martedì 2 febbraio 2010

Per Andrea Costa

Ipse dixit

Per Andrea Costa (Imola, 30.11.1851 – 19.1.1910)

«Considerate la condizione d'ora degli operai e paragonatela a quella d'allora; vedete quanto industriarsi è affannarsi insolito di legislatori intorno al lavoro! Quanti diritti riconosciuti al popolo! Quanti doveri assunti o almeno confessati dallo Stato! Tutto questo progresso si deve, per gran parte, a quel nostro compagno di scuola. Benedetto!»- Giovanni Pascoli

Vai all'audiovideo "Andrea Costa a cento anni dalla scomparsa", incontro della "Fondazione Camera dei Deputati" con Gianfranco Fini, Fausto Bertinotti, Giuseppe Tamburrano, Giuseppe Parlato, Giuseppe Parlato, Giuseppe Vacca  e Angelo Ventrone .

http://www.radioradicale.it/scheda/295987/incontri-della-fondazione-camera-dei-deputati-andrea-costa-a-cento-anni-dalla-scomparsa      

VISTI DAGLI ALTRI

A cura di Internazionale - Prima Pagina

Vendola Boccia Bersani Doveva essere il laboratorio delle future vittorie del Partito democratico. In Puglia Pier Luigi Bersani si preparava a stringere un'alleanza vantaggiosa con l'Udc, un partito di centro cattolico. Un'alleanza che sembrava l'unica soluzione per evitare una sconfitta alle elezioni regionali del 28 marzo. In cambio, i centristi pugliesi chiedevano la testa del presidente della regione, Nichi Vendola, e la scelta di un candidato governatore, Francesco Boccia, che fosse compatibile con i loro valori. Ma c'era un problema: Vendola non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo incarico dopo cinque anni di lavoro ben reputato. Vendola è uno di quegli "ufo" politici che solo l'Italia è in grado di produrre: 51 anni, cattolico, ex esponente del Pci, gay dichiarato, poeta stimato ed esperto di Pasolini. Il 24 gennaio ha ricevuto il 70 per cento delle preferenze alle primarie del Pd per eleggere il candidato governatore della Puglia. La direzione nazionale del partito incassa.

Le Monde, Francia
http://www.lemonde.fr/europe/article/2010/01/26/en-italie-la-strategie-d-alliance-du-parti-democrate-avec-le-centre-est-desavouee-par-ses-electeurs_1296818_3214.html#ens_id=1191686   

Solidarietà

Cancelliamo il debito di Haiti
Un appello del movimento ecumenico mondiale

Roma (NEV), 27 gennaio 2010 - "Immediata e totale cancellazione del debito estero di Haiti": questo l'appello del segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), il pastore Olav Fykse Tveit, rivolto alla comunità internazionale, ad una decina di giorni dal devastante terremoto che ha messo in ginocchio l'isola caraibica. Secondo Tveit, quello della cancellazione del debito per Haiti, sarebbe "solo un primissimo passo" verso la ricostruzione del martoriato paese. Questo anche il messaggio che Tveit porrà all'attenzione dei leader mondiali riuniti a Davos (Svizzera) per il World Economic Forum (WEF) al quale interverrà nei prossimi giorni.

    Il piano di ricostruzione, afferma Tveit in un comunicato stampa diffuso il 25 gennaio, "deve essere sviluppato con la piena partecipazione del popolo di Haiti e con il sostegno della comunità internazionale, sotto il coordinamento delle Nazioni Unite". Oltre alla cancellazione del debito e agli aiuti di emergenza a breve termine, Haiti ha bisogno di "ricostruzione e sviluppo sostenibile nel medio e lungo termine". Ma, sottolinea Tveit, "qualsiasi tipo di assistenza finanziaria dovrebbe avvenire in forma di sovvenzioni e non in forma di prestiti che affliggerebbero il paese con ulteriore debito".

    Tra le nazioni più povere del mondo, Haiti ha accumulato negli anni un debito ingente. Nonostante lo scorso giugno gli istituti finanziari internazionali abbiano cancellato circa 1,2 miliardi di dollari USA, il debito estero del paese verso banche, istituti e paesi ammonta ancora a 641 milioni di dollari. Inoltre quest'anno è previsto che Haiti paghi circa 10 milioni di dollari al Fondo monetario internazionale. Di fronte a queste cifre Tveit chiede alla comunità internazionale "un autentico spirito di giustizia e di cura". "Obbligare Haiti – conclude il Tveit - ad effettuare pagamenti del debito a scapito di assistenza sanitaria, istruzione e altri importanti programmi sociali è illegittimo". Non solo, "in questo periodo incredibile di difficoltà e distruzione è moralmente insostenibile".