mercoledì 9 aprile 2014

L’Europa è vittima dell’egoismo degli Stati

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Intervista con Gianni Pittella, vicepresidente vicario del Parlamento Europeo

Ø  Intervista apparsa su "La Gazzetta del Mezzogiorno" di domenica 23 marzo

La missione di Renzi in Europa. Non sembra che sia riuscito nell'intento di scalfire l'ortodossia del rigore. Che dice?

Pittella: È molto provinciale e sinceramente molto berlusconiano il miraggio dell'uomo della provvidenza che in meno di un giorno e mezzo con i suoi super poteri rivoluziona un'impostazione – sbagliata – dell'Europa che dura da almeno 20 anni. È vero, Renzi ha fatto qualcosa di un po' meno epico ma certamente di più serio: ha chiuso con il passato e spalancato le finestre al futuro dell'Italia e dell'Europa, mettendo in chiaro innanzi tutto che noi ora le riforme interne le faremo per davvero, che rispetteremo i vincoli comunitari ma che poi sarà giusto e doveroso per il ruolo dell'Italia porre fortemente la questione di quale UE vogliamo. Una cosa è certa. Così com'è non va bene.

I risolini di Barroso e van Rompuy: non sono un buon segnale.

Pittella:Non credo fossero sorrisi di scherno verso l'Italia o il nostro premier. Comunque c'è davvero poco da ridere visto il crollo dei consensi tra i cittadini nei confronti delle istituzioni europee.

In Europa c'è una forte spinta populista e antieuro. Tema che si rifletta anche da noi?

Pittella:E di che ci stupiamo? Questa è l'Europa della troika, delle politiche di austerità e dei patti di stupidità. Quel che i cittadini non sanno e che invece i vari Grillo, Berlusconi e la Lega fanno finta di non sapere, è che questa Europa è quella voluta o meglio permessa dagli Stati. Sono i singoli governi ad imporre veti, vincoli e a bloccare politiche comuni a problemi comuni. Dite pure agli euroscettici di prendersela con i governi nazionali se siamo arrivati a politiche che uccidono aziende, lavoro e sviluppo. Questa Europa è vittima dei governi. Ecco perché dico che per cambiare davvero verso, serve più Europa e non meno Europa. Con una vera Banca centrale, con una vera politica estera comune, con politiche per lo sviluppo e fiscali comuni sarebbe tutta un'altra Europa. La nostra Europa, non quella di adesso, quella moribonda massacrata dai veti reciproci dei governi nazionali. Questa è l'Europa per la quale io e il PD ci battiamo.

La questione dei fondi comunitari e del patto di stabilità. La commissione non ci sta. Si tratta di risorse vitali per il Sud. Una battaglia persa?

Pittella:I populisti alla Grillo o come Berlusconi dicono "usciamo dall'euro", "infrangiamo i vincoli". E poi? Liberi tutti… Io dico iniziamo a riformare il sistema Italia, prosciughiamo quelle sacche di sprechi, inefficienze e corruttela così diffuse nel nostro Paese. Al nord come al sud. Con la forza e l'autorevolezza dei risultati, potremo allora andare a Bruxelles e chiedere un'altra Europa. Vi immaginate la Grecia con la troika in casa chiedere la revisione dei trattati? Avremmo forse sorriso anche noi. Bene, posso assicurare che quando forte dei risultati ottenuti in Italia, il premier Renzi chiederà maggiore flessibilità per la crescita, maggiori tutele per aziende e lavoratori rispetto al dumping sociale di Cina, India e Paesi emergenti, politiche sociali e d'accoglienza comuni, una politica estera e di difesa comunitaria, nessuno a Berlino, a Parigi o a Bruxelles si permetterà di ridere.

Si può puntare a creare dei paesi mediterranei per cambiare verso all'Europa?

Pittella:Non esiste un futuro di successo per l'Italia se la questione meridionale non verrà risolta per sempre. Perché esiste una questione meridionale in Italia ma esiste una questione meridionale anche in Europa. E le due sono strettamente legate. Il nostro sud ha bisogno di essere messo nelle condizioni di competere: zone economiche speciali per attrarre investimenti esteri e nazionali e creare lavoro, piano infrastrutturale per porti e ferrovie, lotta a criminalità con riutilizzo e messa in produzione dei beni confiscati alle mafie. In Europa dopo vent'anni di allargamenti da ovest a est, occorre ripensare alla direttrice nord-sud come prossima frontiera per il dialogo e lo sviluppo. Il Meridione d'Europa si chiama Mediterraneo e Africa. E in questa direzione, chi meglio del nostro meridione potrebbe avere il ruolo di ponte strategico verso la sponda meridionale del Mediterraneo?

Lei sarà uno dei candidati nella circoscrizione meridionale. Su quali punti intende fare la campagna elettorale?

Pittella:Ho investito tutta la mia vita politica nel sogno e nel progetto europeo. Ho sempre pensato all'Europa come una casa comune da costruire insieme e non come uno ospizio per politici pensionati. Grazie all'ingresso del PD nel PSE, potremo far contare di più nel Parlamento europeo il peso specifico dell'Italia e del nostro sud. Questo il senso del mio impegno. Questa l'ambizione che ancora nutro: gli Stati uniti d'Europa.

 

IPSE DIXIT

Una di quelle feste - «Era una di quelle feste talmente noiose che ben presto la noia diventa argomento principale di conversazione. Dove ci si sposta da un gruppetto all'altro e si sente la stessa frase almeno dieci volte: "Sembra di stare in un film di Antonioni". Con la differenza che le facce non sono altrettanto interessanti.» – Don DeLillo