martedì 31 maggio 2011

IN BREVE

IPSE DIXIT

Non lascia la politica - «E se fosse la politica a lasciare lui?» – Anna Finocchiaro

 

 

IN BREVE

a cura di rassegna.it 

 

Elezioni / Finita campagna, ora i ballottaggi

Arriva il giorno dei ballottaggi. Nel secondo turno delle elezioni amministrative 2011, il 29 e 30 maggio si torna alle urne in 14 città italiane e 7 province (qui tutti i ballottaggi). Lunedì 30 maggio, a partire dalle 15, conosceremo la nuova situazione politica italiana: se il centrodestra riuscirà a rimontare dalla sconfitta al primo turno, o se il centrosinistra confermerà la vittoria candidandosi seriamente come alternativa di governo.

 

G8 / Accordo per fondi a "primavera araba"

Il G8 a favore della primavera araba. I paesi più industrializzati battezzano il "partenariato di Deauville" a favore dei paesi mediorientali e nordafricani. Il G8, ha spiegato il presidente francese Nicolas Sarkozy alla presidenza di turno, "starà accanto a tutti i popoli arabi e africani il cui desiderio è di liberarsi di capi di Stato non democratici". "Il successo delle rivoluzioni in Egitto e in Tunisia è uno dei dossier più importanti del G8 - ha confermato Sarkò ieri nella prima giornata di lavori del summit dei 'grandi' - si tratta di mobilitare un aiuto considerevole".

 

Istat / Retribuzioni ferme da un anno

Le retribuzioni contrattuali orarie ad aprile sono rimaste quasi ferme rispetto a marzo, segnando un incremento dello 0,1%, e hanno registrato una crescita dell'1,8% a confronto con aprile del 2010. Lo rileva l'Istat, ricordando che il tasso d'inflazione annuo ad aprile è stato pari al 2,6%. Quindi il rialzo tendenziale delle retribuzioni è stato inferiore a quello dei prezzi al consumo e anche agli aumenti annui dei mesi precedenti, rispetto a cui è andato "declinando", spiegano i tecnici dell'Istituto.

 

Università / Meno del 20% di giovani laureati

Fra i giovani italiani di età compresa tra i 25 e i 34 anni i laureati rappresentano il 20% contro una media dei paesi Ocse che è pari al 35% (il 24% in Germania, il 38 nel Regno Unito, il 41 in Francia, il 42 negli Stati Uniti, il 55 in Giappone). Il dato è contenuto nel XIII Profilo dei laureati italiani, diffuso oggi dal consorzio Almalaurea, al termine di un'ampia rilevazione nazionale che ha visto coinvolti 192.358 usciti dalle università lo scorso anno (110.257 con laurea di primo livello, 53.180 con laurea specialistica/magistrale e 15.291 con laurea a ciclo unico).

 

Incidenti lavoro / Operaio muore alla Thyssen

Un operaio di 52 anni, Enrico Sperandei, di un paese in provincia di Terni è stato trovato morto questa mattina, 27 maggio, all'interno del sito della Tk-Ast di Terni. L'uomo, che lavorava per una ditta ternana esterna alla multinazionale, giaceva senza fvita in un cortile a circa 150 metri dal furgone dal quale stava scaricando della merce.

mercoledì 25 maggio 2011

Questione socialista 2 - La difficoltà di essere 'praticabili'

Nachricht

Forse (dico forse) i socialisti dovrebbero dire o proporre qualcosa sulla questione sollevata da Napolitano, ricordando Giolitti, intorno alla "alternativa praticabile"


di Alberto Benzoni


Ricordando Antonio Giolitti, il Capo dello Stato ha riproposto la versione che lo stesso Giolitti dava dell'alternativa, come proposta "credibile, affidabile e praticabile"; questo per sottolineare, neanche troppo implicitamente, che il discorso politico, in particolare del Pd, da molti anni a questa parte non soddisfaceva per nulla a questi requisiti.

    Il rilievo è incontrovertibile; e basti ripercorrere gli eventi più recenti. Questi dimostrano, al di là di ogni possibile dubbio, che, quando il Pd si deve scontrare con il "berlusconismo allo stato brado", dà il meglio di sé; mentre quando si misura con i problemi - che riguardino la Fiat, la riforma della giustizia o la Libia - annaspa e si contraddice, spesso in modo plateale. In questo senso l'"antiberlusconismo primario" costituisce non già la causa delle sue debolezze, ma un possibile rimedio alle medesime; rimedio che potrebbe funzionare solo nel caso che il Cavaliere determinasse una crisi istituzionale grave e tale da provocare elezioni anticipate. Uno scenario che chi scrive ritiene tuttora probabile; ma non fino al punto di farci totale affidamento. Perché, se lo stesso Cavaliere riuscisse ad arrivare senza strappi al 2013, in una elezione normale, la sinistra dovrebbe esibire le sue carte; e, in mancanza di carte credibili sarebbe condannata ad un'ulteriore sconfitta.

