venerdì 25 aprile 2008

Il nucleare costa molto? E allora viva il nucleare

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Aldo Ferrara *)
Per modulare il cambiamento climatico, i paesi industrializzati dovranno ridurre le emissioni di gas serra del 60-80 per cento in pochi decenni: il settore elettrico produce il 40% delle emissioni globali di CO2. Pur vantaggioso da questo punto di vista, se si considerano tutte le fasi del ciclo - dall’estrazione dell’uranio, alla produzione dei combustibili, alla gestione delle scorie per millenni - il nucleare non è zero emission. La principale arma di sostegno al nucleare è il costo del petrolio legato alla sua relativa futura indisponibilità per esaurimento. Quindi costi incrementati per squilibrio della domanda nettamente superiore all’offerta. Ma anche l’uranio è una risorsa finita. Il 58% delle riserve conosciute si trova in tre paesi: Australia, Kazakhstan e Canada. Ai tassi di consumo attuale, sono sufficienti solo per cinquanta anni. Il prezzo dell’uranio, almeno fino alla fase di arricchimento (uranio arricchito) incide ancora poco sul prezzo finale dell’energia nucleare. Ma se il suo uso dovesse crescere molto, l’uranio diverrebbe sensibilmente scarso nel giro di pochi decenni, nonostante sia probabile che ne esistano riserve più ampie di quelle oggi conosciute. In effetti,analizzando le condizioni necessarie per uno sviluppo intensivo del nucleare, bisogna far fronte a quattro momenti critici: i costi, la sicurezza, la gestione delle scorie e la proliferazione.

I costi gestionali.L’Agenzia Internazionale per l’Energia aveva valutato nel 2006 il costo del Kwh nucleare come competitivo con quello sviluppato dalle centrali termo-elettriche convenzionali ossia pari a 6-7 cent/ kWh. In quel periodo il barile era a 70 dollari/barile, mentre oggi ha superato i 100 dollari. Apparentemente dunque la convenienza del nucleare, stimata a 3-4 cent/ Kwh, sarebbe massima. Ma le cose non stanno così. Ora la Spesa annuale per la gestione della centrale ( SA) dipende da numerosi troppi fattori. In primis, il Fattore Finanziario Totale (FFT) che dipende da ratei annuali da pagare per la restituzione del capitale, il deprezzamento della struttura, i costi di mantenimento ordinario e quelli di intervento straordinario, tutti elementi che ,come noto , nelle centrali nucleari, ad alto rischio di inquinamento, dovrebbero essere sottoposti a monitoraggio continuo e quindi con alti costi di esercizio. Poi compaiono due fattori: la quantità di energia prodotta dalla centrale ed il costo del combustibile. La prima, energia prodotta, è di circa 6600-770 Kwh/Kw per quelle tradizionali e pari a quelle nucleari che dalle prime si differenziano non per capacità di produzione dell’impianto ma per natura del combustibile impiegato. Ed infatti a valle della fase di produzione di calore, la trasformazione di questo in energia prevede medesime tecnologie e strutture poiché la conversione termoelettrica si avvale di impianti termoidraulici simili a quelli delle centrali convenzionali. Per quanto attiene ai costi del combustibile, l’uranio presenta costi in crescita per la sua relativa progressiva indisponibilità. Inoltre, a differenza del petrolio, l’uranio non si brucia come tale ma attraverso fasi diverse che richiedono materiali ad hoc. Innanzitutto viene arricchito, poi liberato sotto forma di esacloruro di uranio, poi trasformato in solido (ossido di uranio arricchito) e quindi ridotto in pallets pronte per la combustione. Inoltre il coefficiente di rendimento energetico è più basso del petrolio, a causa della necessaria presenza di uno scambiatore di calore. Dunque il costo di 3-4 cent per Kwh appare assolutamente aleatorio se non mistificatorio.

*) Associazione R.E.D.S. - http://associazionereds.com/

Il Partito Socialista continuerà a vivere


Dopo lo tsunami
Il leader socialista assume la responsabilità della sconfitta e compie un passo indietro. Il Congresso Nazionale del PS dovrebbe avere luogo il 7 giugno prossimo. "Questa slavina è venuta addosso a tutta l’area del centro sinistra che si è così attestato ad un livello fra i più bassi da quando è entrato in crisi dopo l’‘89 il vecchio sistema politico. Veltroni ha asfaltato la strada del ritorno al potere del Cavaliere. La frana più vistosa e consistente è stata subita dalla Sinistra Arcobaleno che ha perso più di otto punti in percentuale rispetto alla somma di voti di Rifondazione comunista, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e di quelli – non calcolabili – della Sinistra democratica di Fabio Mussi".

di Enrico Boselli
Il risultato elettorale segna una grave e severa sconfitta del Partito socialista. So bene che le vittorie hanno molti padri e molti madri, mentre le sconfitte sono solitamente figlie di nessuno. Questo, però, non è né il mio atteggiamento né il mio comportamento. Delle scelte che abbiamo fatto e delle conseguenze che ne derivano io mi assumo pienamente la responsabilità politica. Per questo motivo, non appena ho appreso l’esito del voto, mi sono dimesso dalla guida del Partito socialista, pur avendo svolto questo ruolo, non come segretario ma come candidato premier.

Continuo a pensare che i socialisti non potevano accettare il diktat di Veltroni salvando qualche posto di parlamentare in cambio di uno scioglimento del nostro partito. Se avessimo imboccato questa strada, avremmo rinunciato alla nostra dignità politica. I più di settantamila nostri iscritti avrebbero interpretato la nostra resa a Veltroni solo come una scelta opportunista. Nella mia esperienza politica ho avuto sempre come bussola quella di mantenere la nostra autonomia. Non piegarsi ai ricatti è la premessa basilare per essere una comunità libera. Questa sconfitta dei socialisti si colloca in una situazione nella quale si è determinato un vero e proprio terremoto politico.

