martedì 26 settembre 2017

Freschi di stampa, 1917-2017 (17) - Un internazionalismo al di sopra di ogni sospetto

L’ADL del 14.7.1917 comunica che la Commissione d’inchiesta istituita dall'Internazionale socialista sul parlamentare svizzero Robert Grimm «ha emesso il suo definitivo giudizio, dopo accurate e rapide indagini», concludendo che «nel suo tentativo di spianare la via alla pace o di sondare il terreno per una pace fondata su un accordo reciproco, Grimm fu guidato soltanto da nobili intenzioni».

    Di conseguenza, questo compagno sta “al di sopra di ogni sospetto” e, se a San Pietroburgo risulta avere intavolato trattative segrete per una “pace separata” tra Russia e Germania, egli certo non intendeva agire "nell’interesse dell’imperialismo germanico o come suo agente". Sicché, così come è fuori discussione «l’onore personale di Grimm, così è fuori di ogni dubbio il suo carattere di socialista e di zimmerwaldista» (ADL 14.7.1917).

    Tutto a posto, dunque?

    Non proprio tutto. La Commissione ha trovato, infatti, «incauto e impolitico che Grimm abbia fatto, sotto la propria responsabilità, un passo il quale ha porto occasione agli avversari di dipingere come malfido il movimento zimmerwaldiano» (ADL 14.7.1917). In realtà, tra i critici più ostili a Grimm si annoverano i suoi stessi compagni socialisti svizzeri di lingua francese: i romand, tradizionalmente schierati a sinistra, che però si sentono anche vicini ai socialisti francesi e cioè, in ultima analisi, alle forze dell'Intesa.

    Enumerazione dei principi violati da Grimm: «Siamo contro la collaborazione di classe, siamo contro la diplomazia segreta, siamo per l’azione aperta a visiera alzata, e Grimm ha errato nello stringere rapporti con un Ambasciatore borghese, nel valersi della diplomazia segreta, nell’agire segretamente all’insaputa dei compagni di lavoro». Certo, l’uomo Grimm «resta al di sopra d’ogni accusa… Ma il socia­lista ne resta toccato… e non potrà più svolgere quel rôle che lo aveva posto primo, tra i primi, a capo del movimento zimmerwal­diano» (ADL 14.7.1917).

    Il rôle di Grimm, nella direzione della Commissione socialista internazionale impegnata nelle trattative per la pace, viene ora assunto da Angelica Balabanoff. La quale a tale scopo si trasferisce a Stoc­colma. E, nel mentre assume le sue funzioni, Angelica invia alla Direzione nazionale del PSI, di cui fa parte, questa dichiarazione: «Non potendo seguire da qui la stampa italiana, autorizzo voi, cari compagni, di smentire nel modo più energico e di ricorrere eventualmente alle vie giudiziarie contro chiunque insinuasse che io personalmente o la Commissione socialista internazionale avesse comunque partecipato ai passi che si attribuiscono a Grimm» (ADL 14.7.1917).

    La Dottoressa Angelica concede anch'ella a Grimm una buona fede più che perfetta, ma ha nondimeno “approvato” le dimissioni di questo bravo compagno svizzero, come pure l’avvio dell’inchiesta su di lui, di cui s’è accennato più sopra. Quanto alle conclusioni di detta inchiesta, queste «sono state trasmesse dal telegrafo in tutti i paesi» onde puntualizzare l’estraneità più completa della Balabanoff come pure “degli altri zimmerwaldiani residenti a Pietroburgo” rispetto alle trattative per la “pace separata”.

    «Superfluo dire a voi, compagni, che mi conoscete da molto tempo e molto bene, che se io avessi avuto la minima idea che Grimm volesse fare ciò che ha fatto… io avrei fatto ogni sforzo… per trattenerlo da un passo che io ritengo contrario ai nostri principî, puerile in sé stesso e che, sfruttato dai nemici del nostro movimento, avrebbe potuto assestare un colpo orribile» alle finalità degli internazionalisti zimmerwaldiani. Questo “colpo orribile” avrebbe orribilmente danneggiato, infatti, le possibilità stessa di «servire la causa della rivoluzione russa e della pace mondiale» (ADL 14.7.1917).

    Ciò premesso, alle accuse di “un grande giornale italiano”, secondo il quale la Balabanoff a San Pietroburgo «non poteva non sapere» (testuale), la Dottoressa Angelica risponde dichiarando che, pur in una faccenda decisamente dolorosa: «io ho dovuto ridere».

