mercoledì 13 aprile 2011

Verso la catastrofe perfetta?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
  
Oltre le prossime elezioni
 
di Ugo Intini
 
Gli strateghi dell'opposizione dicono in pubblico che il berlusconismo è finito e si confortano in privato con una considerazione certamente verosimile: ammesso che il centro destra possa vincere alla Camera, la presenza di un terzo polo gli impedirebbe comunque di vincere al Senato, così che, anche nella peggiore delle ipotesi, Berlusconi dovrebbe comunque passare la mano.
    Forse, magari a differenza del centro destra, non hanno calcolato una eventualità assolutamente possibile: quella della "catastrofe perfetta". La sua cronaca potrebbe apparire un romanzo di fantapolitica stile horror, ma non lo è affatto. Eccola.
    Il governo Berlusconi, tra rattoppature e espedienti, tira avanti sino alla scadenza naturale. Si vota perciò nella primavera del 2013. I sondaggi danno l'opposizione (senza Casini) in lieve maggioranza, ma Berlusconi, con una campagna elettorale costosa e abile, recupera terreno e vince alla Camera sul filo di lana, perdendo però, come previsto,al Senato. Parlamento ingovernabile e immediatamente da sciogliere? Forse, ma non si può, perché il capo dello Stato è nel suo ultimo semestre e pertanto ha perso il potere di scioglimento. Anzi. Proprio il Parlamento "sospeso" e inattendibile uscito dal voto deve immediatamente eleggere, in estate, il nuovo presidente della Repubblica. Ed ecco che qui ci si accorge dell'imminente "catastrofe perfetta".
    Camera e Senato hanno sempre contato esattamente lo stesso nel nostro sistema bicamerale, perché le leggi devono essere approvate nella stessa formulazione da entrambi i rami del Parlamento. Ma non è così per l'elezione del presidente della Repubblica,dal momento che qui la Camera conta il doppio, avendo il doppio dei parlamentari rispetto al Senato. Ciò non ha mai costituito un problema, perché più o meno la composizione politica di Camera e Senato è sempre stata sostanzialmente la stessa.
    Adesso però la situazione è cambiata. A causa del sistema elettorale manicomiale inventato dagli apprendisti stregoni della seconda Repubblica, il Senato può avere, eletto con regole diverse, una maggioranza antitetica a quella della Camera. Ciò che è puntualmente accaduto. E qui esplode il paradosso. Ci si accorge infatti che Berlusconi, poiché ha vinto alla Camera e perso al Senato, non può formare un governo, è vero, ma è perfettamente in grado di farsi eleggere presidente della Repubblica.
    Le cifre parlano chiaro. Grazie al sistema manicomiale sopra ricordato, con l'1 per cento dei voti in più (42 cento contro 41) ha ottenuto il 55 per cento dei deputati. E' vero che al Senato è sotto di dieci e che ci sono anche i rappresentanti delle Regioni, ma ha 31 deputati di maggioranza bastano largamente. Il centro sinistra strepita e grida al golpe. I giuristi osservano che una Camera non può contare il doppio dell'altra nella decisione più delicata del Parlamento (essendo per di più la meno rappresentativa, perché la sua maggioranza è tale solo grazie all'artificio del "premio").
    Qualcuno minaccia di non partecipare all'elezione del presidente della Repubblica, sostenendo che la più alta carica dello Stato risulterebbe dopo una simile elezione completamente delegittimata. Ma non c'è niente da fare, i numeri ci sono, i deputati del centro destra, non eletti ma "nominati" dal capo (lo stesso per la verità accade a sinistra) lo votano senza discutere e Berlusconi diventa presidente della Repubblica.
    A questo punto, la catastrofe perfetta ha colpito anche il vertice dello Stato che, per di più, si trova neanche a farlo apposta, a guidare le istituzioni nel caos e nel vuoto più assoluto: senza governo e con due presidenti delle Camere di segno politico opposto. Cercherà il Berlusconi appena incoronato di favorire un governo di transizione e unità nazionale? Oppure scioglierà le Camere nel buio più fitto, avviando una campagna elettorale da guerra civile? Oppure, secondo una tecnica ormai sperimentata, tenterà (questa volta dall'alto del Quirinale) di sfilare uno per uno dieci senatori al centro sinistra, in nome della "responsabilità"? Questo è il capitolo successivo del romanzo di fantapolitica. Sempre, comunque, di genere horror.
    In mezzo alla più grave crisi economica, politica, morale e adesso anche internazionale del dopoguerra, anche questi scenari vanno evocati, perché sono perfettamente possibili. Grazie alla inettitudine e irresponsabilità di una classe politica che si è avventurata in riforme elettorali e istituzionali sempre più imprevedibili e balzane.
 