Il dato saliente, sul quale si dovrà riflettere, è la vittoria travolgente di Berlusconi. Il centrodestra ha avuto un voto a valanga che ha dato a Berlusconi un’ampia maggioranza non solo alla Camera, come era prevedibile, ma anche al Senato nel quale la partita si presentava più difficile a causa della legge elettorale in vigore. L’affermazione della Lega, ma anche quella di Di Pietro, mettono in rilievo la politica dell’ondata populistica che ha marcato il voto del 13 aprile. Questa slavina è venuta addosso a tutta l’area del centro sinistra che si è così attestato ad un livello fra i più bassi da quando è entrato in crisi dopo l’‘89 il vecchio sistema politico. La frana più vistosa e consistente è stata subita dalla Sinistra Arcobaleno che ha perso più di otto punti in percentuale rispetto alla somma di voti di Rifondazione comunista, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e di quelli – non calcolabili – della Sinistra democratica di Fabio Mussi.

Di questa enorme perdita non si è avvantaggiato in misura significativa il Partito democratico. Il voto ci racconta un’Italia, dove i temi della sicurezza, dell’inefficienza della Pubblica Amministrazione e dei servizi sociali, dell’immigrazione e delle tasse sono stati avvertiti come fondamentali. Dobbiamo interrogarci sul perché siano stati Berlusconi e Bossi a interpretare e rappresentare meglio di tutti questo profondo e diffuso disagio sociale. Le famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese con bilanci assai magri e la precarietà del lavoro giovanile e non avrebbero dovuto avere a riferimento la destra ma la sinistra. È pur vero che la storia del Novecento ci mostra esempi nei quali gravissime crisi economiche e finanziarie hanno avuto uno sbocco a destra e talvolta, autoritario e totalitario. Vi sono, però, altri esempi, come il New Deal roosveltiano nei quali si è aperta una stagione riformista. L’esito della crisi dipende in larga parte, dal comportamento degli attori politici che si fronteggiano.

Se la vittoria del centrodestra ha due nomi, Berlusconi e Bossi, la sconfitta ne ha uno solo: Veltroni. Il cedimento strutturale della sinistra italiana è stato ampiamente perseguito da Veltroni con il solo scopo di bilanciare la vittoria annunciata di Berlusconi con un successo, che non c’è stato, del Partito democratico.

Si può affermare, e con più di un fondamento, che Veltroni ha asfaltato la strada del ritorno al potere del Cavaliere. È sua la responsabilità principale di avere messo fine alla maggioranza che sosteneva il Governo Prodi (Mastella sull’onda di un incidente giudiziario ha solo staccato la spina) e di aver aperto le porte alle elezioni anticipate. È sua la responsabilità di non avere neppure tentato di costruire una più ampia coalizione sulla base di un programma riformista e di avere mandato allo sbaraglio tutto il vecchio centro sinistra. È sua la responsabilità di aver non solo accettato ma sostenuto lo stesso modello culturale portato avanti da Berlusconi, cavalcando il populismo contro le istituzioni democratiche e puntando, come il Cavaliere, ad un presidenzialismo irresponsabile senza regole e senza partiti. Di fronte a queste scelte ci aspettiamo una riflessione critica dall’interno del Partito democratico, che vada oltre la solidarietà di facciata, che è stata data finora a Walter Veltroni.

Noi socialisti siamo stati investiti in pieno da questo terremoto che non ha risparmiato nessuno. Non sarà facile risalire la china, ma non è impossibile. In questa nostra campagna elettorale i nostri compagni e le nostre compagne si sono prodigati con generosità e con impegno. Esprimo a tutti un ringraziamento sincero. Le nostre elettrici e i nostri elettori hanno coinciso pressappoco con la nostra comunità politica. Questo è un tesoro di energie dal quale si può e si deve ripartire. È necessario non perdersi d’animo neppure in questa nuova circostanza politicamente drammatica. La nostra reazione deve essere forte ed immediata. Dobbiamo realizzare un profondo rinnovamento dei nostri gruppi dirigenti, realizzare una nostra forte unità, costruire una nuova strategia politica che si collochi in un più ampio processo di ripensamento critico della sinistra e dello stesso Partito democratico.

Per questi scopi vi propongo di convocare per il 7 giugno il Congresso Nazionale del nostro partito. Devono essere, infatti, le nostre iscritte e i nostri iscritti a scegliere un nuovo gruppo dirigente che riesca a portarci fuori da questo stato di gravi difficoltà nel quale non siamo più presenti in Parlamento e non potremo neppure avere – se i dati elettorali del Ps verranno confermati – il rimborso elettorale. Siamo stati, comunque, nel corso della nostra storia temprati dalle difficoltà. Chi pensa che il Ps si disperderà e con esso il patrimonio ideale, morale e politico del socialismo italiano si sbaglia e saremo noi con il nostro impegno a dimostrarlo.
Per quanto mi riguarda non devo che confermare quanto sinora ho detto: continuerò a dare il mio contributo al Partito socialista ma non più con un ruolo di guida politica. Mi auguro – ed anzi ne sono certo – che dal Congresso uscirà un nuovo gruppo dirigente all’altezza della situazione. Su una cosa non ho dubbi: il Partito socialista continuerà a vivere.

mercoledì 23 aprile 2008

Il dibattito tra i lettori

La seduzione del potere

Lasciamo stare Boselli ancora prigioniero, a quanto sembra, del suo solipsismo, e cerchiamo di riflettere, spero anche con il contributo dei lettori, sulle ragioni e sugli esiti della sconfitta che pesa sulle nostre sciagurate polemiche e contrapposizioni.

Lasciamo stare anche il Mago Atlante (Bertinotti). La punta della spada di Bradamante ne ha rivelato il vero volto di povero vecchio.

