giovedì 14 marzo 2013

Inca Zurigo, condanna civile confermata ora in appello

A colloquio con Marco Tommasini (CDF)


Alcuni anni fa, nel 2009, è emerso che il direttore del Patronato Inca di Zurigo aveva sottratto i fondi pensione ai suoi assistiti. La truffa sollevò grande scandalo perché gettava sul lastrico decine e decine di emigrati dopo un'intera vita di lavoro. Il maltolto ammonterebbe a diversi milioni di euro. L'istruttoria penale è tuttora in corso. Sul piano civile, però, il Patronato Inca è stato condannato a rifondere una decina di assistiti vittime della truffa. Ne abbiamo parlato con Marco Tommasini, presidente del CDF, il comitato che riunisce i lavoratori danneggiati. E che rivolge un appello alla leader della CGIL, Susanna Camusso, affinché gli assistiti Inca vengano risarciti.


Ingegnere Tommasini, quali sono gli aspetti più rilevanti di questa nuova sentenza?

    Marco Tommasini Il giudizio della corte cantonale d’appello di Zurigo del 26.2.2013 (Zivilkammer, n° LB120098-O/U) conferma la precedente sentenza del Tribunale distrettuale secondo cui l’INCA/CGIL deve risarcire il capitale pensionistico, i costi legali, i costi procedurali e i danni morali di chi si era a suo tempo affidato alle mani di quel patronato. Siamo stati pienamente riabilitati dalla situazione tremenda in cui ci avevano precipitato le accuse di speculazione e cupidigia da parte di chi credeva di farla franca. Ma questa sentenza è anche la prova che con la perseveranza e il coraggio si può fare prevalere la giusta causa. Speriamo che le nostre vicissitudini servano da esempio ad altri: vale sempre la pena difendere i diritti, quelli propri e quelli degli altri. Considero un privilegio vivere in un paese come la Svizzera dove i diritti stanno al di sopra delle parti. Abbiamo un sacro dovere: fare in modo che rimangano al di sopra delle parti.

    Pensate che ora l'Inca farà ricorso presso la Corte federale?

    Tommasini - Tutto sembra preannunciarlo. Ma speriamo che il buonsenso possa prevalere. Noi abbiamo un unico obiettivo: che tutti i danneggiati possano riottenere i loro risparmi, i risparmi di una vita fatta di sacrifici e privazioni, perché questa è stata per loro l’emigrazione. Se l’INCA dovesse comunque rivolgersi al tribunale federale, si sappia che siamo decisi a non mollare.

    Quanti membri del CDF hanno ricevuto la restituzione dei soldi sottratti?

    Tommasini - Abbiamo intrapreso due azioni legali in parallelo, l'una contro l’INCA/CGIL di cui c’è ora questa sentenza della corte d’appello. e l'altra contro le Casse pensione di "secondo pilastro". Contro le Casse pensione abbiamo vinto una causa davanti al Tribunale federale e su altre due siamo giunti a un accordo. L’istituto previdenziale con il quale è avvenuta la transazione ha posto una clausola a tutela della propria immagine, clausola che ci vieta di rendere pubblico il nome dell’istituto. E noi abbiamo accettato. I pensionati danneggiati avevano sofferto già abbastanza e non se la sentivano di difendere una posizione intransigente.

    È in corso, o alle viste, una trattativa con l'Inca per la composizione del contenzioso?

    Tommasini - Tre mesi fa avevamo contattato l’avvocato dell’INCA per chiedere di darci un supporto finanziario nella causa contro le banche e le casse pensione. Sarebbe anche nel loro interesse, dato che ogni nostra vittoria contro questi istituti è una causa in meno per il Patronato della Cgil. Stiamo ancora aspettando una risposta. Intanto l’INCA non ha esitato a sborsare CHF 100'000 nel ricorso di seconda istanza. Noi siamo aperti a ogni soluzione che ponga fine il più presto possibile a questa Odissea. Come detto, il nostro unico obiettivo è che si recuperi il maltolto. Siamo aperti a trattative. Abbiamo più volte proposto questo cammino all’INCA, purtroppo senza riscontrare la stessa predisposizione nella controparte. Forse con un po’ più di sollecitazione si potrebbe anche smuovere qualcosa. Ed è proprio in questo senso che ci permettiamo di chiedervi di divulgare il nostro appello a Bersani nonché ai vertici dell’INCA e della CGIL. Sarebbe un modo pacifico per smuovere la coscienza di chi ci guida.

    E che c'azzecca il povero Bersani?!  

    Tommasini – Il nome di Bersani è stato aggiunto perché non è un mistero che il gruppo dirigente della Cgil per la quasi totalità sia schierato con il Pd.

    Per favore, ingegnere, non buttiamo tutto in politica. Ci dica l'appello "pacifico". A proposito: avete pensato anche a modi, come dire, "non pacifici" di smuovere le coscienze?

    Tommasini – No, non abbiamo mai pensato a modi "non pacifici" per smuovere la coscienza della Cgil. Io vorrei rivolgermi qui alla segretaria generale della CGIL, Susanna Camusso, e a Morena Piccinini, segretaria confederale INCA/CGIL, per porre loro questa drammatica domanda: Perché l' INCA/CGIL abbandona i propri assistiti a Zurigo? Fate seguito alle vostre parole e alle vostre promesse! Noi chiediamo solo che si restituisca il maltolto!

    Grazie, ingegnere. Ci associamo al vostro appello e ci auguriamo che venga ascoltato coscienziosamente.

 

(Newsletter dell'ADL, 13.3.13)