    Ciò, doverosamente, premesso, perché mai la sinistra Pd non riesce ad essere un'alternativa credibile?

    La spiegazione più accreditata (anche perché, attenzione, costantemente proposta e dal centro-destra e dal terzo polo) contesta ai "comunisti" il fatto di essere, in qualche modo, prigionieri del proprio passato; e, quindi, di essere tuttora condizionati da estremismi, ideologismi, conservatorismi di ogni tipo.

    Ora questo condizionamento esiste, ma riguarda il cosiddetto "popolo di sinistra" assai più che la sua classe dirigente. Nel suo caso, anzi, il difetto d'origine è opposto; perché non sta nell'essere prigionieri del passato ma piuttosto nell'averlo frettolosamente liquidato; gettando via il bambino assieme alla (magari tanta) acqua sporca. Per dirla in parole povere, il Pci di fine anni novanta poteva, anzi doveva, diventare un partito socialdemocratico, ma non l'ha fatto, anzi si è mosso in una direzione esattamente opposta.

    Tutto nasce dalla lettura de "combinato disposto" della caduta del muro di Berlino e della immediatamente successiva crisi di Tangentopoli. L'allora Pds interpreta la prima in termini di caduta di ogni prospettiva di tipo socialista e vede la seconda come legittima rivolta della cosiddetta "società civile" contro il "troppo Stato, troppa politica, troppi partiti" che avrebbero caratterizzato la prima repubblica. Il meno che si possa dire è che le cose potevano essere viste in tutt'altro modo: la fine del "socialismo reale" come spazio per il socialismo possibile e la rivoluzione di Tangentopoli come sdoganamento di una cultura di destra condannata all'emarginazione nei decenni precedenti.

     "Ma c'era Craxi che ci annebbiava la vista", ripetono ancor oggi gli amici del Pd; meglio non replicare per non farsi altro cattivo sangue…

    Il punto che qui c'interessa è poi un altro; il fatto che la quèrelle tra i "nuovisti" (impersonati, tanto per capirci, da Veltroni) e gli "aspiranti socialdemocratici" (vedi Bersani) non si è affatto sciolta nel corso del tempo; anzi non è mai venuta alla luce in un vero confronto politico.

    Il risultato è un partito che oscilla penosamente tra la Cgil e Marchionne ( oggetto, tra l'altro, di un appoggio senza se e senza ma); tra quanti vogliono un partito e quanti sognano una nebulosa indistinta amministrata dalle primarie; tra nostalgici della proporzionale e cultori dell'uninominale secco; tra quanti ritengono necessario un ritorno del ruolo dello Stato e quanti vogliono scavalcare Berlusconi all'insegna di una "rivoluzione liberale" da completare e potremmo continuare all'infinito.

    Il risultato di tutto questo è l'assenza di ogni politica o, peggio ancora, l'immagine di un partito in cui il povero Bersani tenta di proporre qualcosa per essere oggetto di un immediato dileggio da parte della "Rottamatori s.p.a.".

    Inutile sottolineare, a questo punto, che senza scelta politica non esiste alternativa. Mentre, magari, si potrebbe sommessamente aggiungere che, se questa possibile alternativa ha a che fare con l'attualità della questione socialista, forse (dico forse) i socialisti (dico noi del Psi) dovrebbero dire o proporre qualcosa a questo riguardo. O no?

Questione socialista 1 - Una Questione grossa e difficile

di Paolo Bagnoli

Crediamo che sia utile svolgere,ancora una volta,qualche osservazione in merito alla cosiddetta "questione socialista" che, dopo aver tenuto un certo campo di attenzione per un po' di tempo,sembra essere stata  accantonata nel dibattito politico italiano sempre che di "dibattito" si possa parlare in un'Italia che, non solo mostra grande difficoltà  nel dialogare,ma anche nello starsi  ad ascoltare. Lo stesso dato che emerge dalle recenti elezioni,per quanto segnino novità rilevanti come il risultato di Milano,ci dicono che il sistema delle alleanze,dei rapporti,delle scomposizioni denotano una crisi grave e aspra del sistema politico italiano a dimostrazione del fallimento del conclamato bipolarismo. La crisi della Repubblica sembra,infatti, involversi su se stessa e le ragioni politicistiche del quotidiano finiscono per tenere banco;le prospettive della democrazia italiana  sembrano scarsamente interessare,mentre riteniamo che una seria opera di ricostruzione della politica democratica e di riconferimento di autorevolezza alle istituzioni della Repubblica non possa prescindere dal mettere sul tavolo,quale elemento imprescindibile,il problema del socialismo in Italia.