Io qui vorrei svolgere una breve considerazione sul fallimento del tentativo di Veltroni di sfondare al centro, tra i cattolici. Devo premettere una citazione di George Duby, che credo possa servire come punto di partenza di qualsiasi analisi: “Quello che io, in quanto medievalista – scrive Duby – ho potuto osservare, è che ciò che viene prodotto nelle sfere più alte, intorno al potere, intorno al principe, esercita sugli ambienti immediatamente inferiori un’attrattiva, un fascino che si fa strada a poco a poco e si espande, un passo dopo l’altro, fino nelle fondamenta dell’edificio sociale”.

Questo per soggiungere, nel caso che mi interessa, che il berlusconismo, con tutto quello che comporta e che conosciamo, e la diffusione della cultura dell’illegalità hanno eroso la credibilità e l’affidabilità della stragrande maggioranza dei cattolici. Uno storico delle religioni, Jean Delumeau, ha constatato che nella storia del cristianesimo moderno si intersecano “due curve” che salgono o scendono: una è quella che esprime una religione qualitativa, fedele al messaggio evangelico, mentre l’altra traduce un conformismo “che palesa crepe e fenditure nella misura in cui l’ambiente sociale si trasforma”. Un conformismo di massa, per quel che ci riguarda, frutto di una potenza mediatica contro cui nulla ha potuto il pullmino del volenteroso Veltroni.

Gerardo Milani

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Ora nessuno potrà rivendicare niente

non ha perso la Sinistra Arcobaleno e il Partito Socialista per colpa del famoso "destino cinico e baro" ma per un sistema elettorale e una politica che ha polarizzato il voto sui due maggiori partiti PDL PD. All'interno di questa politica il PD in virtù dello spauracchio Berlusconi ha attirato almeno l'80 per cento dei voti della Sinistra Arcobaleno, ma non ha assolutamente tolto voti né al centro, né alla destra. Il bel risultato di questa assurda politica è che il PD non ha vinto le elezioni e che è stata cancellata la sinistra in Italia. Ora il PD ha raggiunto il suo primo scopo: cancellare ogni partito alla sua sinistra, ma non è detto che questa politica gli porti in futuro benefici. Otto punti percentuali del PDL sul PD sono proprio tanti, e qualcuno comincerà anche nel PD a chiedere il conto. Ritengo che nel disastro genereale ci sia un elemento positivo il fatto di aver azzerato tutti i precdenti gruppi dirigenti dei partiti che sono nella Sinistra Arcobaleno.

Ora nessuno potrà rivendicare niente. Occorre invece riflettere da subito sul futuro e a mio avviso il futuro è uno solo. Tramontata l'ipotesi Sinistra Arcobaleno come contenitore plurale (tra l'altro la Palermi del Pdci parla ancora di ridare vita alla presenza comunista!) ritengo che oggi ci siano le condizioni per creare un nuovo vero Partito Socialista le cui coordinate siano quelle di una politica innovativa di alternativa al capitalismo come sistema, l'ambientalismo, la centralità del lavoro e della lotta alla precarietà, la difesa e il rinnovamento del welfare state. Su queste basi dobbiamo ricreare la politica dal basso: nei posti di lavoro, nei quartieri, nei municipi e nelle città. E' così' che dobbiamo ricreare le condizioni per la costruzione di una forza politica radicata nella società e nei territori e la conseguente selezione del nuovo gruppo dirigente, che sia espressione della politica vera quella a contattodei bisogni e delle proposte dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, delle realtà sociali. Compagne e compagni dobbiamo avere fiducia nelle nostra capacità. A volte le sconfitte sono necessarie per creare le condizioni delle future vittorie.

Bruno Pierozzi
Spi-Cgil

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Avremmo dato il voto anche alla nonna di Prodi

A me la prima ragione della sconfitta -- o mezza vittoria, a secondo dei punti di vista -- del PD, sembra lampante. Nonostante tutti i proclami e le improvvisate operazioni di facciata a favore di sconosciute trentenni, nonostante il sacrificio pasquale di Ciriaco da Nusco, direi che a occhio e croce il 95% della nomenklatura PCI-PDS-DS/Unione si è conservata intatta nel PD. Non serve qui che faccia nomi. Gli slogan veltroniani rubacchiati a Obama non hanno incantato nessuno: i voti che il fenomeno della svolta ha raccolto sono voti di grande responsabilità che un elettorato già schierato -- più contro lo psiconano che a favore di una sinistra senza attributi -- avrebbe dato a chiunque, anche a Prodi o alla nonna di Prodi. La grande responsabilità degli elettori si è misurata anche nella scelta, sofferta ma necessaria, che ha buttato fuori dal parlamento quella congerie babelica di litigiosi capeggiata dal rivoluzionario in cashemere. Purtroppo, in questo processo, altri voti della base sono andati alla Lega. Qui dobbiamo forse ringraziare l'incapacità di Veltroni di mediare almeno con le personalità valide della Sinistra Arcobaleno e la decisione di correre da solo. Un fatto sembra però certo: Veltroni non ha portato voti dal centro e in questo sta la sua grande sconfitta personale e politica. Senza un cambio vero prepariamoci ad altri quarant'anni della nuova DC, a meno che i comici genovesi e di tutta Italia non riescano a mettere in piedi un'alternativa un poco più credibile.

Marcello

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Siamo sostanzialmente d'accordo su quasi tutto quel che scrive Marcello. Ma perché neanche una parola sul socialismo europeo? Lì almeno vige un minimo di cultura della responsabilità: quando la SPD (o il Labour o il PSOE o il PSF ecc.. ecc.) perde, be', allora si cambia il gruppo dirigente... non il nome. Così fa la sinistra normale nei paesi normali. Non crediamo a una sinistra italiana salvata da Grillo. - La red dell'ADL
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Sconfitta epocale

Abbiamo subito una sconfitta epocale! E' chiaro che tutti i gruppi dirigenti vanno azzerati per ripensare un nuovo progetto di sinistra. Va innazitutto lanciata un'iniziativa a 360 gradi rivolta a tutta la società. Va lanciato un progetto socialista. Le europpe saranno un appuntamento fondamentale. E' lì che dovrà essere presentata in Italia un'offerta politica socialista omologa a quella di tutti gli altri paesi europei. I compagni di SA che condividono quest'ipotesi devono uscire allo scoperto subito, senza attardarsi nel cercare di frenare chi ha già in mente la ricostituzione di una forza comunista ortodossa. L'Italia ha urgentemente bisogno di una forza socialista, all'interno della quale possono e devono convivere sensibilità diverse tra loro ma accomunate dalla comune condivisione di idee e valori, così come accade in tutti i normali partiti socialisti del mondo.

