martedì 12 marzo 2013

Parliamo di socialismo - Le “convergenze parallele”

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/



Se si fosse votato l'anno scorso, dopo la caduta (irreversibile) di Berlusconi, oggi non saremmo in questo frangente. E adesso come se ne esce? Con le "convergenze parallele" per l'appunto.


di Giuseppe Tamburrano


Invece si è "inventato" Monti. Così adesso, oltre a trovarci in una gravissima recessione economica e in un profondo disagio sociale, grazie alla "sagacia tecnica" del fresco senatore a vita, siamo in una congiuntura politica ben peggiore di allora.

    La legge elettorale è sempre la stessa, il Movimento cinque stelle è cresciuto in modo esponenziale, la governabilità un rebus apparentemente insolubile.

    Ma cosa fatta capo ha.

    Come se ne esce?

    Ogni strada sembra impercorribile. Napolitano non può sciogliere le Camere per rinnovare le elezioni (avremmo un risultato migliore?). Il PD ha la maggioranza alla Camera (ottenuta con meno del 26% mentre la coalizione non arriva al 30%), ma non al Senato, nemmeno con il voto di Monti. Il Movimento cinque stelle ha potere di veto e rifiuta di dare la fiducia a chicchessia. E la situazione sociale ed economica si è aggravata.

    Ma davvero la situazione politica è bloccata e Grillo ha potere di veto? Non è detto. Vi è una formula parlamentare escogitata in passato dalla fervida mente di Aldo Moro, il quale per altro negò di esserne l'autore.

    Siamo agli inizi degli anni '60 dopo la sanguinosa avventura del governo Tambroni. La DC non è pronta a un governo con i Socialisti. Ma le formule centriste sono ormai esaurite e il coinvolgimento degli ex fascisti appare impraticabile, come ha appunto dimostrato la fine dell'esperienza Tambroni dopo i fatti di Genova.

    È giocoforza coinvolgere il PSI, ma senza… dirlo. E fu così che si inventò la formula (in sé contraddittoria) delle "convergenze parallele" per cui i socialisti "convergevano" nell'assicurare il sostegno al governo Fanfani, ma restavano "paralleli" alla DC. Come si sa, due rette parallele convergono, cioè si toccano. . . all'infinito.

    La situazione politica usciva dall'impasse ed evolveva lentamente verso la svolta di centro-sinistra. Grazie alle "convergenze parallele".

    Forse quella formula può far uscire oggi la situazione politica dal vicolo cieco. Un governo diretto dal PD ottiene al Senato quando ve ne sia la necessità il voto del PDL o di parte di esso senza che si stringano patti di collaborazione ma "caso per caso" (secondo la formula parlamentare).

    A dirigere questo governo D'Alema, che ha già adombrato la formula, oppure Renzi che è il meno sgradito al PDL.

    E' un "inciucio"?

    E' il "governissimo"?

    Io non mi impiccherei alle formule. Osservo che vi sono precedenti nella nostra storia parlamentare. E osservo anche che Berlusconi privo di qualsiasi titolo e dovendo trascorrere molto del suo tempo nelle aule di giustizia non sarà di nocumento a questa "convergenza parallela".

    E per concludere: forse che il governo Monti non è vissuto con questo appoggio bilaterale, con i voti paralleli dei due fieri nemici?