lunedì 30 aprile 2018

Io e il M5S – (1/2) Del sogno e dell’incubo di un partito digitale a cinque stelle

 «Un "partito digitale" è una speranza o una minaccia per la democrazia? 
L'analisi che propongo si basa sull'esperienza personale. Dal 1992 sono 
stato ispiratore e ghostwriter di Beppe Grillo: i temi della mia professione 
e della mia passione hanno molto influenzato lui e i primi grillini, ma…»
 
di Marco Morosini - Docente di science 
politiche ambientali al Politecnico federale di Zurigo
 
Il primo "partito digitale" – il Movimento a 5 stelle – ha raccolto 11 dei 50 milioni di voti disponibili. Il mondo lo sta studiando, perché il caso potrebbe fare scuola. Infatti, il M5S dimostra che si può diventare il partito più votato, pur avendo pochissimi soldi e attivisti. La chiave del suo successo è l'uso di internet come macchina di potere, non tanto come mezzo di comunicazione. 
 
 
Il partito digitale è una nuova "tecnologia politica" che potrebbe rivelarsi un sogno o un incubo. Se fosse controllato dal basso, potrebbe aprire grandi prospettive. Ma provate a immaginarlo dominato dall'alto, per esempio da un Trump o un Putin. 
    È già avvenuto con altre tecnologie: si comincia con aspettative di progresso e emancipazione, ma poi emergono rischi e danni ai quali non avevamo pensato. Energie fossili, elettricità atomica, pesticidi, amianto: tutto ciò fu concepito a fine di bene, ma poi…. 
    L'ambivalenza delle tecnologie moderne tra sogno e incubo vale anche per il partito digitale. Il caso del M5S è doppiamente interessante perché presenta un'ambivalenza tecnologica e una politica. E' benefico o no, un partito digitale che esiste solo in internet? È benefico o no, un "partito-ratto", ossia una specie politica "che sopravvive – dice Grillo – perché si adatta a qualsiasi cosa, destra, sinistra, centro"? 
    L'analisi che propongo in questo articolo si basa sull'esperienza personale. Dal 1992 sono stato ispiratore e ghostwriter di Beppe Grillo – con alcune migliaia di pagine. Inoltre, i temi della mia professione e della mia passione hanno molto influenzato Grillo, i primi grillini e il M5S: la riforma delle interazioni tra modi di vivere, economia e ambiente.  
    Un "illuminismo digitale"? - Il partito digitale è solo una delle tante applicazioni del "digitalismo", una nuova ideologia che si sta diffondendo in un mondo che credeva che le ideologie non servissero più. La visione del digitalismo è ben descritta da Wolfram Klinker nel suo famoso articolo Silicon Valley's Radical Machine Cult . Secondo questa visione, le moderne tecnologie digitali e in particolare internet segnano l'inizio di una nuova era, in cui tutto sarà migliore. La vera emancipazione dell'umanità non verrà dalle filosofie, ma dalle tecnologie. Quel miliardo di tonnellate di plastiche, metalli e cervelli che chiamiamo Internet permetterà all'umanità di governarsi da sola, senza partiti, né (altre) ideologie. Secondo i profeti digitali, questa sarebbe finalmente l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità politica che egli deve imputare a sé stesso. Una sorta di illuminismo digitale. 
    Fu con questa visione che l'inventore del 5-stelle Gianroberto Casaleggio bussò alla mia porta il 29 ottobre 2004 per spiegarmi come cambiare il mondo. Mi chiese di convincere Grillo ad aiutarlo. Nonostante la mia messa in guardia, Grillo si lasciò arruolare nella missione digitalista di Casaleggio. I due decisero di cominciare dall'Italia. Per ora hanno avuto successo. Ma dopo? Se volete conoscere il seguito in 7 minuti, vi consiglio il video di Gaia - Il futuro della politica. Se ne sarete affascinati o spaventati, avrete comunque ragione. 
    Una carrozzeria di destra populista - Il 5-stelle è come un'automobile con una carrozzeria di destra populista e un motore di sinistra ecologista. La retorica per raccogliere voti è quella delle destre populiste europee: meno leggi, meno Stato, meno tasse, meno rifugiati e migranti, meno politici, partiti, sindacati, cooperative e ONG, meno televisione pubblica. Secondo i sondaggi, la maggioranza dei suoi elettori è fatta di uomini e di piccoli imprenditori, preferisce allearsi con le destre che con il centro-sinistra, preferisce Trump, Putin e Le Pen a Macron e Merkel. 
    La faccia nascosta e più storica del 5-stelle, invece, è social-ecologica. Molti dei 2'200 eletti condividono le idee delle sinistre socialiste e verdi europee, con le quali il 5-stelle ha la massima concordanza di voto nel Parlamento europeo (74%). 
    Un motore di sinistra ecologista - L'anima social-ecologica è più radicata di quanto la carrozzeria 5-stelle lasci credere. I grillini della prima ora si ispirano ai temi social-ecologici di Grillo negli anni '90, quando era ancora un voce critica contro il consumismo e l'aggressione pubblicitaria. "Pubblicitari vi odio" diceva Grillo sorridente in copertina, e in cinque pagine, su Sette, la rivista del Corriere della sera, il 14 ottobre 1993. Qualche settimana dopo, in un grande ritorno su RAI Uno, che l'aveva bandito per anni, lo spettacolo anticonsumistico "Beppe Grillo" ebbe un pubblico di 13 milioni di telespettatori - come un festival di San Remo. Se tutti gli spettacoli fossero così, si potrebbe rinunciare alla pubblicità. Il pubblico nello studio televisivo pagava. Applaudiva davvero, non era ammaestrato. Fu il set meno costoso nella storia della RAI: un barile di petrolio, un tavolo con decine di prodotti di consumo quotidiano. Grillo confrontava quegli oggetti con alcune loro conseguenze sociali ed ecologiche, e con le loro réclame mendaci. Il discorso era serio ed esilarante. 
    Quella trasmissione del 25 novembre e del 2 dicembre 1993 è ancora una referenza per i primi grillini. I suoi testi migliori sono raccolti, insieme a quelli di dodici anni di Grillo, in Tutto il Grillo che conta, la summa della grillosfera, che ha già venduto 500 000 copie. Nacquero così i club "Amici di Beppe Grillo" e le prime liste civiche, le cui 5-stelle significano: acqua, ambiente, energia, trasporti, sviluppo. Tutti i punti del loro programma elettorale, la Carta di Firenze dell'8 marzo 2009, erano social-ecologici. 
 