Andrea Buonajuto

lunedì 14 aprile 2008

VOTO ALL'ESTERO: 8027 i plichi non recapitati e resi

Stoccarda: 33.980 le schede votate
8027 i plichi non recapitati e resi

Concluse alle ore 16 del 10 aprile le operazioni di voto per le elezioni politiche all'estero. Nei giorni scorsi il sen. Micheloni aveva lanciato l'allarme: "Per quanto concerne il voto all'estero, il caos è praticamente certo", aveva detto il presidente del Comitato parlamentare per gli Italiani all'Estero. Da Stoccarda arriva ora una denuncia consolare contro l'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (AIRE): "In misura molto maggiore rispetto al 2006 alcuni comuni, anche importanti, non hanno riversato i loro elenchi AIRE al Ministero dell’Interno, con grave danno per gli elettori e con notevole aggravio di lavoro per il Consolato Generale". Dal Consolato generale d’Italia in Stoccarda riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato.

(Inform/ADL) Come previsto dalla legge, oggi, giovedì 10 aprile 2008, alle ore 16.00, si sono concluse le operazioni per il voto all’estero in questa circoscrizione consolare.

Il 26 marzo 2008 il Consolato Generale aveva provveduto ad inviare, tramite una tipografia di fiducia, i plichi dell’elenco pervenuto da Roma che comprendeva 91.134 elettori, cui se ne sono aggiunti altri 1.462 inviati direttamente dal Consolato Generale, relativi a posizioni regolarizzate nei giorni seguenti previa acquisizione della autorizzazione del Comune competente. In totale dunque il Consolato Generale ha inviato 92.596 plichi ad altrettanti elettori.

Entro il termine predetto del 10 aprile, sono pervenute al Consolato Generale 33.980 schede votate, che sono state debitamente sistemate in bolgette diplomatiche per l’invio a Roma mediante volo speciale previsto per sabato 12 aprile.

I plichi non recapitati e restituiti a questo Consolato Generale sono stati 8027.
In misura molto maggiore rispetto al 2006 alcuni comuni, anche importanti, non hanno riversato i loro elenchi AIRE al Ministero dell’Interno, con grave danno per gli elettori e con notevole aggravio di lavoro per il Consolato Generale.

I Comuni che hanno adottato tale inspiegabile comportamento sono: Licata, Sannicandro Garganico, Corigliano Calabro e Bosa ed altri della Sila calabrese ed, in misura minore, anche Napoli e provincia e San Marco in Lamis.

Anche questa volta l’elenco provvisorio presentava un numero considerevole di posizioni cosiddette "SOLO MIN", cioè di elettori verosimilmente trasferiti o rimpatriati, 5034, di cui almeno 500 erano stati cancellati nelle precedenti tornate, ma puntualmente rimaterializzati nell’elenco provvisorio giunto in marzo da Roma. In breve, tali procedure adottate dai comuni italiani sono all’origine del mancato recapito di gran parte dei plichi.

Si sono infine registrati casi (6 segnalazioni) di plichi anomali con schede mancanti o schede bianche, che sono stati prontamente sanati con l’invio del duplicato. La stessa cosa è stata fatta nel caso di plichi non recapitati ad elettori che si trovavano nell’elenco provvisorio.

Almeno per quanto concerne la responsabilità di questo Consolato Generale, non si sono registrate irregolarità o disfunzioni.

Il Consolato Generale d'Italia in Stoccarda (D)

Appello: Per un patto laico

http://www.pattolaico.com/
La difesa della laicità dello Stato è fondamentale per la democrazia e per estendere la libertà e le libertà. Essere laico non equivale a essere non credente, ma significa essere rispettosi delle diverse fedi religiose e concezioni filosofiche come dei differenti orientamenti sessuali, contrastando qualsiasi discriminazione e qualsiasi privilegio. Noi ci impegniamo nel Parlamento che verrà eletto il 13 aprile a difendere le conquiste già realizzate e a presentare e sostenere un insieme di proposte di legge per l’ampliamento dei diritti civili e per l’affermazione dei principi di laicità:

1. Divorzio breve - Divorzio breve per le coppie matrimoniali che non hanno figli e in generale semplificazione delle pratiche legali e riduzione dei costi e dei tempi; maggiori tutele per i figli e le figlie dei divorziati;

2. Unioni civili - Riconoscimento delle coppie di fatto attraverso l’istituzione delle unioni civili secondo il modello dei PACS in Francia; parità di diritti alle coppie dello stesso sesso rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali, dando applicazione alla risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2000; cambio anagrafico del sesso; nuova legge contro le discriminazioni sessuali.

3. Libertà di ricerca e procreazione assistita - Revisione della legge 40 per estendere la libertà della ricerca e avere regole sulla procreazione assistita sul modello britannico;

4. Testamento biologico - Legalizzazione, regolamentazione e controllo della somministrazione nei casi terminali di farmaci contro il dolore e interruzione nel mantenimento artificiale in vita nei casi di coma profondo e irreversibile: la scelta deve essere indicata in un apposito testamento da prevedere per ogni cittadina ed ogni cittadino;

5. Anticoncezionali e pillola del giorno dopo - Promozione di una campagna d’informazione e di educazione sull’uso degli anticoncezionali, a partire dalle scuole, per ridurre le pratiche abortive e i rischi di contagio di gravi malattie; diffusione gratuita dei profilattici; facilitazione nella prescrizione della pillola del giorno dopo, verso cui non può essere fatta valere alcuna obiezione di coscienza;

6. Maternità consapevole - Difesa del diritto della donna a una maternità consapevole; contrasto di qualsiasi interpretazione restrittiva della legge 194 che ne comporti di fatto qualsiasi svuotamento; garantire l’uso della pillola RU486 nell’ambito delle strutture ospedaliere;

7. Adozioni – Modifica della legge per permettere le adozioni anche alle monofamiglie
I sottoscrittori del "Patto per la laicità" s’impegnano a sostenere la costruzione di un Coordinamento Intergruppo nel nuovo Parlamento per realizzarne i contenuti.

