venerdì 15 settembre 2017

Freschi di stampa, 1917-2017 (15) - Dalla terra redenta

Finalmente, giunge dalla Russia "con grande ritardo" la lettera della Dottoressa Angelica…

Due “fenomeni” dominano per Angelica Balabanoff la vita pubblica nella nuova Russia: 1) “Il grande disastro finanziario” e 2) "Il tra­di­men­to della borghesia". La lettera della Balabanoff appare sull'ADL il 30 giugno del 1917, ma è stata scritta in maggio, cioè prima degli "ul­ti­mi incidenti", c'informa la redazione con (pudico) riferimento al grande scan­dalo diplomatico che ha investito il ministro degli esteri svizzero Ar­thur Hoffmann, frattanto costretto a dimettersi.

Hoffmann aveva se­gre­tamente tentato di mediare una “pace separata” tra Russia e Ger­ma­nia, e della mediazione egli aveva incaricato il parlamentare socialista, Robert Grimm, in viaggio sullo stesso treno della Balabanoff, uf­fi­cial­men­te per dare sostegno agli emigrati nel loro rientro in Russia.

Angelica stessa, le cui antenne parlano di un'instabilità ben lungi dall'essere superata, non ha peli sulla lingua nell'allineare gli indizi che da San Pietroburgo preludono alla grande crisi incombente.

Il 4 luglio 1917, fallisce una sollevazione popolare dell'ultrasinistra. I bolscevichi, che pure avevano tentato di “controllarla” giudicando del tutto “prematura” ogni forma di rivolta contro il “governo borghese”, ne escono con le ossa rotte. Ottocento di loro, tra cui Trockij, sono imprigionati; Lenin fugge in Finlandia; Stalin si dà alla macchia.

La guida del governo provvisorio passa, a metà luglio, nelle mani del social-rivoluzionario Kerenskij. Di lì a poco, di conserva con il nuovo premier, il capo di stato maggiore, generale Kornilov, metterà in atto un tentativo di “normalizzazione” neo-conservatrice, un mezzo golpe. È il 2 set­tembre del 1917. Kerenskij lascia fare Kornilov per un paio di giorni. Poi, il 9 settem­bre, ne ordina improvvisamente l'arresto. E libera i bol­scevichi, quel­li stessi che lui medesimo aveva fatto imprigionare due mesi prima.

Inizia a stagliarsi l'Ottobre rosso, sullo sfondo del gran valzer che Pietro­bur­go sta danzando intorno al cratere della Prima Guerra mondiale. Ma torniamo ai due “fenomeni” di cui parla la Dottoressa Angelica nella lettera all'ADL: 1) “Il grande disastro finanziario” e 2) "Il tra­di­men­to della borghesia".

1) “Il grande disastro finanziario” - «Le razioni di zucchero sono ridotte a mezza libbra al mese [circa 225 grammi, ndr], il latte manca molto spesso, per ottenere un po' di pane di qualità pessima si aspetta molto spesso 5-6 ore e non di rado si torna a casa colle mani vuote. E le "code "! La “coda” è il flagello della Russia… Figuratevi che per comprare un paio di scarpe ci si mette in fila alle 3 del mattino per ricevere verso le 10-11… non già un paio di scarpe, bensì soltanto una tessera che vi autorizzi all'acquisto di qualche oggetto di calzatura… Così pure i biglietti ferroviari. Chi vuole andare a Mosca, per esempio, deve aspettare delle giornate intere per entrare in possesso di una tessera che gli dia il diritto di partire, dopo aver partecipato ad altre “code”, fra quattro o sei settimane, passando non di rado tutto il tempo del viaggio in piedi» (ADL 30.6.1917).

L'elencazione insiste poi sulla penuria di tabacco e sulle difficoltà nel trasporto pubblico, enormemente complicate dallo stato fatiscente dei tramvai: «Dicono bensì le targhette: "Posti a sedere 20, in piedi sulla piattaforma 6 o 8", ma in realtà sono 100-120 poiché la gran parte si arrampica al tram e si fa trascinare così, con evidente pericolo di vita» (ADL 30.6.1917).

Questa insistenza balabanoffiana sulle miserabili condizioni di vita delle masse in Russia anticipa di decenni le narrazioni del dissenso antisovietico, senza per altro che il leninismo sia nemmeno ancor giunto alle soglie del potere.

