capire se nei prossimi anni l’Europa torna ad essere comunità o se sarà solo un contratto".

    Dura la replica all'ex premier Monti che in Senato aveva ammonito Renzi dall'uso di toni e condotte irrituali in Europa al solo scopo di ottenere mezzi punti percentuali di flessibilità laddove occorrerebbe "decuplicare le forze" per ridurre l'evasione fiscale "Solo chi non vuole vedere, può giudicare la nostra la posizione in Ue come quella di chi batte i pugni sul tavolo per ottenere un decimale in più. Il decimale in più ce lo possiamo prendere: abbiamo il deficit più basso negli ultimi dieci anni, siamo terzi dopo Germania e Olanda per contenimento del debito", ha detto Renzi. (Roma, 17.2.2016 / Avanti!/ADL)

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