Primi firmatari: Enrico Boselli (PS), Gavino Angius (PS), Franco Grillini (PS), Roberto Villetti (PS), Ugo Intini (PS), Bobo Craxi (PS), Gianni De Michelis (PS), Valdo Spini (PS), Mauro Del Bue (PS), Alberto Nigra (PS), Enrico Buemi (PS), Angelo Piazza (PS), Lanfranco Turci (PS), Rapisardo Antinucci (PS), Gian Franco Schietroma (PS), Giovanni Crema (PS), Cesare Salvi (SA), Paolo Cento (SA), Pietro Folena (SA), Massimo Mezzetti (SA) - >>> Per firmare vai al sito.


venerdì 11 aprile 2008

Votare, votare comunque, votare contro Berlusconi

Per dare un voto contro Berlusconi -- senza "se" e senza "ma" -- ci sono varie possibilità. Nessuna entusiasmante. Ma votare è il nostro modo di dire "io non abbandono la lotta solo perché i miei generali hanno tradito". - Anticipiamo di seguito alcuni stralci dell'ampia presa di posizione che il giornalista antimafia Riccardo Orioles sta per pubblicare sui suoi siti web www.riccardoorioles.org / www.sanlibero.it.).

di Riccardo Orioles *)
Vi scrivo dalla mia Sicilia, dopo tanto tempo, in questa che è una settimana importante: è il momento in cui, dopo quasi vent'anni di Weimar, cambia il regime.

Vent'anni fa l'Italia esisteva ancora e non solo come espressione geografica, era un paese occidentale retto a democrazia parlamentare; era politicamente diviso fra una sinistra ancora in qualche modo espressione dei lavoratori e un centro democratico-moderato.

Era un paese pacifico, che non faceva guerre da cinquant'anni. Aveva una magistratura libera, un inno nazionale, una bandiera. Vi erano sfruttatori, ma non col potere assoluto; politici corrotti molti, ma onnipotente nessuno. I giovani, a un certo punto, cessavano di essere ragazzi e diventavano uomini con dei diritti riconosciuti. Le donne erano pari agli uomini, e questo era ormai senso comune. Nessuno faceva guerre di religione.

Religione civile, comune a tutti, era la Liberazione condotta insieme, monarchici e marxisti, operai e ufficiali, contro il nazismo. Milano era Italia, Italia era Napoli, italiani erano i rossi e italiani i neri. Alcuni dei migliori politici - i Moro, i Pertini, i Berlinguer - erano anche, per avventura, i più popolari. Nessuno di loro, oggi, troverebbe posto in una qualsiasi lista elettorale; nè se ne parla più...

Che fare? Conosco compagni che voteranno per Veltroni "turandosi il naso" per pura e semplice paura del fascismo - non a torto, viste le posizioni ormai apertamente fasciste di Berlusconi.

E conosco gente anziana, compagni niente estremisti, che dicono di non voler votare perché "se quello vuol correre da solo e buttare via il premio di maggioranza vuol dire che per lui l'importante è fottere la sinistra e non battere Berlusconi". Io concordo con l'analisi, ma non con le conclusioni.

Votare bisogna lo stesso, quantomeno per dignità. Votare per Veltroni nella speranza che superi da solo Berlusconi. Votare Arcobaleno nella speranza (non facile) che oltre a sopravvivere la sinistra riesca finalmente a uscire dalla cripta in cui s'è rinchiusa. Votare Beppe Grillo (in Sicilia c'è) nonostante l'inaffidabilità della candidata che nel suo comune ha già regalato - per egocentrismo - la vittoria ai mafiosi. Votare Di Pietro, nella speranza che stavolta i suoi eletti non passino il giorno dopo con Berlusconi. Votare i Socialisti, sperando che finalmente abbiano imparato a distinguere fra Pier Giuseppe Proudhon e Arsenio Lupin. Votare Sinistra Critica, alla peggio: sempre meglio che scheda bianca...

Sono altrettanti modi di dire: io ci sono, non abbandono la lotta solo perché i miei generali hanno tradito.

*) Riccardo Orioles, giornalista antimafia, fondatore assieme a Giuseppe Fava de "I siciliani", è un punto di riferimento nel panorama delle firme giornalistiche in Sicilia impegnate a contrastare la mafia e la corruzione. - www.riccardoorioles.org / www.sanlibero.it

RASMUSSEN (PSE): "VOTATE PER IL PARTITO SOCIALISTA"

LA DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DEL PSE
“Voglio dirvi che conosco Boselli e voglio salutare Enrico. Voglio dirvi che è un vero leader, un leader capace che ha le idee e la visione per portare l'Italia nella direzione giusta”. Lo afferma il presidente del Pse Poul Rasmussen in un videomessaggio, inviato Enrico Boselli, candidato premier del Partito socialista.

“E’ un momento molto importante per il partito socialista, per l'Italia e per l'Europa – prosegue Rasmussen - . Quando prenderete la vostra decisione per eleggere un nuovo governo, una nuova maggioranza all'interno del Parlamento italiano, prendete una decisione molto importante per decidere la direzione dove l'Italia deve andare”. “Il mio consiglio é di pensare come in un futuro l'Italia possa diventare più solidale e un paese in cui tutti possano avere opportunità e dove l'Italia possa tornare a giocare un ruolo importante in Europa. Io ho bisogno di voi. Il PSE ha bisogno che il partito socialista sia un partito forte. Abbiamo bisogno dell'Italia nel tavolo delle decisioni. Fate la vostra scelta,- conclude - fate la scelta giusta, scegliete la sinistra, scegliete il Partito socialista”.

