domenica 10 marzo 2019

Casaleggio vs Gramsci

Un paragone tra l'Ordine Nuovo e il Nuovo Ordine. Il 2019 è l'anno del centenario dell'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci. Ed è anche l'anno del Nuovo Ordine di Gianroberto Casaleggio. È nel 2019, infatti, che i seguaci di Casaleggio e della sua visione rivoluzionaria si sono pienamente installati al governo. L'autore, Marco Morosini, è docente di politica ambientale all'ETH di Zurigo. Dal 1992 per lunghi anni ispiratore e ghostwriter di Beppe Grillo, è autore di articoli, libri e testi per il teatro e la televisione.
 
di Marco Morosini

 

La differenza di statura tra Gramsci e Casaleggio non lascia scampo al perdente nel confronto. Casaleggio però è rilevante storicamente perché, a differenza di Gramsci, riuscì a mandare i suoi seguaci al potere. Se si considera che egli raggiunse questo obiettivo in pochi anni, solo a colpi di "Rete", senza soldi e nell'indifferenza o l'ostilità di tutti i media, la performance di Casaleggio fu sorprendente. Il suo pensiero, invece, non ci sembra qualcosa di cui i posteri non possano fare a meno ("Un'idea non è di destra né di sinistra. È un'idea. Buona o cattiva").
    Il Nuovo Ordine Mondiale - La lunga marcia che portò i suoi seguaci al governo cominciò nel febbraio 2005 con la creazione e la redazione del sito beppegrillo.it detto "Blog di Beppe Grillo" o, più sbrigativamente, "Il Blog". Impressionato dai milioni di click che la sua azienda raccolse grazie al nome di Grillo, Casaleggio cominciò a sentirsi nientemeno che l'avanguardia di un nuovo ordine mondiale. Non sto scherzando. "Gaia, un Nuovo Ordine Mondiale" è il titolo del video del 2008 con il quale Casaleggio espresse il suo credo tecno-politico. Il filmato abbozza in sette minuti le tappe della civiltà, intesa da Casaleggio come storia di crescenti connessioni di persone, gruppi e popoli. L'umanità – asserisce il video - sta facendo un passo da gigante. Con le nuove tecnologie di connessione, verso il 2050 tutti gli abitanti della Terra "faranno rete" e dai loro computer gestiranno insieme la politica del Pianeta con la loro "intelligenza collettiva". Nascerà così una democrazia digitale, diretta e mondiale. 
    Possiamo sorridere di questa visione. Ma è da essa che partirono i seguaci di Casaleggio per arrivare in Parlamento e al governo. Ed è da costoro che oggi dipendono il benessere o il malessere di chi vive in Italia. E anche l'economia e la politica internazionale di un Paese del G7. 
    L'anti-pedagogia di Casaleggio - Dopo quasi un anno al potere i governanti digitali non sembrano all'altezza delle loro ambizioni. La modestia delle loro capacità, delle loro biografie e dei loro risultati non è casuale, ma è il frutto di uno dei cardini dell'ideologia di Casaleggio: la "anti-pedagogia" politica, ossia il rifiuto di ogni iniziativa per generare, acquisire e diffondere culture e saperi. Per "pedagogia politica" non intendo un indottrinamento dall'alto, ma la messa a disposizione di strumenti culturali a chi è socialmente subalterno per permettergli di emanciparsi. Per "strumenti culturali" intendo non le sole scienze politiche, ma anche i saperi umanistici, linguistici, scientifici, artistici. Una pedagogia politica è lo stimolo ad istruirsi, elevarsi, dibattere, acquisire cultura e competenze. È questo stimolo che permise a lavoratori umili di acquisire un livello di consapevolezza storica che li fece diventare sindacalisti e politici, malgrado la carenza di istruzione scolastica. Per pedagogia politica intendo anche l'offerta di saperi e idee da parte di coloro che dello studio, della ricerca e dell'insegnamento hanno potuto fare una passione e una professione. I grandi movimenti di emancipazione del novecento furono possibili anche perché milioni di persone umili poterono beneficiare di una pedagogia politica nelle organizzazioni d'ispirazione socialista e in quelle di ispirazione cristiana. Non può esserci democrazia, se non c'è educazione alla democrazia. Per questo vale la pena di riesaminare la straordinaria esperienza di pedagogia politica de L'Ordine Nuovo. 
