mercoledì 16 febbraio 2011

Pudore e Giustizia


IPSE DIXIT

La necessità di difendersi - «"Pudore e Giustizia" era la coppia di concetti che regolava i rapporti sociali. . . L'estrema alterigia, l'inverecondia, la sfacciataggine, l'esercizio deliberato e programmatico della provocazione e dell'intolleranza tipico del comportamento cinico... fanno parte di una conformazione psichica, alla base della quale sta la necessità di difendersi soprattutto dal senso di colpa.» – Mario Perniola

Dieci anni di più - «Per rimanere vivo il più a lungo possibile. L'amore delle donne, parenti, figlie, mogli, amanti, è molto pericoloso. La donna è infermiera nell'animo, e, se ha vicino un vecchio, è sempre pronta ad interpretare ogni suo desiderio, a correre a portargli quello di cui ha bisogno. Così, piano piano, questo vecchio non fa più niente, rimane in poltrona, non si muove più e diventa un vecchio rincoglionito. Se invece il vecchio è costretto a farsi le cose da solo, rifarsi il letto, uscire, accendere dei fornelli, qualche volta bruciarsi, va avanti dieci anni di più.» – Mario Monicelli




Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Appello di Bersani - Lettera del Segretario del PD agli italiani nel mondo.
In queste settimane il mio pensiero è andato spesso agli italiani nel mondo. A chi quotidianamente tiene alto il buon nome dell'Italia con il suo impegno nel lavoro, con lo studio, nelle università o nei centri di ricerca, con le attività volontarie nelle missioni civili, religiose, militari e di cooperazione.

    Proprio voi, oggi più che mai, state vivendo sulla vostra pelle le conseguenze sull'immagine del nostro Paese che hanno avuto le vicende personali del Presidente del Consiglio, vicende che hanno trovato ampio spazio e risonanza sui media internazionali.

    Si tratta di una situazione insostenibile, che ammutolisce la voce dell'Italia nel mondo e la mette ai margini nel contesto internazionale, rendendo ancora più inefficace l'azione già debole del governo di centrodestra, che continua così a lasciare senza risposta i problemi del Paese, dei suoi cittadini in Italia e di quelli sparsi in ogni angolo del pianeta, in questi due anni e mezzo completamente ignorati e penalizzati dall'esecutivo.

    Tutti coloro che, anche nel centrodestra all'estero, hanno a cuore il buon nome dell'Italia e i suoi interessi fondamentali, devono chiedere a Berlusconi di dimettersi, togliendo il Paese dall'imbarazzo e dal disagio non più sopportabile in cui l'ha costretto.

    Per questi motivi, dunque, vi invito ad aggiungere la vostra firma di italiani all'estero a quelle di migliaia di cittadini in Italia che non accettano di essere messi alla berlina da un governo vergognoso e da un premier al tramonto. Questo è il testo dell'appello promosso dal Partito Democratico:

Berlusconi, lei è diventato un

ostacolo alla riscossa dell'Italia

"Presidente Berlusconi, lei ha disonorato l'Italia agli occhi del mondo, non ha più la credibilità per chiedere agli italiani un impegno per il cambiamento e con la sua in capacità a governare sta facendo fare al paese solo passi indietro.

    Lei dunque se ne deve andare via. L'Italia ha bisogno di guardare oltre, per affrontare finalmente i suoi problemi: la crescita, il lavoro, un fisco giusto, una scuola che funzioni, una democrazia sana.Noi dobbiamo dare una prospettiva di futuro ai giovani. Con la sua incapacità a governare e con l'impaccio dei suoi interessi personali lei è diventato un ostacolo alla riscossa dell'Italia.

    Per questo presidente Berlusconi lei si deve dimettere. L'Italia ce la può fare, dispone di energie e di risorse positive. E' ora di unire tutti coloro che vogliono cambiare. E' ora di lavorare tutti insieme per un futuro migliore".

Potete firmare sul nostro sito: www.pdmondo.it.
Firmate per cambiare l'Italia. Grazie!
Pierluigi Bersani
       


LAVORO E DIRITTI
a cura di rassegna.it

Fiat, Michigan arriviamo!

C'è qualcosa di comico, per non dire di tragicomico, nelle reazioni addolorate all'ultima esternazione statunitense di Sergio Marchionne, ovvero dell'uomo che è amministratore delegato, contemporaneamente, di Chrysler e Fiat

di Fernando Liuzzi

C'è qualcosa di comico, per non dire di tragicomico, nelle reazioni addolorate all'ultima esternazione statunitense di Sergio Marchionne, ovvero dell'uomo che è amministratore delegato, contemporaneamente, di Chrysler e Fiat.

    Il quale, partecipando venerdì 4 febbraio, nella lontana San Francisco, a un convegno organizzato dalla società di consulenza JD Power, ha così risposto a una domanda relativa alla possibile fusione delle due case automobilistiche: "Chissà? Fra due o tre anni potremmo essere di fronte a un'unica entità. Che potrebbe essere basata qui".

    Laddove "qui" non vuol dire, evidentemente, in California, ma negli Stati Uniti. Cioè, a Auburn Hills, attuale sede della Chrysler.

    Apriti cielo. In Italia, alcuni hanno mostrato stupore chiedendosi "Ma come? Il quartier generale della Fiat non sarà più a Torino, ma in una sperduta contea del Michigan?". Il governo, per bocca dei ministri Sacconi e Romani, ha inizialmente teso a rassicurare tutti. Poi è arrivato Berlusconi, che è più furbo, e ha fatto nta di chiamare Marchionne a rapporto.

    In realtà, anche i rmatari degli accordi separati dovrebbero aver capito cosa Marchionne stia facendo. Con Fiat Group Automobiles, separata nel 2010 da Fiat Industrial (Iveco + Cnh), si sta comprando la Chrysler. A ne 2011, quando raggiungerà il 51 per cento della composizione azionaria, userà la Chrysler per comandare su quella che ormai, nei comunicati ufciali, si chiama già Fga. Con tanti saluti per la famosa Fabbrica Italiana Automobili Torino.