 
 

Vite senza nomeDichiariamo il lutto nazionale
 
di Marisa Nicchi (SEL)
 
Dispersi nel mare uomini, donne, bambini che hanno avuto la sventura di nascere in Eritrea, Somalia, terre di violenza. Non saranno più un problema per il Governo italiano. Non si discuterà di come distribuirli tra le regioni, non usufruiranno della protezione internazionale, non dovranno chiedere ed attendere mesi per ottenere lo status di rifugiati. Sono vite senza nome, non saranno nemmeno un numero preciso.
    Sono partiti secondo la guardia costiera italiana, da Zuwarah, sulla costa libica, con un barcone di 13 metri che si è ribaltato tra le onde. Quei profughi eritrei e somali fino a qualche mese fa venivano respinti grazie agli accordi con il dittatore Gheddafi che ora bombardiamo in una guerra che sta riproducendo altri profughi. E' molto probabile che quelli del barcone affondato siano stati torturati, poi venduti come merce di scambio tra trafficanti e polizia libica ad uso della minaccia di invasione pronunciata dal dittatore. Di invasioni apocalittiche ancora non se ne vedono, vediamo tanta umanità sofferente proveniente da terre devastate dalle guerre, dagli stenti come quella somala-eritrea. A causa di tali disperate condizioni la fuga non si ferma, solo la morte può farlo definitivamente.
    Così è accaduto, in mare, di fronte alla Guardia Costiera, in acque SAR di competenza maltese. Sono affogati con il dubbio che si poteva far di più e meglio. E' inaccettabile. Pensiamo per un attimo se in quel mare ci fosse caduto un nostro affetto. L'immedesimazione è un buon esercizio per curare quel distacco dalla realtà che produce cinismo. Meritavano di vivere in pace, di non dover fuggire, di lavorare, andare a scuola, di poter tornare a sorridere, di non veder spezzati i propri legami. Meritavano soccorso e accoglienza umana. Ora possiamo solo dichiarare il lutto nazionale, dare loro un funerale simbolico portando pane e rose in quel canale di Sicilia che sommerge tanta morte disperata senza nome.
 
 
 
Migranti
a cura di rassegna.it
 
Migranti, no di Berlino ai permessi temporanei
 
Italia e Francia trovano l'intesa per il pattugliamento comune. Ma la Germania avverte: i visti di Maroni violano Schengen. A largo di Pantelleria arrestati tre scafisti: avevano gettato in mare 40 persone. Naufraghi salvati dalla capitaneria di porto.
 
Solo 48 ore di tregua. Poi, appena il mare è tornato calmo, sono ripresi gli sbarchi di migranti provenienti dal nord Africa. E dopo la tragedia del barcone rovesciato con quasi 400 persone a bordo, è dell'8 aprile la notizia che 40 tunisini sono stati gettati in mare dagli scafisti nel tentativo di fuggire alla Guardia costiera che li aveva intercettati a poca distanza dall'isola di Pantelleria (Trapani). I migranti sono stati soccorsi, mentre le due motovedette si sono messe all'inseguimento del barcone, raggiunto dopo tre miglia. Arrestati i tre uomini, i naufraghi sono stati salvati dalla capitaneria di porto.
    Intanto c'è l'accordo sul pattugliamento congiunto tra Italia e Francia. "Abbiamo concordato al necessità di sviluppare un'azione comune, un gruppo di lavoro congiunto per prendere iniziative per bloccare le partenze dei clandestini dalla Tunisia". Così annuncia il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, al termine dell'incontro con l'omologo francese Claude Gueant. L'intesa con Parigi, spiega Maroni, prevede che le iniziative rientrino negli "accordi fra Italia e Tunisia che prevedono il pattugliamento congiunto delle coste sia aereo che navale".
    Ma dalla Germania arriva un altro colpo al tentativo di trovare una politica comune europea. La decisione dell'Italia di accordare permessi temporanei ai migranti tunisini è "contraria allo spirito di Schengen". Lo annuncia Jens Teschke, portavoce del ministero dell'Interno di Berlino. Il governo tedesco solleverà la questione lunedì 11 aprile alla riunione ministeriale Ue di Lussemburgo. Teschke ha voluto precisare che la Germania ha accolto negli ultimi anni molte più domande d'asilo di quelle accolte dall'Italia, almeno "sei volte tanto", annunciando che il suo paese rafforzerà i controlli agli aeroporti e alle frontiere.
    Con la partenza nella notte della nave 'Flaminia' a Lampedusa non ci sono praticamente più migranti: sull'isola restano soltanto 72 persone nel centro di accoglienza dell'isola e, secondo quanto si apprende, dovrebbero essere rimpatriati nei prossimi giorni. I 72, infatti, sono arrivati nell'isola dopo la firma dell'accordo tra il ministro dell'Interno Roberto Maroni e l'autorità tunisina, con un barcone con a bordo complessivamente 104 persone. Una trentina é stata rimpatriata ieri e questi ultimi lo saranno nei prossimi giorni.