    La questione è grossa e difficile anche sotto il profilo della sua impostazione;ma certo, chi la sente e la vive ha pure il dovere di fare uno sforzo non politicistico; avere, cioè, l'intenzione ambiziosa di confrontarsi con la storia;quella di oggi per ritenere di contribuire a costruire quella di domani.  

    Un impegno serio e culturalmente forte in tale direzione non lo vediamo e ci pare che si stiano correndo due seri rischi.Ci riferiamo naturalmente ai socialisti. Il primo è quello di individuare,in quanto aspetto prioritario, la ricerca di una collocazione e di una presenza che, attraverso la conquista di qualche posizione in consessi rappresentativi, segni l'avvio della sua soluzione. Non ci sfugge il senso di tutto ciò,ma di fronte alla grandezza del problema, ci pare solo una scorciatoia di residualità cetuale per far vedere che,a dispetto di tanti, i socialisti ci sono ancora. Ciò,tuttavia, non significa che ci sia il socialismo, ossia un soggetto attivo per rappresentatività sociale e  peso democratico;ribadire,cioè, la funzione  che la storia assegna al socialismo:ossia, essere lo strumento per tutelare  socialmente, dando loro piena dignità di cittadinanza, i ceti indifesi,a quel mondo del lavoro oggi sempre più ricattabile da un capitalismo diventato più aggressivo e  portatore di una barbarie che disconosce i diritti del mondo del lavoro e fa passare come presunta modernità il loro abbandono. Gli esempi in tal senso abbondano e basta gettare un'occhiata su taluni comportamenti del mondo industriale – ultimo quello dell'amministratore della Thyssen che ha ricevuto gli applausi dei colleghi confindustriali - per rendersene subito conto. Insomma, si tratta,in primo luogo,di recuperare il significato di una storia che è stata,pur con tante traversie ed errori,la storia del socialismo italiano,delle sue lotte,del suo valore morale e liberatorio nel nome,appunto,della libertà,della giustizia,dell'allargamento dei diritti. Come diceva Pietro Nenni,nello sforzo continuo di tirare avanti quelli nati indietro. Avere,cioè,coscienza che socialismo significa cambiare il meccanismo di sfruttamento del capitalismo con gli strumenti della democrazia.

    Per recuperare il senso di una storia occorre, tuttavia, avere coscienza del proprio ruolo e una cultura che lo supporti:due fattori al momento inesistenti.  Ricreare una cultura politica che abbia l'ambizione di essere tale è questione assai complessa;è un tragitto che richiede,sempre che si afferri la chiave giusta, assai lungo poiché comporta impostazione ideologica,robustezza teorico-valoriale e sforzo organizzativo non mirato alla semplice comunicazione o irretimento nella testimonianza.

    Le lezioni amministrative hanno ricondotto sullo scenario primario sia Rifondazione comunista che l'Italia dei valori. Ma ciò non basta a reimpostare la questione della sinistra. Qui si gioca la scommessa eventuale dei socialisti poiché la questione socialista e  della sinistra nel suo complesso si intrecciano. Diciamo sinistra un campo cui il partito democratico è estraneo per natura e con il quale, naturalmente, possono essere fatte delle alleanze.

    Il secondo rischio è che tale questione sia ingravidata da quel post-comunismo che, per via pubblicistica o memorialistica,si sta appropriando del problema sostenendo che nel partito comunista vi erano "socialisti", che l'atteggiamento del Pci verso il Psi è stato quasi sempre sbagliato e tessendo le lodi di un partito,il psi,che i  comunisti hanno prima cercato di egemonizzare,poi contrastare e,infine,addirittura demonizzare. Lungi da noi ritenere che nel comunismo italiano non vi fossero differenziazioni interne anche profonde e tanti autorevoli attestati al psi,se pur postumi,ci confermano nel fatto che la strada giusta fosse quella del psi,naturalmente prima dell'insorgere di quei virus che lo hanno portato alla fine. Ma allora, perché il Pci, chiusi i battenti, non ha voluto farsi socialista? E' nato il Pds, certo, ma la stessa sigla altro non era che un modo per continuare a perpetuare il senso di una presenza politica in ogni modo non contaminata dal socialismo. Come poi è andata finire è storia  corrente. Ci domandiamo:se invece dell'onore delle armi perché allora non fu data battaglia per affermare,tramite una chiara scelta socialista,una prospettiva che riunisse la sinistra,mantenesse intatto il potenziale di forza del psi quale componente fondamentale della sinistra e non mettere l'abito socialista  oltre le Alpi dismettendolo una volta rientrati in Italia? 

