venerdì 5 settembre 2008

Vita artificiale o umana?


Ipse dixit

Vita artificiale o umana? - «La definizione di vita [umana] è venuta a fine '900, quando è stata identificata la vita biologica [umana] con il pensiero: se l'elettroencefalogramma è piatto, non c'è attività cerebrale e dunque non c'è vita [umana]. ... Pensiamo a Terry Schiavo, il caso americano che ha infiammato le cronache internazionali perché, dopo grandi polemiche, la sua vita artificiale fu interrotta. Ebbene, all'autopsia il cervello di Terry è risultato completamente devastato per cui è dimostrato che la ragazza non vedeva, non sentiva, non provava né fame né sete, né null'altro.». - Umberto Veronesi

Cosa buona e giusta - «Donare gli organi è una cosa buonissima e la Chiesa lo ha sempre sostenuto. Certo la questione è delicata perchè, come si sa, gli organi devono avere ancora dei segni di vita per essere espiantati...». - Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute

L'Ipse dixit di oggi - Redigendo l'Ipse dixit abbiamo scelto di qualificare tra parentesi quadre, nella citazione del professor Veronesi, il sostantivo "vita" con l'attributo "umana" e ciò per chiarire una distinzione spesso trascurata, ma importante. E' chiaro che il professor Veronesi, riferendosi alla "definizione di vita" in rapporto alla misurazione delle attività cerebrali tramite encefalogramma, si riferisce esclusivamente alla vita umana e non per esempio a quella animale o men che meno a quella vegetale.
La distinzione è importante per evitare i sofismi sulla "difesa della vita". O si difende la vita umana e allora per esempio si lodano i trapianti. E quindi si conferma la validità del criterio della "morte cerebrale". Oppure si difende la vita in generale (inclusa quella vita artificiale che viene mostruosamente possibilitata dall'accanimento tecnico), ma allora si debbono condannare i trapianti.
Ovviamente, questo ha ricadute anche sull'intera discussione bio-politica, a partire dal dibattito sull'interruzione di gravidanza e le precauzioni anticoncezionali.
Qui la nostra tesi è questa: quando drammaticamente la scelta verte tra la dignità in actu della donna in quanto persona reale da un lato e la dignità in potentia di una struttura embrionale priva di vita cerebrale dall'altro, allora l'ultima parola spetta alla donna. - La red dell'ADL