 
I riferimenti politici dei primi grillini sono l'Istituto di Wuppertal per il clima, l'ambiente e l'energia, il suo best-seller "Futuro sostenibile – Riconversione ecologica, Nord-Sud, nuovi stili di vita", a cura di Wolfgang Sachs, pubblicato dalla Editrice Missionaria Italiana (40 000 copie in Germania e Italia) e il suo aggiornamento del 2011 Futuro sostenibile - Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa. Grillo volle essere il protagonista del film televisivo svizzero (ispirato da quello studio) Un futuro sostenibile - Con meno, di più e meglio. Una speranza per il nuovo millennio, premio ENEA Sviluppo sostenibile nel 1999 - un altro punto di riferimento tra i grillini. 
    Meno energia, meno lavoro, meno materiali - "I have a dream" disse Grillo nel 2008. Con l'articolo «Tre meno - Perché non voto» (Internazionale dell'11 aprile), sognava tre principi strategici. Meno energia: da una società a 6000 watt pro capite a una società a 2000 watt, come deciso in referendum dal popolo svizzero, approvando la strategia dei Politecnici e del governo elvetici. Meno lavoro: subito 30 ore, più tardi 20 ore in media alla settimana, come sostenne nel 1930 J. M. Keynes, e nel 1985 l'eminenza grigia del miracolo economico tedesco Oswald von Nell-Breuning S.J. nel suo libro L'uomo lavora troppo? Meno materiali: da 40 a 20 tonnellate pro capite – grazie alla economia circolare, il cui primo pioniere è l'architetto svizzero Walter Stahel, che già tenne conferenze ai festival 5-stelle. 
    "Quasi tutti i peggioramenti della nostra vita – scriveva Grillo - hanno una causa comune: troppa economia. Troppa energia, troppo petrolio, troppi materiali, troppo inquinamento, troppi rifiuti, troppi chilometri, troppa pubblicità, troppa corruzione, troppo stress, troppo lavoro. Contro ognuno di questi "troppi" servono molte iniziative. Ma il risultato deve essere facilmente misurabile: meno economia, più vita. (…) Oggi invece facciamo il contrario: consumiamo per poter vendere, vendiamo per poter produrre, produciamo per poter lavorare. È il contrario di come hanno funzionato tutte le civiltà. (…) Un parlamentare che avesse capito queste cose dovrebbe cominciare a lavorare subito per tre obiettivi: meno energia, meno lavoro, meno materiali".  
    Nel 2018 il programma di governo del 5-stelle dice tra l'altro: dimezzare l'uso di energia, ridurre il tempo di lavoro, ridurre l'uso dei materiali attraverso un'economia circolare - e molti altri obiettivi social-ecologici. Nella grillosfera non mancano personalità di alto profilo. Per esempio il parlamentare 5-stelle candidato a essere Ministro dello sviluppo economico è Lorenzo Fioramonti, professore di economia politica, autore di Economia del benessere – Il successo in un mondo senza crescitae del best-seller GDP - Gross Domestic Problem (in Italia: Presi per il PIL). Un altro esempio di eccellenza: il grillino Dario Tamburrano è il quinto eurodeputato più influente sulle politiche energetiche. Fu lui, inoltre, l'artefice della video-conversazione tra il Presidente del Parlamento europeo e l'eco-pioniere Bertrand Piccard durante il primo volo solare intorno al mondo dell'aereo fotovoltaico Solar impulse. 
    Un consenso insufficiente - In alcune conferenze spiegai che un partito che voglia rifondare un sistema politico e morale necessita del consenso di ben più della metà dei cittadini. Alle sue origini il movimento degli "Amici di Beppe Grillo" aveva il potenziale per mirare a questo consenso. Un decennio dopo la sua fondazione, però, il M5S ha raccolto il voto solo di uno su cinque dei voti possibili (11 su 50 milioni) e solo uno su tre dei voti validi. 