    Oggi le ragioni del socialismo ci sono tutte,ma per riaffermarle occorre uno sforzo titanico,allora non era così;la realizzazione,per dirla alla buona, era a portata di mano. La questione è che "natura non facit saltus" e che,perseverando lungo l'unica vera cultura  che aveva permeato il Pci, quella impressa da Togliatti, la legittimazione democratica quale forza di governo,nonostante la caduta dell'Urss e la Bolognina, non doveva derivare dalla scelta socialista,bensì dalla benedizione democristiana;non importa se solo da una parte di essa,bastava fosse democristiana. Da qui è nato il partito democratico verso il quale, anche da parte di quei comunisti che hanno continuato a dichiararsi tali, c'è stata talvolta acquiscenza motivata da ragioni elettoralistico-governiste che si sono poi negativamente riversate su di loro.

    Ciò detto, fermo restando che occorre superare una drammatica contraddizione per cui occorre fronteggiare il presente cercando la convergenza di tutte le forze di opposizione,è proprio il contingente che impone a traguardare il futuro e,quindi, facendo  i conti  sul medio periodo della storia, perché non  innescare un' iniziativa nel senso della rimessa in pista del problema socialista e, con esso, della sinistra nel suo insieme? I punti di partenza non possono che essere due:un impegno serio e consapevole e la definizione di un campo di idee che lo accompagnino. Facile a dirsi meno a farsi soprattutto se,su di esso ,grava il fattore del reducismo. La fine del psi non ha portato con sé quello della cultura socialista e molti,sparsi un po' in tutta Italia, sono i centri,le fondazioni,le associazioni che testimoniano una presenza socialista attiva;allora,perché non provare a ripartire da qui,da questo patrimonio di storia,di valori,di cultura,di documentazione;  consegnarci a una sfida ambiziosa con uno spirito di paziente costruzione,senza l'assillo del "fare notizia", esclusivismi o n ambiguità; questa volta, sì, con spirito di servizio verso un ideale grande e insostituibile per la civiltà ,la libertà,la democrazia e la giustizia quale quello rappresentato dal socialismo. Non sarebbe il caso di tentare?

Thyssen: stato di agitazione

LAVORO E DIRITTI
a cura di rassegna.it
 
Fim, Fiom e Uilm ribadiscono la propria contrarietà alla scelta di scorporare, per vendere, il comparto dell'inox. Indette assemblee in tutti i siti italiani del gruppo. Il 25 maggio si riunisce il sindacato europeo delle tute blu
 
"Si è svolto, nella serata di mercoledì 18 maggio, l'incontro tra le delegazioni di Fim, Fiom, Uilm nazionali e di Terni, anche con la presenza di rappresentanti delle Rsu, per esaminare la situazione aperta dal piano di ristrutturazione annunciato da parte di ThyssenKrupp e le necessarie iniziative da mettere in atto". Lo riferisce una nota unitaria delle segreterie nazionali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil e delle segreterie di Fim, Fiom, Uilm di Terni.

    "La prima questione sottolineata - si legge nella nota - è la necessità di acquisire tutte le informazioni per comprendere le reali intenzioni della nuova strategia di ThyssenKrupp e tutte le implicazioni che questa potrà avere in tutti i siti, e in particolare in Europa e in Italia, sulle scelte industriali e sull'occupazione complessiva dei lavoratori coinvolti".

    I sindacati si dicono infatti scettici rispetto alle argomentazioni rese pubbliche dall'Azienda, dopo il Consiglio di sorveglianza di venerdì 13 maggio, a sostegno di scelte strategiche che, dicono, "possono indebolire la presenza in Europa di produzioni strategiche e di qualità, a partire dagli acciai speciali, necessarie per mantenere un sistema produttivo avanzato e innovativo e migliaia di posti di lavoro qualificati".

    Per queste ragioni, Fim, Fiom e Uilm sono "contrari alla scelta di scorporare, per vendere, il comparto dell'inox" e per quanto riguarda l'Italia, ritengono "che non siano sufficienti le informazioni avute nell'incontro con la Direzione aziendale di Terni" e giudicano quindi "necessario chiedere un incontro con l'Amministratore delegato di ThyssenKrupp AG".

    I sindacati ribadiscono inoltre la necessità di "sollecitare il già richiesto incontro con il Governo italiano", attraverso "il coinvolgimento del Ministro Romani e della Presidenza del Consiglio, con la presenza del gruppo dirigente di ThyssenKrupp", per chiarire "le prospettive strategiche del Gruppo in Italia che, necessariamente, devono rispettare e applicare fino in fondo gli accordi di programma del 2005, dopo lo spostamento delle produzioni dell'acciaio magnetico; accordi che prevedono lo sviluppo di un polo di eccellenza della produzione di inox a cui tutte le parti - Azienda, Governo e Istituzioni locali - devono essere vincolate".

    "Nel prendere atto positivamente della convocazione da parte della Fem, per il prossimo 25 maggio, della riunione delle organizzazioni sindacali di tutti i paesi europei con il coordinamento sindacale di ThyssenKrupp - sottolineano ancora Fim, Fiom, Uilm - rimangono comunque da chiarire i rapporti sindacali interni alla Fem e una migliore coordinazione tra i sindacati nei casi di aziende multinazionali che dovranno coinvolgere sullo stesso piano, senza alcuna delega, i rappresentanti sindacali di tutti i paesi coinvolti".