Videomessaggi di auguri e di sostegno sono arrivati anche dal capogruppo del Pse Martin Schulz e dal capogruppo del Psoe al Parlamento europeo, Enrique Baron Crespo.

"Quello di cui hanno bisogno gli europei – ha detto Schulz - é un'Italia a favore dell'Europa e abbiamo bisogno di una leadership socialista. Ecco perché abbiamo bisogno del massimo dei vostri voti per le vostre liste per il vostro partito e penso che i miei amici e i miei colleghi che siedono con me nel mio gruppo stiano tutti lottando per gli stessi obiettivi che voi state perseguendo in Italia in questa campagna elettorale”.

“Voglio esprimere a nome dei compagni e compagne socialisti spagnoli, - ha affermato Baron Crespo - il nostro sostegno ai socialisti italiani per una lotta per un'Italia progressista, di una Italia nella quale il socialismo giochi un ruolo trainante anche per la costruzione europea”.


mercoledì 9 aprile 2008

ANNA FINOCCHIARO A MODICA

Dopo avere tenuto il "Discorso ai siciliani" ad Agrigento nella Valle dei Templi e dopo il "Discorso alle madri siciliane" al mercato del Capo di Palermo, Anna Finocchiaro, alla fine di un percorso ideale, chiuderà la sua campagna per le elezioni siciliane a Modica, città dove è nata. La manifestazione si svolgerà venerdì 11 aprile, a partire dalle 19.30, a largo F. Giardina.

Ieri Anna Finocchiaro e Rita Borsellino avevano lanciato un appello alle madri siciliane dal mercato al Capo di Palermo. "C'è una forza inimmaginabile nelle madri: la forza dell'amore e dell'orgoglio. Della fatica e della passione", recita l'appello. "Per questo - prosegue - noi crediamo che la possibilità di un cambiamento in Sicilia oggi più che mai sia anche nelle mani delle siciliane.

"Tutti sanno che quelle di Bossi non sono solo esternazioni di comicità padana, ma dichiarazioni gravi e coerenti con il programma di una forza politica seccessionista e antimeridionalista qual è la Lega - sottolinea Anna Finocchiaro - Una forza politica che gridava forza Etna e si augurava disgrazie per i siciliani. Sui fucili padani Raffaele Lombardo tace, perché è evidentemente imbarazzato e non sa come spiegare ai siciliani questa sua strana alleanza tra l'Mpa, il Pdl e la Lega. Ma io gli chiedo, come pensa di governare con chi è contrario per definizione alla Sicilia e al Sud? Cosa ha da dire Raffaele Lombardo della sua alleanza con chi invoca i fucili padani?"

martedì 8 aprile 2008

BOSELLI (PS): GIÙ LE MANI DALLA SCHEDA ELETTORALE

"Questa polemica sulla scheda elettorale è ridicola gli italiani sono in grado di scegliere senza confondersi". Lo afferma Enrico Boselli, candidato premier del Partito socialista.

"È poi incredibile - aggiunge - che Franceschini abbia chiesto a Berlusconi di farsi portavoce per il Partito democratico. Mi viene il sospetto che vogliano i loro simboli a colori e tutti gli altri in bianco e nero. Forse Pensano in questo modo di prendere più voti, ma si sbagliano".

 
Sulla minaccia di Bossi di "imbracciare i fucili" per imporre una sostituzione delle schede elettorali, Boselli ha poi detto che se l'anziano segretario federale della Lega Nord volesse fare una cosa utile per il Paese "dovrebbe prendere il fucile, puntarlo e magari anche sparare a chi ha fatto questa legge elettorale".

"Penso che la polemica sulle schede sia ridicola - ha chiosato Boselli nel corso della rubrica 'Un caffè con' condotta da Massimo Leoni - perché gli italiani votano da 60 anni e lo hanno sempre fatto in maniera corretta".

Schede elettorali "Cambiare non è più possibile"

Se si procedesse ora alla sostituzione delle schede si rischierebbe di vedere invalidate le elezioni. Questo dice in sostanza il ministro Amato in una lettera a Ezio Maurio che qui riportiamo. Le schede elettorali, fa presente Amato, sono così in ottemperanza alla legge che impose il "Porcellum", e che fu firmata da Berlusconi. Non sarebbe stato costituzionale dare alle due coalizioni sulla scheda risalto maggiore rispetto alle altre liste in lizza. (Vai all'audiovisivo del Ministero)


di GIULIANO AMATO *)

Il proseguire di una polemica che non doveva neppure nascere mi costringe a tornare sulla questione delle schede elettorali. Sento dire che non si fa un decreto per renderle più chiare a causa di una incomprensibile ostinazione del sottoscritto.
Non è così. Il decreto non si può fare perché i militari, i diplomatici e i docenti all'estero hanno già votato, non ci sarebbe più il tempo di riorganizzare il loro voto con nuove schede e quindi si invaliderebbe tutto il processo elettorale facendo votare gli elettori con schede fra loro diverse.


    Sento almeno che si è preso atto che le schede sono come sono, non per fantasia ministeriale, ma in ottemperanza alla legge su cui furono fatte le elezioni precedenti. Si dice però: "Ma allora le coalizioni erano fatte da molti più partiti e quindi le file dei simboli coalizzati erano molto più lunghe e più visibili".


Capisco - replico io - ma allora cos'è che si teme? Se davvero si teme che l'elettore metta il suo segno a cavallo di più simboli, questo rischio era molto maggiore quando lo stesso elettore doveva trovare il suo simbolo in sfilze molto più lunghe di simboli coalizzati (e quindi accostati l'uno all'altro). Oggi i simboli delle coalizioni sono solo due e in ogni caso vale la regola, adottata proprio allora, che il voto si intende attribuito al simbolo su cui ricade la parte prevalente del segno.