    Come mai 36 milioni di elettori hanno votano contro il M5S e altri tre milioni hanno preferito votare bianca, nulla o astenersi? La risposta è nelle parole dei capi 5-stelle dopo le elezioni: "I cittadini hanno scelto il M5S". Invece di essere magnanimi come tutti i vincitori fanno in democrazia, anche nel momento della vittoria i capi 5-stelle insistono a negare la dignità di "cittadino" a chi non li vota. È quello che hanno fatto per dieci anni, negando ogni dignità politica e umana a tutti i politici di tutti i partiti ("Tutti a casa!"), ai loro attivisti e perfino ai loro elettori. "Pidioti" è il simpatico appellativo attribuito dal management 5-stelle ai 3 milioni di cittadini che l'8 dicembre 2013 si recarono ai seggi e pagarono due euro di spese per partecipare alle primarie dell'odiato Partito Democratico. 
    L'aritmetica invece della politica - I risultati di questa terra democratica bruciata dal rancore e dall'odio li stiamo osservando nelle trattative per il governo. Le grandi crisi del tempo, quella ecologica e quella delle crescenti diseguaglianze, richiedono un urgente e largo consenso per rifondare nei Paesi industriali la politica, l'economia, e gli stili di vita. Una profonda e rapida "trasformazione ecologica e solidale" è tanto importante che è stato dato questo nome al più potente dei ministeri del governo francese. In Italia invece, l'incapacità del M5S di creare un largo consenso sulle incombenze della nostra epoca ha creato una situazione desolante. Dai tavoli di trattativa in questi giorni scompaiono le idee, gli ideali, le direzioni strategiche. La politica di riduce a aritmetica, a incessanti calcoli e mercanteggi di voti e maggioranze. Nemmeno dopo il 4 marzo l'elettore 5-stelle ha diritto di sapere per che cosa sarà usato il suo voto "in bianco": se per sostenere una maggioranza che farebbe contenti Trump, Bannon, Putin e Le Pen, oppure una che farebbe contenti Papa Bergoglio, padre Zanotelli e Don Milani. Nel Panteon 5-stelle c'è posto per tutti. Per adesso. 
    I voti «cattivi» per fare le cose «buone»? - Eppure, se il M5S tornasse alle sue origini, si accorgerebbe che i temi, i programmi e gli eco-grillini ci sono ancora. Ciò che manca al 5-stelle per trasformare l'Italia sono abbastanza elettori. Qualche grillino mi dice che propagandare la post-crescita e una transizione ecologica sarebbe attraente, per esempio, in Scandinavia, ma sarebbe un «suicidio in Italia». In effetti, sembra che la maggioranza degli italiani guardi leggermente a destra e leggermente indietro. Chi guarda a sinistra e avanti non ha mai avuto una vera chance elettorale in Italia, se non facendo finta di non essere quello che è. E finendo per diventare ciò che ha fatto finta di essere. Per confronto: in Germania, i Verdi sono stati al Governo con diversi ministri per 8 anni. Dal 2011 presiedono il Governo "verde-rosso" del Baden-Württemberg, il Land più ricco e tecnologico. In Italia, invece per i media e per gli elettori i Verdi quasi non esistono. Pertanto, una retorica di destra e populista ("Vaffanculo!" "Tutti a casa") è sembrata al management 5-stelle l'unico modo per raccogliere più voti. Questa strategia comincio quasi dieci anni fa. 
 