    A questo proposito, si è deciso anche che i rappresentanti italiani nel Comitato aziendale europeo richiedano una riunione straordinaria dello stesso Cae per valutare rapidamente, anche in quella sede, la nuova situazione che si è venuta a creare e le implicazioni in tutti i paesi europei. "Parallelamente a questa prima serie di iniziative - conclude la nota unitaria - si è deciso di convocare, nei prossimi giorni, le assemblee in tutti gli stabilimenti del sito di Terni e di dare informazioni in tutti gli altri siti italiani, anche nelle altre divisioni (oltre all'acciaio inox, anche Components Technology e Elevator Technology), dichiarando lo stato di agitazione dell'intero Gruppo e chiedendo un mandato a tutti i lavoratori per le successive iniziative di mobilitazione necessarie".

Che vergogna l'abuso di potere del premier in TV

La breccia di Pisapia 1

 

«Credo che sia una vergogna che il presidente del Consiglio utilizzi il suo potere, e la Rai gli dia tanto spazio, per raccontare quelle menzogne che ha raccontato ieri in cinque canali tv»: così Giuliano Pisapia ha commentato l'offensiva del premier che lo ha accusato di voler aumentare le tasse e bloccare l'Expo.

    «Sono convinto – ha aggiunto Pisapia a margine di un incontro nel quartiere milanese di Quinto Romano – che i milanesi conoscano la realtà in cui vivono. Sanno come sono stati trattati in questi cinque anni e non si faranno ingannare. È assolutamente falso che aumenterò le tasse e che non voglio l'Expo».

 

«Chiunque – ha concluso il candidato sindaco di Milano – può verificare nel mio programma che quanto hanno detto sono menzogne mentre dovrebbero rispondere ai cittadini coloro che hanno governato la città e che non hanno dato nessuna risposta ai milanesi e non sono riusciti ad avere un dialogo, perchè non hanno voluto, con chi vive situazioni di degrado che sono in tutti i quartieri».

 

La breccia di Pisapia 2

PER BERLUSCONI MILANO-OLBIA SOLO ANDATA

 

Con un Grazie all'Adl che ha sostenuto Pisapia


di Felice Besostri


La sconfitta al primo turno del candidato di Berlusconi alle comunali di Olbia è un segnale altrettanto impoprtante del 48,6% di Pisapia a Milano. C'è il ballottaggio da fare ma in condizioni di partita aperta, anzi apertissima per il centro-sinistra. Tuttavia sarebbe ingeneroso e politicamente sbagliato imputare al minore sex-appeal del Cavaliere le due sonanti sconfitte: il merito principale è della candidatura di Pisapia.

    Una candidatura capace, dopo primarie vere, di riunire tutto il suo campo potenziale e non come De Magistris a Napoli di sperare un'unità anti-berlusconiana al secondo turno. Pisapia, l'ha ricordato nel comizio con Vendola, ha annunciato la sua candidatura l'11 settembre  2010 a Volpedo nel convegno internazionale del Gruppo di Volpedo, una rete di associazioni socialiste e libertarie del Nord Ovest  con un espresso richiamo alle giunte a guida socialista di Milano e qlle grandi città europee con Sindaco socialista.

    Suo grande sponsor è stato Piero Bassetti protagonista a Milano e in Lombardia delle migliori espressioni del centro-sinistra, basato sul rapporto PSI-DC.

    Ad un candidato così non si poteva appiccicare l'etichetta di estremista di sinistra: un'accusa talmente ridicola, che quando la Moratti ha cercato di accreditarla con un falso, si è rivelata un boomerang. Un'altra differenza con De Magistris è la capacità di Pisapia di attirare subito voti dal centro: a Milano il Terzo Polo è la metà di Napoli.

    C'è un solo tratto comune, tra Pisapia e De Magistris quello di ridurre i consensi dei grillini del Movimento 5 Stelle: a Milano e Napoli sono sotto ai risultati di Torino e soprattutto di Bologna. I candidati PD, tanto più quando appaiono vecchia p'olitica e nomenklatura scatenano le pulsioni populiste e demagogiche dei grillini.

    La controprova si è avuta anche a Cagliari con la candidatura di Zedda, altro vincitore di primarie e attribuibile a SEL, a differenza di Pisapia. Pisapia si deve concentrare su Milano, ma indubbiamente c'è un modello Pisapia, che può insegnare qualcosa alla sinistra nel resto d' Italia. Chi fosse alla ricerca di un'Epinay italiana non ha bisogno di andare in Francia.

