giovedì 21 marzo 2013

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/


Libertà di mandato


Cost. Art. 67. – "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato".


di Vittorio Emiliani


Sono andato a rivedere la sintesi dei lavori della Assemblea Costituente in materia di articolo 67 oggi ritornato di palpitante attualità. Il dato interessante è che all’inizio la maggioranza dei costituenti non riteneva indispensabile fissare nella Carta costituzionale i principi che invece poi vi travasò (rappresentanza della Nazione di ogni eletto e libertà del mandato da vincoli di parte).

    Un esponente comunista di spicco, Umberto Terracini, riteneva quei principi un retaggio dei tempi in cui bisognava contrastare il rapporto clientelare fra l’eletto e il suo collegio o fra l’eletto e la classe sociale da cui proveniva.

    Fu il liberale Aldo Bozzi a opporre che il silenzio della Costituzione in materia sarebbe risultato decisamente ambiguo; e convinse i riluttanti a definire una norma esplicita.

    Un altro esponente comunista di spicco, Ruggero Grieco, dopo aver votato la prima parte dell’articolo (quella sulla rappresentanza della Nazione), insistette nel criticare l’espressione del mandato “senza vincoli” affermando che l’eletto era pur sempre vincolato ad un programma e ad un partito. Poi si rassegnò al diverso parere della maggioranza. L’articolo 67 venne approvato alla unanimità.

    Ma a quell’epoca era evidente come il Pci non volesse perdere il controllo rigidamente esercitato suoi propri eletti. Difatti fu durissimo nelle espulsioni dei dissenzienti. Per esempio dei deputati emiliani Aldo Cucchi e Valdo Magnani, i “magnacucchi”, definiti da Togliatti “pidocchi nelle criniera del nobile destriero”. Magnani fu riabilitato molti anni dopo e divenne presidente della Lega Coop. Non mi pare che sia stato espulso Antonio Giolitti, che uscì di propria scelta dal Pci dopo i fatti di Budapest e la terribile repressione sovietica.

    La storia, qualche volta, ritorna in altre forme. Certo, è singolare che il ferreo controllo dei propri eletti pretenda ora, contro la Costituzione, un “movimento” a conduzione personale che si batte per la sparizione dei partiti. Ed è singolare che questo movimento voglia neutralizzare le garanzie per i dissenzienti, che non sono sempre “venduti” o “voltagabbana”. Fatto sta che con i 18 punti stilati dal duo Grillo&Casaleggio viene confezionata per i neo-eletti una sorta di camicia di forza disciplinare.


 

 

Vexata quaestio


In raccordo con il socialismo europeo


L'Assemblea Socialisti Centro Italia a Pietrasanta.


di Patrizia Viviani


Organizzato dal coordinamento dei socialisti della Versilia si è svolto a Pietrasanta, il 16 marzo 2013, un convegno cui hanno partecipato socialisti del centro-sinistra – sia senza tessera sia militanti in formazioni – per discutere la “questione socialista” in Italia in un momento di grave crisi della politica democratica e delle istituzioni repubblicane.

    L’Italia abbisogna di una presenza socialista che, senza voler essere la resurrezione dello scomparso PSI, copra autorevolmente lo spazio politico, culturale, sociale e morale proprio dell’esperienza storica del socialismo italiano. Ciò è tanto più necessario se si considera l’urgenza di un’azione decisa di contrasto al capitalismo del liberismo globalizzato e per la salvaguardia reale della Costituzione che è, e deve rimanere, il manifesto ispiratore della democrazia italiana.

  Fuori da ogni vocazione elettoralistica e governista diviene prioritario rilanciare, con un’elaborazione collegata ai tempi presenti, l’idea del socialismo oggi, attorno a cui raccogliere tutte quelle forze che ritengono di doversi collegare e unire in un’identica intenzione, tale da profilare la soggettività della presenza del socialismo in Italia in raccordo con il movimento del socialismo europeo, nell’auspicio che il PSE divenga un vero e proprio partito transnazionale.

    I socialisti del Centro Italia  ritengono, quindi, opportuno che vengano promosse strutture di coordinamento politico territoriale con l’obbiettivo di costituire un coordinamento politico nazionale.