    Come si vede, mostra la corda, la tattica distillata a Berlino di trarre un corposo vantaggio strategico dalla rivoluzione russa e dalla eventuale chiusura del fronte orientale che da essa si vorrebbe fare conseguire. In molti ormai dubitano delle possibilità di vittoria austro-germaniche, a prescindere dalle decisioni del Governo provvisorio russo, la cui guida il 21 luglio 1917 viene affidata ad Aleksandr Fëdorovič Kerenskij.

    Il “vantaggio meccanico” della bilancia della storia a favore dell’Intesa si può ormai desumere agevolmente, anche all’interno del movimento progressista e pacifista, dal combinato disposto di quanto abbiamo letto sopra. Ma c’è un articolo di spalla sull'ADL del 14.7.1917, firmato da I. M. Schweide, che fin dal titolo chiarisce questo tema al di sopra di ogni sospetto: “Ostacolo di pace: Germania!”.

    Nel testo si cita, per iniziare, un fondo di Carlo Marx apparso sulla New York Tribune del 2 febbraio del 1854. In esso il filosofo di Treviri affermava che la «politica conquistatrice della Prussia… sarà vinta, e alfine aggiudicata al minore offerente, che in questo, come in tanti altri casi, sarà la Russia».

    La profezia marxiana "nell’anno di grazia – o di disgrazia – 1917", chiosa Schweide, vuol dire che la «Russia degli Zar è stata divorata dalla Russia rivoluzionaria» e che ora «il colpo mortale ricevuto dalla dinastia Romanoff deve assolutamente ripercuotersi sulla dinastia degli Hohenzollern… Così vuole la logica delle cose… Ogni giorno che passa rende sempre più impellente la necessità di una Germania democraticamente libera» (ADL 14.7.1917).

    La necessità di una rivoluzione democratica in Germania discende dal carattere “militarista e reazionario” e dagli "interessi espansionistici dell’imperialismo tedesco", che altrimenti non consentiranno mai la pace in Europa, afferma Schweide: «Appunto perciò i socialisti internazionalisti fanno di tutto perché la dinastia più reazionaria e forse la più responsabile di questa guerra… non sfugga alla catastrofe rivoluzionaria» (ADL 14.7.1917).

    D’altro canto, se la Germania avesse veramente voluto la pace, non avrebbe dovuto far altro che aderire all’offerta del Soviet di Pietrogrado e del Governo provvisorio russo, accettando «l’immediata necessità della pace senza indennità e senza annessioni». E invece la Germania che fa?! Sul fronte orientale innalza sì cartelloni «invitando i russi all’affratellamento delle armi», ma all’interno del Reich essa «arresta e perseguita i più fedeli socialisti del paese» (ADL 14.7.1917). In tal modo si dimostra essere il maggior ostacolo per la pace. E allora, ciò che occorre è la pace universale, non la pace separata! Cioè anzi­tut­to l'abbattimento del Kaiser.

    Il vantaggio meccanico della bilancia della storia fa sì che l’op­posi­zione universalistica alla “pace separata” appaia una posizione ormai consolidata tra tutti gli internazionalisti. Tra quasi tutti, in realtà: perché i bolscevichi continuano a puntare proprio sulla pace separata. Ma, al momento, i bolscevichi si trovano nelle patrie galere russe. O si sono dati alla macchia. Oppure sono di nuovo riparati in esilio.

    Il vantaggio meccanico nella bilancia della storia fa però apparire del tutto irrealistico assumere che nel giro di tre mesi e mezzo Lev Trockij sarà uscito di galera, Vladimir Il'ič Ul'janov detto Lenin sarà rientrato dall'esilio e persino Stalin non si darà più alla macchia… Nella notte tra il 7 e l'8 novembre 1917 (25 e 26 ottobre del calendario giuliano) essi prenderanno il Palazzo d'Inverno, profittando a man bassa della perseveranza di Kerenskij nell'impopolarissimo impegno bellico a fianco dell'Intesa.

(17. continua)

Prosegue la serie di testi ispirati o ripresi dall'ADL nell’anno delle due rivoluzioni russe che hanno cambiato il mondo. La nostra redazione di allora poté “coprirle” entrambe con materiale di prima mano. Ciò grazie soprattutto ad Angelica Balabanoff, fautrice degli stretti legami svilup­pa­tisi tra i socialisti italiani e russi impegnati, insieme al PS sviz­zero, nella grande campagna di “guerra alla guerra”. Campagna lan­ciata con la Conferenza di Zimmerwald. E culminata nella Rivoluzione d'Ottobre.