giovedì 24 febbraio 2011

L'eredità di Pertini per i nostri giovani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
A ventuno anni dalla morte, resta un esempio di grande rigore
di Giuseppe Tamburrano
Sandro Pertini. E’ morto ventun anni or sono (il 24 febbraio 1990). Sembrano secoli! Il mondo di Pertini – il mondo di Berlusconi! Che cosa avrebbe fatto Pertini presidente?.

Penso che avrebbe ignorato i limiti che la Costituzione impone al Capo dello Stato.
Nasce a Stella il 25 settembre 1896. Fu socialista da giovanissimo, allievo di Filippo Turati. Con l’avvento di Mussolini espatriò, dopo aver avuto scontri e condanne all’esilio dal regime, in una fuga rocambolesca con un motoscafo per salvare Turati insieme con Rosselli, Parri, Oxilia ed altri. Ma non si sentiva suo agio combattendo il fascismo stando “al sicuro” all’estero. E rientrò in Italia. Fu subito arrestato nell’aprile del 1929. Sarà recluso tra carcere e confino fino al 1943: i migliori anni della giovinezza!

Durante la prigionia ebbe un contrasto con la madre illuminante del suo carattere. La signora Pertini, che adorava il figlio, si dette da fare per ottenere la grazia o un’attenuazione del rigore carcerario. Quando Sandro lo seppe scrisse ripetutamente alla madre scongiurandola di non inchinarsi a Mussolini: fino a minacciarla di disconoscerla come madre.

Alla caduta del regime fascista si impegnò nella lotta armata di Liberazione e fu uno dei capi della Resistenza. Tra i tanti episodi che illustrano il suo coraggio indomito, ricordo quello della fuga dal carcere di Regina Coeli ove era detenuto con Saragat ed altri compagni, in attesa di finire davanti al plotone di esecuzione. La fuga fu organizzata in modo temerario dai socialisti Vassalli, Giannini, Gracceva, Monaco. L’ordine era di far uscire solo Saragat e Pertini, per non dare nell’occhio. Ma Pertini si impuntò: o usciamo tutti o io resto qui. Uscirono tutti, miracolosamente.

Non volle cariche di governo. Fu presidente della Camera e poi eletto alla Presidenza della Repubblica a 82 anni (18 luglio 1978). I suoi anni al Quirinale, mentre il terrorismo spargeva sangue e paura, sono ricordati come un tempo di assoluto rigore. Pertini mise lo Stato al riparo dal discredito istituzionale. Lo ricordiamo come un militante e un difensore integro e fermo del socialismo e della Repubblica. Il suo nome viene tra i primi quando vogliamo ricordare uomini politici della prima repubblica onesti, tutti di un pezzo, che credevano nei loro ideali, uomini che non ci sono più in questa povera Italia. Ma io vorrei ricordare anche gli italiani di quei tempi, i tanti italiani che si riconoscevano nelle virtù e nell’esempio di Pertini, considerato un compagno, un amico, un esempio, una guida. E’ stato l’unico Presidente che le folle hanno acclamato per nome: Sandro! Sandro! I sondaggi ci dicono che sono rimasti pochi italiani militanti di un ideale.

Ai giovani che ha ricevuto a migliaia al Palazzo di Montecitorio prima e del Quirinale dopo diceva: “Non c’è libertà senza giustizia e non c’è giustizia senza libertà”. E’ il socialismo! Dimenticato?

Ci sono giovani che vogliono raccogliere quell’eredità e quell’insegnamento per un nuovo socialismo?


LETTERA DI UN GIOVANE SU SANDRO PERTINI
Probabilmente l’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini è stato uno dei simboli di unione e democrazia. Molti lo definiscono il miglior Presidente che la Repubblica italiana abbia mai avuto, grazie al suo infinito carisma riusciva a risolvere anche le più controverse problematiche.

Purtroppo attualmente nella scena politica nazionale non vi sono esponenti di questo livello, lui era unico nel suo genere, anche perché aveva provato sulla sua stessa pelle i disastri della seconda guerra mondiale e le lotte partigiane, quindi sapeva benissimo cosa volesse dire la parola libertà.

Per lui la libertà e giustizia sociale costituivano un binomio imprescindibile, perché non vi può essere libertà senza la vera giustizia sociale...

Pertini rimarrà per sempre nel cuore di tutti anche per le generazioni che non hanno potuto ammirare la sua innata umiltà, lui era il presidente del popolo, ricordiamo quando fu presente ai tentativi di salvataggio di Alfredo Rampi, un bambino di circa sei anni caduto in un pozzo nel lontano 1981, o della sua esultanza allo stadio di Madrid dopo che la nazionale di Bearzot si laureò campione del mondo nel 1982.

E’ difficile ammetterlo ma la nostra società sta attraversando un periodo di egoismo sociale, tutti pensano solo a se. Chissà che cosa ne direbbe Pertini?

L’attuale classe dirigente dovrebbe prendere spunto di questo straordinario personaggio politico che grazie alle sue lotte contribuì a far nascere la democrazia in Italia.

Il socialismo deve ritornare ad essere una fonte essenziale per ripartire, costruendo una società migliore dove la parità sovrasti le disuguaglianze economiche.

Ci vuole una riforma politica a 360 gradi, solo così potremo aspirare ad un mondo migliore. Pertini ci avrebbe creduto.

Agrippino Castanìa, Catania