martedì 30 maggio 2017

25 anni fa l'ultimo viaggio di Falcone

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Venticinque anni fa moriva Giovanni Falcone. Ucciso dalla mafia. Era il 23 maggio 1992, stava rientrando a Palermo, da Roma, insieme alla sua scorta. A pochi chilometri dalla sua città, il viaggio è finito per sempre. Quasi mezza tonnellata di tritolo li hanno fatto saltare in aria l'autostrada all'altezza dello svincolo di Capaci. Oggi è stata una giornata di celebrazioni. A Palermo i cortei partiti nel pomeriggio dall'aula bunker del carcere Ucciardone e da via D'Amelio sono arrivati all'albero Falcone in via Notarbartolo. Gli studenti hanno aspettato sotto l'abitazione del giudice Falcone fino alle 17,58, ora della strage di Capaci, hanno osservato un minuto di silenzio. Nel frattempo, musica, bandiere, cartelloni e palloncini colorati. "Nel '92 non c'eravamo – dicono i ragazzi – ma oggi ci siamo e ci saremo". Energie in marcia contro il grigiore della criminalità.

In testa al corteo, lo striscione "Palermo chiama Italia… la scuola risponde #23 maggio", dal titolo dell'iniziativa promossa da Miur e Fondazione Falcone per commemorare le vittime delle stragi. Ai balconi, decine di lenzuoli bianchi appesi dai cittadini palermitani.

In mattinata dall'aula bunker, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato i magistrati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina.

"Il risultato, così importante, del maxiprocesso – ha detto – non fu dovuto a una concomitanza di circostanze favorevoli ma all'impegno, alla determinazione, al coraggio anzitutto dei suoi ideatori; e di chi lo condusse".

Il magistrato è stato ricordato anche alla Camera dei deputati. Per i socialisti è intervenuto Oreste Pastorelli. "Noi socialisti – ha detto il deputato del Psi nel suo intervento – siamo particolarmente affezionati alla figura di Giovanni Falcone e fin da subito gli abbiamo riconosciuto nell'opera di contrasto alla mafia una grande capacità innovativa. La sintonia con questo magistrato, fu forse determinata dall'osservare quanto fosse fitta la schiera dei suoi oppositori e quanto fosse pericolosa la marea montante delle dicerie che avrebbe alla fine portato al suo isolamento rendendolo vittima predestinata e indifesa".

"Claudio Martelli – ha ricordato Pastorelli – lo volle con sé al mi­ni­stero di Giustizia, ma la simpatia, certamente umana, era una simpatia tutta politica, nel senso alto della parola. Avevamo capito che quel magistrato stava stracciando un copione che risultava utile a tanti, ma non a combattere la mafia. Falcone e Borsellino avevano deciso che Cosa Nostra andava combattuta con metodi moderni, che bisognava seguire la traccia dei soldi, una traccia che non puzzava, ma che avrebbe portato prove inoppugnabili in tribunale. Invece, al cosiddetto 'terzo livello', non ci credevano per niente perché – spiegavano – è la mafia che comanda gli altri poteri e non viceversa. Oggi – ha concluso Pastorelli – li richiamiamo alla memoria, a 25 anni dagli attentati in cui persero la vita. Li ricordiamo con affetto e riconoscenza".

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