mercoledì 27 maggio 2015

E se Renzi si stesse impiccando da solo?

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

L'Italicum è forse la sciocchezza più grossa della sua vita di apprendista politico presuntuoso e ignorante

 

di Enzo Marzo

 

L'attenzione dell'opinione pubblica in queste ultime settimane si è concentrata sull'approvazione dell'Italicum.  Che per noi rimarrà sempre un Sovieticum.  Con grande protervia Renzi lo ha voluto e lo ha ottenuto.  Ma ragioniamoci su.  Può essere anche che il Presidente del consiglio si sia fabbricato con le sue stesse mani la propria rovina.  Tutta la vicenda contiene tre gravi “mostri”.  Prima di tutto la riforma elettorale sarebbe dovuta essere di iniziativa parlamentare e non governativa, proprio perché una legge di tale importanza non può farsela su misura la maggioranza di governo.  Così abbiamo subìto una prima fase col pastrocchio in cui Berlusconi era all'opposizione del governo e nello stesso tempo legiferava assieme al Presidente del consiglio nel chiuso di una stanza.  Secondo “mostro”: ufficialmente non si è mai saputo quale fosse la proposta di Renzi.  Egli anzi avrebbe avuto il dovere e il potere di gettare sul tavolo l'ipotesi ufficiale del Pd, e poi di trattare su quella base.  Al contrario, il Nazareno fin dall'inizio ha partorito uno sgorbio in cui si vedeva solo l’interesse dei due interlocutori.  La seconda fase, con la fuoriuscita masochistica di Berlusconi, non ha cambiato la sostanza della riforma: capilista nominati, candidature plurime e infine il marchingegno del ballottaggio fra le prime due liste.  Ed siamo al terzo “mostro”: viene approvato con un’esigua maggioranza e con gravi forzature anche procedurali un pasticcio incostituzionale irrispettoso degli elettori e pericolosamente cesaristico.

    Tutti – compreso Renzi - sono stati accecati dal faro del meccanismo tecnico della legge, dimenticando che la storia non è una fotografia ma un film, muta continuamente e certe formule che sono disegnate per l'oggi con certi scopi (perversi) già il giorno dopo possono non andare bene.  O addirittura diventare controproducenti.  Facciamo due conti.  Secondo gli ultimi sondaggi e le u ltime elezioni comunali sia il Pd sia Forza Italia sono in netto calo.  Vediamo nei dettagli: il Pd (i giornali quasi non ne hanno parlato) a Trento ha perduto lo 0,2% rispetto alle 2010, ma è andato sotto di ben 19,5 punti in un solo anno.  Alle Europee ave va raccolto 24.774 voti, oggi solo 13.666 (11.108 voti in meno, ovvero il 45% del suo elettorato).  A Bolzano ha perduto lo 0,3% rispetto al 2010, e 18,8 punti rispetto alle Europee, quando aveva raccolto 15.591 voti (oggi 6541 (9.050 in meno, ovvero il 5 8% del suo elettorato).  In percentuale ha perduto , rispetto alle Europee, persino più della stessa Forza Italia al fallimento.  Forza Italia ha di che piangere.  A Trento ha perduto il 7,7% rispetto al 2010 e si è più che dimezzata in un solo anno.  Alle Eur opee aveva raccolto 4.517 voti, oggi 1.963 (2.554 in meno, ovvero il 56,5% dei suoi votanti.  A Bolzano è stata una catastrofe: ha perduto 17,9 punti dalle ultime Comunali e il 6,8% dalle Europee, dove aveva raccolto 4.530 voti e ora 1.406 ( meno 3.124, cio è il persino esagerato 68,96% del suo elettorato).  Ad Aosta Fi non è riuscita neppure presentare la lista.  Aspettiamo le elezioni regionali e rifaremo i conti.

    Si dirà: ma l'esempio è esiguo e quindi non significativo.  Forse, ma anche un esempio esiguo d iventa significativo se le cifre sono così clamorose.  Comunque passiamo ai sondaggi.  Nell'ultima ricerca pubblicata, quella dell’ IXÈ, Forza Italia registra l'11,3% (perdendo lo 0,5% rispetto al mese precedente) ed è largamente superata dalla Lega di Salvi ni che sfiora il 14%.  Il Pd di Renzi sta al suo minimo storico.  Dopo il record del luglio scorso (43,4%) ora raggiunge appena il 36,2% (perde 7,4 punti percentuali infilandosi in un trend negativo).  Sorge spontanea la domanda: Renzi non si sarà forse iscritto anche lui alla “Sinistra masochista”?

    Ma ora basta con le cifre e torniamo all'Italicum.  È chiaro che la legge elettorale così come è stata elaborata non serve più a Renzi, che si trova di fronte a un paradosso.  Se spinge per elezioni politiche ravvicinate, la situazione rovinosa dei berlusconiani lo priva dell’avversario preferito, con enormi rischi; se invece lascia passare anni per dare a Berlusconi la possibilità di riaggiustare i cocci, deve tener conto che l'attuale trend negativo potrebbe assottigliare di molto il suo tesoretto accumulato con le elezioni europee.

    La nostra ipotesi fa riferimento all'oggi, perché non vogliamo rubare il mestiere ai profeti.  Ma proviamo a spostare l'attenzione dalla “riforma incostituzionale” al suo effetto sulle elezioni politiche.  Se si svolgessero domani.  Risultato: Renzi non raggiunge il 40% e quindi è costretto al ballottaggio.  Forse lo aveva anche previsto, ma con la certezza che il suo avversario sarebbe stato il "cotto" Berlusconi.  Oggi questa certezza non c'è più.  Perché Berlusconi appare troppo “cotto".  Se al successo della Lega, così vistoso, si aggiunge la presunzione di Salvini, appare poco probabile la formazione di una sola lista di destra.  In più, questa, con dentro razzisti, omofobi, Casa Pound, fas cisti e i soliti delinquenti forzisti lascerebbe a Renzi una fascia vistosa di elettori di centrodestra.  Facciamo un passo avanti.

    La débacle di Berlusconi significherebbe un ballottaggio tra Renzi e Grillo (ora stabile sul 20%).  Un rischio mortale per Renzi.  Per lui voterebbero tutti i moderati e la Casta con tutti i suoi famigli, ma Grillo avrebbe dalla sua un elettorato variegato e contraddittorio, da tutta la sinistra a una parte persino del Pd, dagli “sfascisti" a tutte le vittime della crisi economica, dalla destra in vena di ritorsione agli apocalittici.  Determinante, a quel punto, sarebbe il più grosso “partito” nazionale, quello delle astensioni. Renzi, col suo peronista “partito della nazione” modello de Luca (dentro tutti: delinquenti, camorristi, trasformisti berlusconiani e "impresentabili" sciolti), forse capirebbe di aver partorito con l’Italicum uno strumento autoritario da regalare ad altri, e quindi la sciocchezza più grossa della sua vita di apprendista politico presuntuoso e ignorante.

 

Vai al sito di Critica liberale