    Se invece si teme che l'elettore abbia difficoltà a scorgere, fra tanti simboli, quelli delle due coalizioni, allora si teme una cosa a cui nessuna organizzazione diversa della scheda potrebbe porre rimedio, a parità di numero dei simboli. C'è qualcuno che si illude che si possa fare una scheda con tutti i simboli in fila verticale, mettendo però l'uno accanto all'altro i due simboli delle due coalizioni? Una scheda così sarebbe incostituzionale, proprio perché darebbe alle stesse coalizioni una visibilità maggiore e quindi un inammissibile vantaggio rispetto a tutti gli altri simboli.


*) Giuliano Amato - Ministro degli Interni e Senatore della Repubblica (Gruppo PD) - è nato a Torino il 13 maggio 1938. Laureato in giurisprudenza e docente universitario, é stato eletto deputato nel 1983 (IX Legislatura) e ha svolto l'incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri fino al 1987. Ministro del Tesoro dal 1987 al 1989, ha assolto l'incarico di Presidente del Consiglio dei ministri dal giugno 1992 all'aprile 1993. Dal 1994 al 1997 è stato presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Ministro delle Riforme Costituzionali dal 1998 al 1999 e nuovamente Ministro del Tesoro dal 1999 al 2000, è stato nominato per la seconda volta Presidente del Consiglio dei Ministri dal 26 aprile 2000 al 10 giugno 2001, assumendo anche, per un breve periodo, la titolarità interinale del Ministero dell'Università e ricerca scientifica e tecnologica nonché del Ministero degli Affari esteri. Nel gennaio del 2002 Giuliano Amato è stato nominato vicepresidente della Convenzione europea, chiamata a disegnare la nuova architettura istituzionale dell'Unione europea.

martedì 1 aprile 2008

Italiani all'estero - QUESTA E' LA SINISTRA NELLE LISTE IN LIZZA

La "Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione", la maggior rete associativa (facente riferimento alla Cgil) della sinistra in emigrazione, non esprime quest'anno orientamenti di voto per singole liste. Sono tuttavia numerosi gli esponenti della FIEI nelle liste dei diversi partiti in lizza. Riportiamo i loro nominativi nell'elenco che segue il presente testo, inviatoci dalla segreteria generale della Fiei.

Nell'imminenza del voto all'estero per le elezioni politiche del 2008, la FIEI (Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione) fa appello alla mobilitazione delle proprie organizzazioni per una ampia e corretta informazione sulle modalità di voto, per monitorare il corretto svolgimento delle operazioni di voto segnalando ogni eventuale problema o scorrettezza e per il sostegno ai candidati e alle candidate espressione del mondo dell'emigrazione che alla FIEI fanno storicamente riferimento. La soluzione dei problemi e il riconoscimento dei diritti dell'emigrazione italiana nel mondo trovano nelle liste e nei programmi espressione del mondo democratico e di sinistra la migliore collocazione rispetto a quanto comunicato nelle ultime settimane dalle segreterie dei vari partiti in campo: indivisibilità dei diritti, scuola, formazione, giovani, donne, anziani, nuova emigrazione, riforma della rappresentanza, informazione, cittadinanza, coordinamento istituzionale, ecc.

La FIEI invita gli italiani nel mondo a partecipare al voto in maniera massiccia, con la consapevolezza che solo un'ampia partecipazione può sconfiggere le tentazioni di riduzione della compagine parlamentare e di messa in discussione del voto all'estero.

La FIEI richiama l'attenzione del Governo e delle istituzioni (Ministero degli Interni e Ministero degli Affari Esteri) sui problemi che potrebbero sorgere nell'espletazione del voto, rispetto alle modalità di invio dei plichi elettorali che potrebbero essere diverse da paese a paese (invio per raccomandata o invio per posta semplice) e sulle modalità di scrutinio e di spoglio, come già evidenziato dai Comitati per gli italiani all'estero di Camera e Senato; le condizioni di partecipazione al voto debbono essere uguali per ogni paese e debbono essere assolutamente evitate le difficoltà emerse nello spoglio delle precedenti elezioni del 2006.

Bisogna tutti aver presente che ove non fossero garantite uguali e corrette condizioni di voto e adeguate modalità di scrutinio, le

conseguenze che ne deriverebbero potrebbero risultare molto negative per il futuro del voto all'estero.
La FIEI ritiene fondamentale che in queste ultime settimane che precedono il voto, sia garantita la più ampia e corretta informazione da parte delle agenzie stampa, dei giornali e dei media italiani nel mondo affinché tutte le forze politiche e i candidati godano di pari opportunità e visibilità, come prevedono le norme per la "par condicio". Ciò è ancor più dovuto nel caso dei media che percepiscano finanziamenti pubblici da parte della Presidenza del Consiglio o del Ministero Affari Esteri. Ogni eventuale

scorrettezza al riguardo va chiaramente censurata e denunciata.
La FIEI richiama inoltre l'attenzione sul fatto che ancora una volta il mondo associativo assicurerà l'agibilità democratica del voto attraverso l'azione informativa capillare messa in atto dalle oltre 10.000 associazioni italiane nel mondo. La prossima legislatura sarà decisiva per l'approvazione di norme che tutelino e sostengano le reti associative quale fondamentale struttura di mediazione sociale nell'emigrazione. E' auspicabile che candidati e candidate e le diverse forze politiche, esprimano il proprio impegno a sostenere tali misure, nella consapevolezza che in loro assenza, la stessa tenuta delle collettività italiane all'estero rischia di venire meno e con ciò di rendere molto improbabile in futuro, la possibilità di una concreta applicazione delle politiche per le nostre comunità.