    L'Ordine Nuovo e il Nuovo ordine - L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci fu la storica rivista socialista fondata a Torino nel 1919 per stimolare un movimento politico di emancipazione delle classi popolari e renderlo capace di rovesciare l'ordine costituito. Cento anni dopo, anche Casaleggio volle suscitare un movimento popolare per rovesciare l'ordine costituito ed sostituirgli un Nuovo Ordine. I due strumenti per capacitare i senza-potere di ieri e di oggi furono due mezzi di comunicazione consoni ai tempi: nel 1919 fu una rivista di carta autoprodotta, e nel 2019 fu un "Blog" politico in internet. 
    Certo, dobbiamo aver rispetto per l'enorme differenza tra un'epoca nella quale andarono in scena tragedie, e questi tempi nei quali vanno in scena commedie politiche. Non vogliamo accostare destini umani che spesso costarono la vita, con destini digitali che oggi rischiano al massimo una shit storm(tempesta di m…..) nei social media. Eppure questa comparazione tra L'Ordine Nuovo e il Nuovo Ordine è utile perché gli epigoni di quest'ultimo ora governano un Paese del G7 e mirano, insieme alle destre estreme del continente, a smantellare l'edificio dell'Unione Europea. 
    L'unica cosa in comune tra L'Ordine Nuovo e  beppegrillo.it è la loro funzione di agitazione politica. I contenuti, invece non sono nemmeno lontanamente paragonabili. L'Ordine Nuovo di Gramsci, infatti, fu una rivista di molte pagine, che conteneva decine di articoli scritti in modo accessibile ai lavoratori ma di alto livello culturale. Il "Blog" redatto da Casaleggio, invece, pubblicava ogni giorno un solo "post" anonimo e i suoi contenuti erano quasi sempre di polemica, scherno o denigrazione del Partito democratico e dei suoi leader politici.
    La missione di Gramsci e degli altri intellettuali torinesi che scrivevano L'Ordine Nuovo - Togliatti, Terracini e Tasca - fu di acculturare e organizzare gli umili per permettergli di diventare protagonisti della storia. Il motto del giornale e del movimento era: "Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. (…)". 
    Sia L'Ordine Nuovo di Gramsci sia il Nuovo Ordine di Casaleggio chiamarono alla lotta, ognuno contro l'ordine sociale dei rispettivi tempi, che condannavano come ingiusto e corrotto, e che volevano spazzare via (Casaleggio: "tutti a casa!" "siamo in guerra"). Secondo entrambi i leader politici il nuovo ordine sarebbe stato migliore del vecchio, perché sarebbe stato governato dalla creatività del popolo. Le rispettive forme di auto-organizzazione del popolo sarebbero state, nel 1919 quella dei "consigli" nelle fabbriche, e dal 2005 quella dei Meet-up, ossia i gruppi locali di attivisti urbani che si coordinano in internet grazie alla piattaforma meetup.com
    Entrambi i movimenti scaturirono da turbolente transizioni della tecnica: cento anni fa, la rivoluzione industriale, oggi la rivoluzione digitale. Il progetto di Gramsci mirava alla liberazione delle classi popolari dai capitalisti, quello di Casaleggio alla liberazione dei "cittadini" dai "politici" (!). "Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" scrisse L'Ordine Nuovo. "Organizzatevi (…) per trasformare una discussione virtuale in un momento di cambiamento" scrissero i redattori di beppegrillo.it presentando la piattaforma meetup.com, lo strumento decisivo che aggregò gli attivisti.