 

 

Amministrative

Berlusconi e i suoi vanno alla guerra

Berlusconi onnipresente in Tv: cinque interviste. A Milano, intanto, il Pdl continua con le accuse a Pisapia. Scontro violento tra De Magistris e Lettieri a Napoli.


E' ormai chiaro a tutti che i risultati che usciranno dalle urne dei ballottaggi di Milano e Napoli avranno dirette ripercussioni sulla tenuta dell'alleanza Pdl-Lega e, di conseguenza, sul futuro del governo Berlusconi. Anche per questo, la campagna elettorale è più che mai viva, tra schizzi di fango e la discesa in campo dei big della politica italiana.

    Silvio Berlusconi ha messo in piedi una vera e propria offensiva televisiva. E' prevista una raffica di apparizioni in Tv. Il presidente del Consiglio registrerà nel tardo pomeriggio cinque interviste ai telegiornali. Lo ha riferito l'Ansa. A quanto si apprende, in particolare il premier parlerà al Tg1, Tg2, Tg5, Studio Aperto e Retequattro. Tutte le interviste andranno in onda nelle edizioni serali.

    Bando dunque alla cautela e alla parsimonia di apparizioni annunciate nei giorni scorsi. Tra l'altro dalla Lega arrivano notizie di clamorosi colpi di scena. "Non è con i comizi che si attirano i voti o meno: ci sarà la settimana prossima una grossa sorpresa di Berlusconi e Bossi che cambierà l'atteggiamento dei milanesi per il ballottaggio. Sto preparando la sorpresa", ha detto il ministro per la Semplificazione Normativa, Roberto Calderoli, intervenendo a "La Telefonata", su Canale 5.

    Contro Pisapia si è scatenato l'intero centrodestra. "Ho letto il programma di Pisapia, c'è l'idea di una famiglia senza distinzioni di sesso, non mi riconosco in una Milano in cui non c'è più differenza tra uomo e donna". A margine di una conferenza stampa sulla presentazione della campagna pubblicitaria di Trenord, l'assessore alle infrastrutture della regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, attacca così il candidato sindaco del centro sinistra.

    La campagna del Pdl per risollevare le proprie sorti al ballottaggio di Milano riparte poi dai quartieri e dai mercati, dove da questa mattina militanti e candidati distribuiscono volantini che, citando letteralmente il programma di Pisapia, avvertono i cittadini che con un sindaco di sinistra saranno meno sicuri, avranno meno lavoro e pagheranno più tasse. Continua la campagna del fango, insomma. Il materiale di propaganda del Pdl è stato preparato con la formula della traduzione: prima si illustrano le proposte dell'avversario con tanto di riferimenti testuali e poi le si traducono in slogan comprensibili.

    La Moratti intanto le tenta tutte, dall'eliminazione dell'ecopass per i residenti all'ennesimo attacco. "Bossi difende i milanesi, Pisapia nel suo programma vuole modificare la legge affinché i concorsi pubblici siano aperti agli stranieri in possesso del solo permesso di soggiorno o della residenza", ha detto a Radio 24.

    Anche a Napoli, però, i toni non sono da meno. E' iniziato con una stretta di mano e un sorriso tiepido, ma è finito con scambio di accuse reciproche il "duello" politico tra i candidati sindaco, Gianni Lettieri (centrodestra) e Luigi De Magistris (centrosinistra), organizzato da Sky Tg24.

    Battute pungenti, a volte dure, hanno contraddistinto il "faccia a faccia". "Sei il candidato di Cosentino che ti ha presentato a Berlusconi e ti sei fatto accompagnare da lui durante tutta la campagna elettorale, da uno che è accusato di associazione per delinquere di stampo camorristico", ha attaccato De Magistris.

    "Nella tua carriera di magistrato hai soltanto sperperato soldi pubblici per inchieste che non hanno portato a nulla e lo Stato ha dovuto pagare i danni", ha ribattuto Lettieri. Che poi ha rilanciato sui rifiuti: "Dopo una settimana non ci saranno rifiuti per strada, anche grazie alle indicazioni e ai suggerimenti che mi ha dato Bertolaso", ha dichiarato. E ancora: "De Magistris onesto? Questo non lo so. Certamente rappresenta la continuità e vorrebbe nella sua giunta persone già note e vicine alla vecchia politica - ha proseguito Lettieri - C'è bisogno di concretezza, lui fa demagogia".

    "La mattina non devo fare telefonate per controllare se tutti i miei candidati sono ancora a piede libero - ha ribattuto De Magistris - lui non può fare altrettanto. Rappresenta il partito trasversale, quando era presidente degli Industriali andava a braccetto con Bassolino e con Cozzolino. E' un imprenditore che ha solo utilizzato soldi pubblici, ha fatto fallire aziende e a Salerno è anche accusato di truffa".

martedì 17 maggio 2011

IN BREVE

IN BREVE

a cura di rassegna.it 



Amministrative


L'Italia alla prova


Si vota in 1.315 comuni, tra cui Milano, Napoli, Torino e Bologna. I richiami di Napolitano, gli attacchi del premier, la favola della ripresa economica: berlusconismo davvero in declino? Dallo scontro milanese al tentativo di De Magistris a Napoli. Pisapia, Moratti è più estremista di me. Il Terzo Polo punta ai ballottaggi.



