di Matteo Renzi - Presidente del Consiglio dei Ministri
Pubblichiamo qui ampi stralci dell’intervento di Renzi a Ventotene.
C’è un momento, quando sei in difficoltà, quando c’è qualcosa che sembra andare storto, che nella vita di tutti i giorni senti la necessità di tornare in un luogo protetto, e tornare a casa ti sembra l’atto più bello, più naturale. Ma anche trovare rifugio a casa è l’atteggiamento tipico di chi sta vivendo momenti di difficoltà.
Con questo spirito, in un momento di difficoltà per l’Europa, abbiamo scelto di tornare al luogo dove tutto è iniziato. Fuori da qui, lontano da qui, la guerra si consumava con situazioni che sembravano incomprensibili e inimmaginabili, uno scontro che soltanto pochi chiamavano guerra fratricida europea. Eppure qui, in questo luogo, alcuni visionari con la forza incontenibile e inenarrabile del sogno ebbero il coraggio, la passione, l’idealità, la straordinaria forza di immaginare l’Europa luogo della pace.
Può sembrare strano che da questa piccola isola sia nato il seme di ciò che oggi è la più grande vittoria politica del ventesimo secolo: 70 anni di pace fra popoli che si erano combattuti in modo costante e ciclico. E noi italiani non vi siamo stai sufficientemente grati: ancora oggi il carcere borbonico è in condizioni indescrivibili e inaccettabili”.
Dobbiamo ripartire da qui su due fronti: uno interno, per l’Italia, e uno esterno, per l’Europa. Da qui vogliamo dire con molta forza, tenacia, coraggio, che chi vuole distruggere Schengen vuole distruggere l’Europa, e noi italiani non glielo permetteremo. Lo vogliamo dire innanzi tutto sapendo che nessuna isola può contenere la voglia di libertà di visionari statisti cittadini, nessun carcere può contenere il sogno di chi col suo sogno ha saputo scrivere la storia, nessun muro può contenere la voglia di libertà.
L’Europa è nata perché i muri crollassero, non perché fossero costruiti. Torni ad essere quello che fu per Spinelli, per Rossi: un grande sogno la cui forza è capace di smuovere le frontiere di un confino, i muri di un carcere.
Ieri abbiamo accolto il giuramento di nuove persone che fanno parte del governo, successivamente ho aperto loro la sala del Consiglio, dove c’è la copia della carta costituzionale, l’originale firmata dal presidente del Consiglio di allora, da varie personalità e da Umberto Terracini, che qui aveva vissuto gli anni del confino e del carcere, e che oggi abbiamo ricordato insieme a chi è stato presidente della Repubblica, come Sandro Pertini: hanno trascorso anni di privazioni della libertà e hanno trovato ragioni costitutive”.
Che senso ha la memoria di un popolo, la capacità di ricordare ciò che siamo stati, se non affidiamo alle nuove generazioni il testimone? La forza della memoria ha bisogno di luoghi simbolici, ed è con questo spirito che insieme ai parlamentari che vorranno seguirmi abbiamo deciso di onorare con un progetto di lungo termine la memoria di Ventotene e Santo Stefano.
Mi sono recato sulla tomba di Spinelli per deporre mazzo di fiori, ma ricorderemo centenario della sua nascita, il 31 Agosto 2017: vorremmo fare progetto culturale identitario. Come immaginiamo Santo Stefano? Una foresteria per giovani europei e mediterranei dove si possa approfondire con le più grandi istituzioni universitarie e europee, creare per occasioni per formare l’elite dirigente che governerà l’Europa nei prossimi decenni. Consentiremo a Santo Stefano di non restare solo luogo di ruderi o memoria anche emozionante, ma dove la nostra patria ha visto rinchiusi a chiave gli oppositori al fascismo che anelavano alla libertà. Facciamo trasformare quel luogo in luogo della rivincita della libertà. Già adesso sono partiti i primi lavori per evitare i crolli, ma non basta: serve costruire il futuro. E questo vale anche per l’Europa”.
L’Europa rischia di crollare: quando perde il senso della propria vocazione e diventa insieme di egoismi, l’Europa non ha un destino già scritto. Si aveva un disegno complessivo, poi ciascuno metteva un pezzettino, la CECA era pezzo di una strategia più ampia. Ora c’è il rischio opposto: abbiamo tutti l’euro nelle nostre tasche, le istituzioni democratiche, ma rischiamo di non avere più l’ideale come motore per costruire un pezzo dell’Europa che verrà. Ecco perché c’è bisogno dell’Italia, con l’orgoglio di chi sa qual è la grande storia del nostro popolo e il grande contributo che ha dato alla libertà e all’ideale. Stiamo cercando di riportare l’Europa a diventare quello che deve essere.
Tutta questa bellezza richiede la capacità di essere preservata e la forza di immaginarla per il futuro. Ricordiamo i grandi che hanno segnato la nostra storia, impostiamo un lavoro di recupero dell’antico carcere borbonico: i denari non mancano, serve la volontà di un progetto che non sia di breve periodo, a creare luogo di incontro e formazione che sia in grado e capace di costruire nuova classe dirigente”.
Da qui, dove l’Europa è libera dai muri, libera dall’odio verso l’altro, libera dalla paura del diverso, e unita dai valori, unita dall’ideale, unita dal sogno. Da qui, dove l’Europa è libera e unita prendiamo l’impegno: da qui al 31 Agosto 2017 il recupero di Santo Stefano dovrà essere partito e in modo corposo. Possiamo, lavorando insieme con determinazione, ospitare il 31 Agosto 2017 il centenario di Spinelli, immaginando che sia il modo di affermare l’ideale dell’Unione europea.
Abbiamo bisogno di chiedere più ideale, più passione, più sogno. L’Europa o sarà sociale o non sarà. Non è possibile che le persone vivano difficoltà quotidiane. L’Italia lo fa investendo denaro per le nuove generazioni. Da cittadino italiano dico che sono sconvolto al pensiero che dove sono stati i padri italiani ci siano solo dei ruderi. Quello che c’è in quel luogo è tanto di ciò che vogliamo per i nostri figli e i nostri nipoti: la forza di chi è più forte dei muri, la forza di chi è più forte della repressione, la forza di chi è più forte dell’odio”.
Spinelli e gli altri concludono il manifesto dicendo che occorre tenersi pronti al nuovo. C’è un’ansia di cambiamento nel mondo che richiede l’Europa protagonista. Le persone vengono dal Mediterraneo stanno scappando dalla guerra, dalla fame, dalla povertà. I bambini che muoiono hanno un nome, anche quando noi non lo sappiamo. Ma sappiamo il loro dolore. Tenersi pronti al nuovo significa che c’è bisogno di un’Europa di ideali.
La via da percorrere non è né facile né sicura, ma dev’essere percorsa e lo sarà. Sono significative le parole con cui si conclude il manifesto: chi lo avrebbe mai detto che quella via che era da percorrere sarebbe davvero stata percorsa? È la forza del sogno: la via non è facile, ma la percorreremo con orgoglio, la percorreremo con la consapevolezza, la percorreremo con la responsabilità di cittadini italiani, e con la volontà di rendere tutti capaci di rispondere al grande ideale dei cittadini europei.”.
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