    Permanenza ed evanescenza - L'Ordine Nuovo fu tanto rilevante nella storia della cultura e della politica in Italia che la raccolta di tutti i suoi fascicoli (1919-1925) è tuttora acquistabile su carta e scaricabile da internet. Anche "il Blog" di Casaleggio (2005-2018) sarebbe molto rilevante per la storiografia di questi anni, ma esso sparì da internet la notte del 22 gennaio 2018, quando Beppe Grillo tolse a Casaleggio il dominio beppegrillo.it che gli aveva affidato per tredici anni. Durante tutto questo tempo fu "il Blog" realizzato da Casaleggio a plasmare e organizzare il personale del Movimento 5 stelle. Solo studiando quel corpus di decine di migliaia di pagine sarebbe possibile capire come si plasmarono l'ideologia, i discorsi e il gergo di quei politici 5 stelle che ora siedono nei Comuni, nei Parlamenti e nel governo. Un partito digitale la cui intera vita si svolge in internet, però, può far scomparire in una notte l'intera sua storia. Questo gli permette di fare una sorta di "reset" politico, e di ripresentarsi sulla scena come se esso fosse un partito nuovo. E' questo che è successo nel gennaio 2018, dopo quello che Aldo Giannuli ha definito il "colpo di stato", ossia il cambiamento di regole avvenuto senza informare nessuno né far votare gli iscritti, proprio alla fine del 2017, mentre l'Italia festeggiava la fine dell'anno (per inciso, Giannuli è un politologo della Università di Milano, oltre che un elettore 5 stelle, incaricato da Casaleggio di scrivere numerosi testi pubblicati nel "Blog" per spiegare le possibili opzioni per una eventuale legge elettorale del Movimento 5 stelle, sulle quali fu chiesto agli inscritti di votare).
    La possibilità tecnica di far scomparire in una notte tredici anni della propria storia fa parte dell'agilità e del potere di manipolazione di un partito digitale. Far scomparire con un click tutto il suo passato permette, infatti, al partito digitale di fare una sorta di "reset" politico, e di ripresentarsi sulla scena come un partito completamente nuovo.
    La anti-pedagogia di Casaleggio - Le differenze tra la vicenda dell'Ordine Nuovo di Gramsci e quella del Nuovo Ordine di Casaleggio sono enormi. Ma ce n'è una cruciale, che mi spinge a scrivere questo articolo: la differenza tra la pedagogia politica, così centrale nell'opera di Gramsci e degli "ordinovisti", e la anti-pedagogia politica voluta da Gianroberto Casaleggio e così radicata nella storia del Movimento 5 stelle.
    Il concetto stesso di pedagogia politica è agli antipodi della concezione dei saperi che fu di Casaleggio. Secondo lui, infatti, il luogo della cultura e dei saperi – così come di ogni altra cosa – è "La Rete", ossia la parola magica che risponde a quasi tutte le domande. La produzione e la fruizione di cultura saranno polverizzate e individuali, ognuno di noi davanti al proprio computer. Ogni usercomporrà il proprio canone di letture, visioni, audizioni che non sarà uguale a quello di nessun altro user. Questo non fu solo il credo di Casaleggio, ma anche la regola che egli impose al partito. Nei media del Movimento realizzati da Casaleggio furono e sono praticamente assenti recensioni, brani e citazioni di libri, rubriche culturali, riflessioni e dibattiti. Parimenti, nella struttura organizzativa del Movimento non solo non ci furono e non ci sono forme organizzate di acquisizione e di dibattito della cultura e delle esperienze, ma iniziative del genere furono stroncate sul nascere, spesso con l'emarginazione o l'espulsione dei promotori.
    Dalla sua fondazione nel 2009 il personale del Movimento ha avuto dieci anni per crescere. Dieci anni di pedagogia politica e auto-istruzione gli avrebbero permesso di presentarsi meglio alle responsabilità di governo. Gli avrebbero anche permesso di selezionare governanti più degni. Avrebbero inoltre attirato le simpatie e forse l'adesione di intellettuali e professionisti di valore. Avrebbero innalzato il livello di consapevolezza storica e il livello di cultura di quei ventimila o trentamila iscritti più attivi che sono il vivaio della classe politica 5 stelle.
    Se ci fosse stato un decennio di formazione politica, molti dei 15mila (su circa 30mila!) iscritti che si candidarono nel 2018 per diventare parlamentari avrebbero capito da soli che era il caso di lasciar posto a candidati più adatti. E' stupefacente che circa la metà degli iscritti attivi di un partito si ritenga all'altezza di fare il parlamentare e si candidi alle elezioni primarie. Questo fenomeno dà una misura di quanto il dogma di Casaleggio sia penetrato negli iscritti al partito: "uno vale uno", più spesso messo in pratica come "uno vale l'altro", ossia chiunque può svolgere qualunque funzione.
