LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Il segretario confederale Colla ritira la sua disponibilità a succedere a Susanna Camusso alla guida della confederazione. Resta in pista un solo candidato: Maurizio Landini. Dure critiche al governo: in legge di bilancio mancano gli investimenti e un'idea di futuro.
Vincenzo Colla e Maurizio Landini
“Abbiamo trovato una soluzione per mantenere unita la Cgil. Lo voleva la nostra gente, il paese. La Cgil è la casa più importante della sinistra, e nel corso degli anni ha tenuto insieme tutte le sue culture. Non potevamo permetterci una rottura in un momento così delicato per il paese”. Così il segretario confederale della Cgil, in un incontro con i giornalisti a margine del XVIII congresso della Cgil che si sta svolgendo a Bari, ha annunciato l’accordo per la successione alla Camusso. Colla ha dunque espresso il “ritiro della mia disponibilità a fare il segretario generale della confederazione”. Rimane dunque in pista la proposta della segreteria sul nome di Maurizio Landini.
Ai giornalisti che gli chiedevano quale sarà dopo il congresso il suo ruolo nella confederazione, il sindacalista ha risposto così: “Il mio ruolo lo deciderà il segretario generale. Io sono a disposizione e non ho chiesto nulla”. La cosa importante, per Colla, “è tenere insieme nel quadrato rosso i tanti io che sono presenti nell’organizzazione”. Del resto “in tutti i congressi ho detto sempre che avrei fatto di tutto per non rompere l’unità della Cgil. Andremo dunque al voto su un unico segretario generale, così come abbiamo sempre detto”.
Il segretario confederale è stato poi sollecitato sui temi della politica attuale. “Il governo, invitato, ha fatto un errore a non venire al congresso. Il pluralismo è confronto, e questo governo quando non si confronta fa pasticci. Facciano come credono, ma penso sia difficile, superando i corpi intermedi, gestire la complessità di questo paese. Insomma: si tratta di un’occasione persa”.
Da questo punto di vista, ha sottolineato, “la manifestazione del 9 febbraio non è solo perché non ci convocano. Noi abbiamo proposte alternative e più innovative rispetto a quelle del governo. Bisogna fare attenzione, perché se la crescita del Pil va sotto allo 0,5%, non si creerà più un solo posto di lavoro. Si incrementa la precarietà e la competizione sul costo del lavoro: ma così si mina la coesione sociale ed è difficile poi fare mediazioni”. “Se una persona non ha lavoro è difficile invitarla alla mobilitazione”.
Il limite più grave di questa legge di bilancio, per Colla, “è la mancanza di investimenti strategici. Non bisogna chiudere ma aprire i cantieri” e “anziché fare il reddito di cittadinanza, occorre creare il lavoro di cittadinanza. Manca totalmente un’idea di sviluppo del paese, serve una politica sulle grandi filiere strategiche”.
Se non pensiamo strategicamente al futuro, per il dirigente della Cgil, “l’Italia diventerà un paese contoterzista povero. Rischiamo di creare una bolla di lavoratori poveri e in conflitto tra loro, costretti ad accettare quale lavoro purché sia. Ma in questo modo mettiamo in gioco la tenuta della rappresentanza: perché lavoratori così deboli, se si avvicinano al sindacato, vengono facilmente fatti fuori dalle aziende”.
Sul “cosa fare”, Colla è chiaro: “Abbiamo 2.300 miliardi di debito e però 5.000 miliardi di liquidità in mano a pochi. Questo vuol dire che negli anni il debito ha alimentato la rendita. E, poi, 200 miliardi di evasione fiscale. Questo trittico va affrontato e aggredito”. Altrimenti, anche in vista delle elezioni europee, sarà molto difficile sconfiggere rancori, sovranismi e sfiducia nella politica.
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