martedì 12 marzo 2013

La situazione politica - Vacanze marziane

Chissà quale impressione avrebbe il famoso marziano che la penna ingegnosa di Ennio Flaiano aveva fatto sbarcare a Roma, se arrivasse veramente nella capitale in questi giorni. Non solo per la sede vacante del Vaticano, ma per la vacanza, ben più grave, della Repubblica.

di Paolo Bagnoli


La Repubblica italiana! Dopo il voto, non si capisce a quale ragione di fondo si ispiri, al di là delle formule e dichiarazioni di rito. Già quale ragione? La ragione politica, con il disastroso governo Monti è stata, almeno momentaneamente, messa in larga parentesi. Quanto a quella normale, che dà, o dovrebbe dare, senso alle cose non riusciamo a riscontrarla.

    I dati sono quelli che sono: Bersani è il “vincitore-perdente” delle elezioni che sono state trionfate da Grillo. E quasi vinte, sul piano politico, da Berlusconi il quale, piaccia o non piaccia – e i motivi per non piacere sono, naturalmente, prevalenti – non si può dire che sul piano elettorale abbia perso del tutto il confronto. Il giaguaro non è stato smacchiato e, se ci fosse stata ancora una settimana di campagna elettorale, forse avrebbe anche potuto prevalere. Meno male che almeno questo pericolo è stato scongiurato.

    Come la situazione possa evolversi nessuno lo sa, ma molti elementi chiari sono sul tavolo. Quello che colpisce di più è lo smarrimento dell’intera classe politica di fronte a Grillo. A vedere dalle cronache sembra aleggiare quasi un senso di paura. Nessuno ha il coraggio di dire che un leader che si veste da uomo ragno è semplicemente ridicolo? Comunque sia, il leader di un movimento che ha preso così tanti voti e conquistato tanti seggi parlamentari ha il dovere di relazionarsi con l’opinione pubblica in modo serio. In fondo Grillo è l’espressione di quell’endemico futurismo intellettuale così italicamente radicato. Non sarà certo la bonomia di Bersani – la richiesta di mettersi intorno a un tavolo ammonendo che se si va a casa anche loro vanno a casa – a ridare senso alle cose. Loro, pur di mandare a casa gli altri, sembrano ben disposti a tornarci convinti come sono che tanto poi ritorneranno nel Palazzo più forti di prima.

    Beppe Grillo è un uomo intelligente e, come quasi tutti i capipopolo da piazza, non ha nulla di politico. Ha giocato e continua a giocare sull’antropologia; punta a dimostrare di essere, lui e i suoi – anche se tra i suoi qualche non pieno convincimento sulla rigidità del capo si coglie – sarebbero fatti di una pasta completamente diversa da quella di cui sono tutti gli altri. Certo questi ultimi, va detto, non sono di una buona pasta altrimenti il Paese non si sarebbe ridotto in queste condizioni. Crediamo che la chiave vera del successo grillino risieda in ciò. Il comportamento da uomo in fuga, e camuffato, produce, al momento, una risonanza assai grande a Grillo e suscita ulteriore curiosità e notorietà. Più lui scappa via, più gli corrono dietro.

    Intendiamoci, anche Mario Monti non ha mai smesso di segnalare la propria diversa antropologia rispetto al resto della politica (grazie alla quale ha governato, e assai male, per ben quattordici mesi). In politica marcare la diversità è normale; i comunisti avevano fatto della loro addirittura un fattore storico di assoluta supremazia morale. Ma ogni forza politica ha sempre teso a marcare il proprio "diverso modo di essere" e ciò che non permetteva a tale diversità di proclamarsi antropologica era il comune “spirito repubblicano” che, forse ci sbagliamo, sembra essersi perduto. Anche la Repubblica, come il Vaticano, appare una sede vacante. Di cosa? Di politica. Di quella vera, naturalmente.