    Book or Facebook     - Conosco diversi eletti e attivisti 5 stelle. Nelle case di alcuni di loro i libri ci sono. Ma nei media del partito non ci sono momenti di condivisione, dibattito e sviluppo delle idee del nostro tempo, dei loro pensatori, dei loro libri. Considerando inoltre l'intensità e l'incalzare della lettura e della scrittura nei social media e in altre piattaforme di partito, non mi sembra probabile che il personale 5 stelle trovi il coraggio e il tempo per chiudere le connessioni digitali e leggersi un intero libro. 
    C'è stata la lodevole eccezione di qualche convegno in Parlamento organizzato da alcuni eletti 5 stelle, ma buona parte di questi convegni hanno riguardato temi specifici di attualità politica, non dibattiti sulle idee-guida del nostro tempo. Il loro pubblico, inoltre, è stato molto ristretto e di fatto limitato ai frequentatori del parlamento.
    A dieci anni dalla fondazione del Movimento 5 stelle l'assenza di qualunque arena di formazione culturale e politica fa sì che gli intellettuali di riferimento del Movimento siano personaggi del livello di Rocco Casalino, Gianluigi Paragone e Lino Banfi, ossia soggetti che si sono arricchiti di popolarità e di denaro nello show-business di grande successo commerciale e di basso livello culturale.
    "Frattaglie radical chic" - La pedagogia politica fu la principale missione dal movimento dell'Ordine Nuovo. Essa, invece, è completamente assente nel partito dei Casaleggio. Per L'Ordine Nuovo la cultura e il dibattito furono il fondamento della educazione politica. Per il Movimento 5 stelle, invece, la cultura è nel migliore dei casi un fatto privato. Più spesso, però, la stessa parola "cultura" desta nei politici 5 stelle sospetto o avversione. Gli intellettuali che criticano il Movimento 5 stelle, infatti, sono facilmente definiti "frattaglie radical chic o pseudo-intellettuali che guardano il mondo da qualche super-attico" (Alessandro Di Battista). Un intellettuale può anche guadagnare metà dello stipendio di un parlamentare 5 stelle, ma se si permette di criticare il partito diventa automaticamente un "radical chic" (un espressione tipica degli ambienti reazionari e fascisti, che i 5 stelle hanno fatto propria). Nel gergo dei politici 5 stelle e dei loro media, intellettuale e "radical chic" sono praticamente sinonimi. La frase sulle "frattaglie radical chic" è stata scritta dall'ex Onorevole Di Battista in un post intitolato "La rivoluzione culturale continua!". Con buona approssimazione il linguaggio di questo post dà un'idea di come i vertici 5 stelle concepiscono la loro "rivoluzione culturale".
    Pseudo-intellettuali - Tra gli epiteti che la centrale e i politici 5 stelle lanciano contro chi esprime idee diverse dalle loro uno frequente è "pseudo-intellettuali" . Questo termine contiene una doppia accusa. La prima è quella della falsità: "pseudo", ossia che fa finta di essere ciò che non è. La seconda accusa, ancora più disonorevole, è quella di essere un intellettuale. Non si dice espressamente che essere un intellettuale è infamante, ma lo si lascia intendere, appena nascosti dal ventaglio dello "pseudo". La prova a contrario è che tra i ranghi 5 stelle nessuno è definito "intellettuale", implicando così che non si possa essere contemporaneamente intellettuale e 5 stelle. 
     In effetti mentre in Italia perfino tra i fascisti ci sono intellettuali che nel dibattito pubblico si contrappongono ad altri intellettuali con idee diverse, tra le persone dentro o intorno al Movimento 5 stelle gli intellettuali sono rarissimi (non me ne viene in mente nemmeno uno) e gli intellettuali di rilievo praticamente non ci sono. Quei pochi che avevano curiosità o simpatia per il Movimento se ne sono allontanati dopo la sua collusione con la Lega.
     Frequentemente la prosa 5 stelle definisce le voci critiche con espressioni come "sinistra frou frou", "piccole ridicole ideuzze", "bempensantismo" o "cervelli che fiancheggiano la sinistra". Questa frase è eloquente per il suo multiplo disprezzo: "fiancheggiare" è deprecabile, fiancheggiare proprio "la sinistra" (invece della destra) lo è ancora di più, ma il massimo del disonore è essere "un cervello", una condizione che i 5 stelle più in vista cercano ogni giorno di evitare.

(1/2 – Continua)