La FIEI costituisce storicamente, una delle più grandi organizzazioni nate nell'ambito della sinistra sociale in emigrazione. Non ha espresso e non intende esprimere orientamenti di voto per le singole liste. Ritiene tuttavia doveroso evidenziare come, dal proprio ambito, risultino numerosi coloro che autonomamente hanno ritenuto essere presenti come candidati nei diversi partiti (Partito Democratico, La Sinistra-l'Arcobaleno, Partito Socialista, Italia dei Valori e Movimento Associativo), a conferma del riconoscimento delle loro competenze e storie personali. Si ritiene doveroso riassumere i nomi delle compagne e dei compagni ai quali va il nostro augurio per il lavoro che hanno svolto e che svolgono, e un'imparziale, ma caloroso "in bocca al lupo":

Elenco dei dirigenti FIEI nelle diverse liste:
EUROPA: Farina Gianni (PD-Camera), Micheloni Claudio (PD-Senato), Guglielmo Bozzolini, Gianfranco Rizzuti, Antonella Sellerio (la Sinistra, l'Arcobaleno-Camera), Amadeo Rodolfo e Ezio D'Orazio (la Sinistra, l'Arcobaleno-Senato), Salvatore Cacciatore e Rosario Nocera (Partito Socialista-Camera), Giuseppe De Bortoli e Michele Calamera (Partito Socialista-Senato).

NORD AMERICA: Gino Bucchino (PD-Camera), Graziella Bivona (IDV-Camera)
SUD AMERICA: Renato Palermo e Maria Rosa Arona (PD-Senato), Rotundo Francesco, Mariza Bafile e Claudia Antonini (PD-Camera), Rolando Raul Rossi, Bruno (Giordano) Venier, Arduino Monti (la Sinistra, l'Arcobaleno-Camera), Vittorio Lamberti (Partito Socialista-Camera), Sandro Benedetti-Isidori (Partito Socialista-Senato), Mirella Giai (Movimento Associativo Italiani all'Estero-Senato)

OCEANIA: Marco Fedi (PD-Camera), Silvia Finzi (PD-Senato), Giovanni Sgrò (la Sinistra,l'Arcobaleno-Senato), Giuseppe (Joe) Caputo (Partito Socialista-Camera)


Il primo socialista della storia

Le polemiche sullo spot su Gesù
Le versioni sono due: una di 30 e un'altra di 15 secondi. E in tutte e due la scena clou è la stessa: un Cristo biondo, quello di Jesus Christ Superstar, che apre le braccia verso il cielo mentre una voce fuori campo dice: "E' lui il primo socialista della storia!". Lo spot elettorale dei Socialisti, che da domani 29 marzo sarà trasmesso su tutte le reti Tv nazionali, ha già sollevato numerose polemiche nei giorni scorsi "senza che nessuno lo avesse visto". Così oggi il leader Enrico Boselli, accompagnato da Gavino Angius e da Roberto Villetti, decide di rispondere ai detrattori mostrando il video in anteprima alla stampa, nella sede del partito, e spiegando che "una polemica preventiva equivale di fatto ad una censura preventiva".

Non c'è nulla di "blasfemo" in questo messaggio che abbiamo voluto trasmettere, incalza Angius, perché "Gesù è di tutti" ed è stato "senz'altro lui il primo ribelle della storia": un "ribelle che si è battuto per la libertà e la giustizia del genere umano". E un conto, sottolinea Boselli, è "criticare le gerarchie ecclesiastiche per alcune scelte sulle quali non siamo d'accordo e altro è parlare di Cristo. Sono due cose completamente diverse".

Il primo che paragonò i valori del cristianesimo all'umanesimo socialista, poi, ricorda Villetti, fu addirittura Antonio Labriola nel 1896, quindi "nessuna novità" su questo fronte.

Nello spot elettorale, realizzato dalla regista Katia Simmi, ci sono varie immagini di Gesù prese da tre film diversi: "Jesus Christ Superstar", il "Vangelo secondo Matteo" di Pier Paolo Pasolini e "Sette chilometri da Gerusalemme" di Claudio Malaponti. "Nella prima versione del video - spiega la regista - avevamo inserito brani anche di altri film tra cui la 'Passione di Cristo' di Mel Gibson, ma poi abbiamo deciso di accorciare e la scelta è ricaduta solo su questi tre".

Nello spot si alternano così varie immagini di Gesù, in bianco e nero e a colori, fino a quando un attore, sempre vestito da Nazareno, non traccia un cerchio in terra, mentre la voce fuori campo si rivolge direttamente al potenziale elettore invitandolo a "chiudere il cerchio" votando Socialista. Il cerchio disegnato si tinge di rosso e si trasforma nel simbolo "Partito Socialista-Boselli".
Il segretario del Ps spiega che i Socialisti spesso si sono rifatti ai valori del Vangelo e del cristianesimo, a cominciare dal '46, e questo perché il "Socialismo ha sempre fatto della difesa dei più deboli la sua battaglia fondamentale". Quindi il riferimento al Cristo da parte dei socialisti non deve preoccupare, né indignare anche perché, sottolinea Angius, "Gesù è di tutti coloro che sanno raccogliere la forza del suo messaggio".

Angius, respingendo ogni giudizio di "immoralità" e di "blasfemia" espresso in questi giorni contro lo spot soprattutto dagli ex Dc, ricorda che fu piuttosto la Dc nel '48 ad essere "sacrilega" quando coniò lo slogan: "Nell'urna Stalin non ti vede, Dio sì...".
E a dimostrazione di quanto i socialisti abbiano sempre fatto riferimento all'umanesimo cristiano, Villetti riferisce un ricordo d'infanzia di Fernando Santi, ex segretario Cgil, che portato dal padre in una sezione socialista vedendo due quadri appesi raffiguranti due uomini con la barba, uno scuro e un altro biondo chiese al padre chi fossero. E la risposta fu: "Il primo, figlio mio, è Karl Marx, il secondo è Gesù, il primo socialista della storia...".