Unione Europea


Corre la Germania,

Italia in stallo


I dati di Bruxelles: nel nostro paese l'economia è ancora fragile, timidi segnali positivi solo grazie alle esportazioni. Nel 2011 cresceremo meno della media europea: 1% contro 1,6 della zona euro. Vola Berlino. Istat: Pil del I trimestre allo 0,1%.



ThyssenKrupp


Vende l'inox: via dall'Italia


La multinazionale procederà allo scorporo del settore inox, quello che interessa direttamente anche lo stabilimento italiano di Terni (circa 3mila dipendenti diretti). Lo ha deciso a Berlino il consiglio di sorveglianza del gruppo, composto per metà dai rappresentanti dei lavoratori tedeschi e per l'altra metà dagli azionisti. Fiom: "Siamo molto preoccupati".



Incidenti lavoro


Due morti in Romagna


Un uomo di 41 anni è caduto dal tetto di un capannone nella periferia di Bologna, in zona Roveri: era un consulente esterno che stava facendo un sopralluogo sul tetto, ma la copertura ha ceduto. Altro incidente a Rimini, dove ha perso la vita Abdelouaheb Imed, 33 anni: il pescatore di origini tunisine è caduto in mare ed è affogato.



Amnesty


Le rivolte arabe sono una svolta


Nel 2010 torture in 98 paesi, processi ingiusti in 54, condanne a morte in 23. Ma c'è una nota di speranza: "Le proteste fanno sperare in un cambiamento". Critiche anche agli Usa: chiarezza sulla morte di bin Laden. Italia: anno nero per rom, gay e detenuti: "Alcuni politici del governo alimentano un clima di xenofobia". Tra sgomberi e aggressioni omofobe, violati i diritti delle minoranze per tutto il 2010.



Italiani e internet


+12,4% in un anno


Audiweb pubblica i risultati della sua indagine trimestrale: il 60,5% delle famiglie dichiara di avere un collegamento a internet da casa. Boom della navigazione da cellulare e dispositivi mobili: +50% sul 2010. È connesso alla rete il 99% degli studenti.

mercoledì 11 maggio 2011

Svendita spiagge la sorpresa dell'Ue

LAVORO E DIRITTI
a cura di rassegna.it

Il provvedimento del governo italiano non è in linea con le regole del mercato europeo. Le concessioni devono essere "rilasciate per una durata limitata adeguata e non possono prevedere la procedura di rinnovo automatico
Se le notizie stampa sul decreto che concede le spiagge in concessione per 90 anni sono confermate, la Commissione europea sarebbe 'molto sorpresa perché il provvedimento non sarebbe conforme con le regole del Mercato unico europeo'. La notizia è stata riportata dall'agenzia Ansa, che cita una portavoce della Commissione Ue secondo la quale Bruxelles ha chiesto alle autorita' italiane chiarimenti sul decreto presentato ieri dal ministro Tremonti.
Bruxelles fa notare che la questione è regolata dall'articolo 12 della direttiva Bolkestein del 2006, secondo cui le concessioni devono essere "rilasciate per una durata limitata adeguata e non possono prevedere la procedura di rinnovo automatico ne' accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami'.
"L'Unione Europea deve decidere se essere un'unione dei burocrati o effettivamente un'unione delle diverse nazioni per lo sviluppo dei Paesi e per un'identità comune", dice il vice presidente della Camera Maurizio Lupi. "Noi - aggiunge Lupi - siamo convinti che gli Stati debbano sviluppare le proprie risorse, valorizzare il proprio patrimonio, mettere insieme l'imprenditorialita', le nostre capacita' e le nostre spiagge. Per questo andremo in quella direzione".
Il Partito democratico ha sollecitato il governo a chiudere e non aggravare il contenzioso dell'Italia con l'Unione europea sulle concessioni marittime. "Siamo preoccupati per le notizie che giungono da Bruxelles", ha dichiarato in una nota Sandro Gozi, responsabile per il Pd di Politiche europee. "Riteniamo che prima di introdurre delle novita' rispetto al sistema sulle concessioni marittime sia indispensabile chiudere la procedura d'infrazione, gia' avanzata dall'Ue, rispetto all'utilizzo in Italia di regole non compatibili con il mercato unico", ha spiegato. "Questa dovrebbe essere la priorita' che permetterebbe cosi' di avviare un nuovo negoziato, trovando un accordo che rispetti le norme Ue e soddisfi al contempo le legittime esigenze di migliaia di operatori", ha aggiunto, "non vorremmo che questo decreto sviluppo, che non chiude il contenzioso tra l'Italia e l'Ue e che non risolve tutti i problemi esistenti, si rivelasse un rimedio peggiore del male".