 
La metamorfosi - Nel 2009, quello che era un movimento di base divenne partito. "Siamo orgogliosi di essere populisti" dissero Casaleggio e Grillo nei comizi. I privilegi della "casta" (retribuzioni e pensioni, auto blu, immunità) divennero la questione principale, molto più importanti – nella propaganda – delle disuguaglianze sociali e del degrado ecologico. Nei programmi elettorali del 2013 e 2014, non ci fu nemmeno un capitolo sull' ambiente. Nel volantino elettorale del 2018 "Venti punti per la qualità della vita degli italiani" solo uno dei venti punti si riferisce in parte all' ambiente, con il titolo "Green economy". In realtà, nel vero programma di governo del 2018, ci sono 180 pagine di "Programma ambiente" e molte istanze ecologiche in altri capitoli. 
    Dalla post-crescita alla crescita - Per più di vent' anni Grillo ha messo a nudo il dogma della crescita economica infinita. Tuttavia, i manager del 5-stelle propugnano ora pubblicamente un'ulteriore crescita del PIL (sarebbe impopolare fare altrimenti, mi dicono). Gli obiettivi della critica sociale 5-stelle non sono più le merci, il consumismo e le multinazionali, ma solo "i politici" e "i partiti". Nel 1995, nel film su Grillo Komik Kontra Konsum della televisione tedesca WDR, il comico disse: "Quando vedo questa televisione italiana, sono contento di non esserci". Eppure, dopo la metamorfosi populista del M5S, il marketing 5-stelle ha saputo imporre i psuoi personaggi più telgenici proprio in quel tipo di televisione che Grillo una volta disprezzava. La propaganda del partito è stat messa in mano a un campione della televisione-spazzatura. La pubblicità commerciale, uno dei principali bersagli di Grillo, è stata la principale fonte di reddito del "Blog" e dei siti-civetta ad esso collegati. 
    Dal "noi" al "loro" - Per più di vent' anni Grillo ha incoraggiato gli italiani a guardare sé stessi allo specchio e a riflettere sulle conseguenze ecologiche dei loro gesti quotidiani. "Quando compri al supermercato, tu voti con il carrello" diceva. "Loro" non esiste. "Loro", in realtà siamo noi. Era un discorso audace - come parlare di sigarette a un fumatore. Il nuovo discorso populista è più facile: se non ci fossero "loro" (tutti i politici), "noi" (tutti i cittadini) saremmo in armonia e senza contraddizioni: ricchi e poveri, padroni e lavoratori, nord e sud, giovani e anziani, maschi e femmine. Si parlò sempre meno a favore di qualcosa e sempre più contro qualcuno. Fu sempre più detto e scritto ciò che "loro" fanno male, piuttosto che ciò che noi faremmo meglio. La prospettiva a lungo termine fu sostituita dalla polemica quotidiana. Si adottò un linguaggio bellico: "siamo in guerra", "le nostre parole guerriere", "non si arrenderanno mai", "comunicato politico numero uno" (titolo autoironico che faceva il verso ai comunicati delle Brigate Rosse). Non ci furono più alleati, concorrenti, avversari. Solo nemici. Vuoi vedere che somigliando sempre più a un popolo rancoroso e poco istruito ("rincoglioniti", come dice l'onorevole Di Battista) vinciamo le elezioni? Questa scommessa cinica potrebbe anche essere vinta, rischia però di essere un altro autogol dei progressisti in Italia. 
 
(1/2. Continua)