Mentre scrive, il governo provvisorio è ancora guidato dal principe Georgij L'vov, al quale succederà il conte Kerenskij. Che solo all'inizio di novembre verrà scalzato dal leader bolscevico Vladimir Il'ič Ul'janov, detto Lenin.

2) Il tradimento della borghesia. – Sul fronte russo-tedesco regna «la più assoluta anarchia… contro la quale invano lotta il ministro Ke­rensky coll'abbondanza dei suoi viaggi e dei suoi discorsi», che però non bastano certo a compensare "la mancanza del più necessario per poter sfamarsi", annota la Balabanoff, elargendo così un mezzo elogio al volenteroso “menscevico”, ministro della guerra, che sta pre­di­spo­nen­do per altro la celebre e catastrofica “Offensiva Kerenskij”.

Nello stesso contesto, Angelica tesse altresì una mezza apologia dei “bolscevichi”, cui la stampa borghese va addossando ogni colpa: «esclusivamente ai sovversivi ed in particolare a Lenine. La stampa borghese è unanime in questo; la catastrofe preparata da secoli di dominio autocratico viene attribuita ai rivoluzionari e la reazione s'invoca e si prepara. È un lavoro preparatorio che la stampa adempie magistralmente, l'ipnosi e l'autoipnosi del pubblico cresce ogni giorno, ogni ora» (ADL 30.6.1917).

Prima di chiudere “queste affrettate note”, che documentano però una grande consapevolezza storica e politica («in nessun paese, in nessun momento della storia il cammino delle nostre idee è stato irto di tanti e tali ostacoli quanto ora in Russia»), la Balabanoff racconta ai vecchi compagni dell'emigrazione italiana in Svizzera del treno verso San Pietroburgo al quale essi l'avevano accompagnata, con tanto entusiasmo e affetto, in una radiosa giornata zurighese, che le deve apparire ormai remotissima.

«Durante il viaggio tutti i gruppi politici – i “menzchewiki”, i “bolschewiki”, i social-rivoluzionari, le diverse frazioni del partito socialista polacco, il Bund, i socialisti del Caucaso – stanno confezionando fiammanti bandiere rosse. E la bandiera delle bandiere è “Zimmerwald” – mi dico io con rincrescimento di non aver provveduto in tempo». Scatta nel convoglio una gara di solidarietà: «Un compagno mi offre un enorme pezzo di stoffa rossa, una compagna cuce e rica­ma… un compagno polacco ne fa il disegno e… il gigante della co­mi­ti­va approfitta di una fermata del treno in una stazione della Fin­lan­dia per correre in un bosco vicino in cerca di bastoni» (ADL 30.6.1917).

All'arrivo degli esiliati «benché pochissimi di noi abbiano potuto o voluto avvertire i propri parenti e amici…, la stazione di Pietroburgo e la grande piazza sono zeppe, oltre che di rappresentanti di diversi partiti socialisti e di operai, anche di altro pubblico». Nella piazza vari oratori arringano la folla, mentre all'accoglienza ufficiale di Angelica Balabanoff e di Robert Grimm, che arrivano reggendo a quattro mani la grande bandiera zimmerwaldiana, è stata riservata un'ampia sala.

«Entrando nella sala m'imbatto in Tschernoff – social-rivoluzionario diventato purtroppo ministro…

“Avete fatto presto”, gli dico, “il viaggio da Zimmerwald al ministero”.

Ed egli, alquanto impacciato: "Era necessario, compagna!"

Pochi minuti dopo, egli sale sulla tribuna… Non so che cosa abbia detto il neo-ministro; non lo sto a sentire, ché il suo tentativo di conciliare Zimmerwald colla partecipazione al governo… è condannato al completo insuccesso» (ADL, 30.6.1917).

Qui “terra redenta”, a voi la linea telefonica, passo e chiudo.

 

(15. continua)

 

Prosegue la serie di testi ispirati o ripresi dall'ADL nell'anno delle due rivolu­zio­ni russe che hanno cambiato il mondo. La nostra redazione di allora poté "co­prir­le" entrambe con materiale di prima mano. Ciò grazie soprattutto ad An­ge­lica Balabanoff, fautrice degli stretti legami svilup­pa­tisi tra i socialisti italiani e i russi impegnati, insieme al PS sviz­zero, nella grande campagna di “guerra alla guerra”. Campagna lan­ciata con la Conferenza di Zimmerwald. E culminata nella Rivoluzione d'Ottobre.