Camusso a Cisl e Uil: "Si può voltare pagina"

Camusso a Cisl e Uil: "Si può voltare pagina"
Lo sciopero generale del 6 maggioLo sciopero ha realizzato una forte saldatura tra la protesta dei lavoratori e una moltitudine di giovani, studenti e precari. Il dato medio di adesione dei lavoratori si conferma al 58% (rilevamento aggiornato alle ore 18.00 di ieri, effettuato su un campione di 870 imprese dislocate sull'intero territorio nazionale e rappresentativo di tutti i settori, nonostante l'impossibilità di scioperare per molto lavoratori 'comandati' per garantire i servizi pubblici essenziali). - La cronaca dello sciopero e delle manifestazioni, i video e le foto scelte dalla redazione, i commenti curati da Davide Orecchio. Vai al sito della CGIL http://www.rassegna.it/articoli/2011/05/6/74075/6-maggio-una-giornata-con-la-cgildi Maurizio MinnucciLe bugie del governo smascherate una ad una; la richiesta alla Confindustria di mettere un punto alla stagione degli accordi separati e delle deroghe. Aiutare i precari, usando anche gli ammortizzatori sociali per dare continuità al loro reddito. E infine la proposta a Cisl e Uil: "manifestiamo insieme sul fisco", può essere il punto di partenza per ritrovare unità fra le tre confederazioni. Ecco, in sintesi, i temi toccati dalla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, al comizio di Napoli per lo sciopero generale del 6 maggioIl discorso è tutto basato su un filo conduttore: le falsità di un governo "che non ci meritiamo, non siamo sudditi da cui spremere le risorse", dice dal palco. E l'elenco è lungo, a partire proprio da Napoli e dalla questione rifiuti passando per l'immigrazione ("un paese civile deve essere al fianco di quei popoli). Critiche anche al decreto sullo sviluppo approvato dal Consiglio dei ministri il 5 maggio. "Si è parlato del credito d'imposta per il lavoro svantaggiato nel Sud, ma allora perché l'avevano tolto? E poi: come si fa a garantire l'occupazione a costo zero?".Forti dubbi della Cgil sul piano per il Mezzogiorno ("siamo al sesto") e sulla stabilizzazione dei precari della scuola, sempre per lo stesso motivo: non si possono pensare interventi del genere senza investimenti. Sullo sfondo, il timore di nuove stangate sui conti pubblici e il rischio di subire altre manovre pesanti. Insomma, per la Cgil la logica di questo governo "si basa sulle divisioni, sull'idea che bisogna essere furbi". Ma le famiglie "non possono essere una 'piccola Inps' e continuare a mantenere i figli". Eppure tante forme di precarietà si potrebbero eliminare senza costi, "basta cancellare alcune leggi".Alla fine arrivano le richieste, precise, rivolte alle parti sociali. Prima alla Confindustria che il 7 maggio si riunisce a Bergamo: "Da due anni - sottolinea Camusso - sbaglia politica, con gli accordi separati e le deroghe ai diritti dei lavoratori. Oggi, però, anche per le imprese non ci sono risultati: a loro chiediamo di cambiare pagina". Appello simile a Cisl e Uil: "Su una cosa hanno ragione: dobbiamo dire basta agli atti d'intolleranza tra di noi. Ma non si può parlare di unità e intanto fare gli accordi separati o non eleggere i rappresentanti nelle aziende".La speranza è riuscire a voltare pagina: "Diamo la parola ai lavoratori e da lì ripartiamo per costruire. Non possiamo rassegnarci all'idea della divisione". Il riferimento va alla manifestazione sul fisco che le due confederazioni terranno a giugno: "Perché non farlo insieme?", dice Camusso dal palco: "Troviamo un punto che segni la nostra autonomia come organizzazioni sindacali a partire da un'idea: chi ha di più deve pagare di più". Insomma, "riprendere il filo è possibile, ma non si possono fare contratti come quello del commercio che scaricano il peso sui lavoratori".
IPSE DIXIT
Un punto - «Troviamo un punto che segni la nostra autonomia come organizzazioni sindacali a partire da un'idea: chi ha di più deve pagare di più.» – Susanna Camusso
Riflettiamo - «Ieri i grandi quotidiani non avevano né una notizia né un commento sullo sciopero generale indetto solo dalla Cgil . . . Il sindacato oggi è più solo e c'è chi vuole sradicarlo dal suolo in cui è nato e cresciuto. Riflettiamo.» – Emanuele MacalusoMILANO VOTA PISAPIA