martedì 5 dicembre 2017

Freschi di stampa, 1917-2017 - Angelica Balabanoff - Ecco la costellazione dominante

Dopo il tentativo di golpe del generale Kornilov e con il mutare brusco dello scenario in Russia, la Conferenza “social-diplomatica” promossa dal Soviet a Stoccolma s'inabissa in un mare di veti incrociati: «Non si può fare a meno di riconoscere che il tentativo è definitivamente fallito», constata Angelica Bala­ba­noff in un taglio basso di prima pagina che appare sull'ADL del 15 settembre 1917 (“Intorno alla mancata conferenza di Stoccolma”). Le ragioni del falli­mento stanno nelle pressioni esercitate dai governi belligeranti sulle delega­zioni “social-patriottiche” dei loro paesi. Le quali, in base ai più diversi calcoli strategici e alle più varie dinamiche politiche interne, non ritengono ancora «giunto il momento di parlare di pace», nota la Balabanoff, con amarezza.

    Accanto al testo della Dottoressa, un trafiletto a centro pagina (“Fino ad oggi”) s'incarica di squadernare i numeri sanguinosi della guerra. Le perdite umane si attestano a 9'750'000 morti: «Una media cioè di 264'000 al mese, 8'700 al giorno… 5'000'000: ciechi, sordi, muti, monchi di braccia, di gambe. Frutto magnifico, e magnifico testi­mo­nio, domani, della civiltà borghese» (ADL 15.9.1917).

    È il "suicidio dell'Europa" di cui aveva scritto Maksim Gor'kij. E le proporzioni di questo macello, già tutte mostruosamente novecen­te­sche, non può che far apparire surreale la paralisi delle coscienze di cui l’esito della Conferenza di Stoccolma è espressione. Surreale, ma an­che coerente con la logica della guerra: «Come conciliare le sincere aspirazioni alla pace dei delegati russi colle mire apertamente im­pe­rialiste dei delegati inglesi e collo sfrenato social-imperialismo dei delegati francesi?» (ADL 15.9.1917). 

    La Balabanoff non dimentica Lugano, dove nell’autunno 1914, alla Conferenza pacifista convocata dai so­cia­listi italiani, russi e svizzeri, i compagni francesi si erano presentati in divisa militare. Ora la situa­zio­ne patisce tuttavia un ulteriore degrado. «Se non è possibile una intesa fra i rappresentanti della stessa coalizione, come sperare che la si pos­sa raggiungere fra rappresentanti di coalizioni divise da fondamentali quistioni d’interesse?» (ADL 15.9.1917).

    La guerra si approssima al lugubre traguardo dei dieci milioni di mor­ti, ma neppure in paesi tra loro alleati, come la Francia e la Gran Bre­tagna, la sinistra riesce a individuare un bandolo comune per rites­se­re la tela della pace. A fronte di ciò gli zimmerwaldiani spingono a tut­to gas sulla “rivoluzione mondiale”. È una strategia della deterrenza, po­tremmo dire, che mira sul breve periodo alla salva­guar­dia della Ri­vo­luzione russa in pericolo, sul medio periodo a "convin­ce­re" le bor­ghe­sie nazionali che solo la pace potrà evitare un vasto con­ta­gio rivo­lu­zio­nario, e che sul lungo periodo fungerà da banca mondiale del con­tro-potere operaio. Nell'immediato, in parallelo alla linea della de­ter­­renza pan-rivoluzionaria, si rafforza il partito filo-bolsce­vi­co, cioè la propensione per quella “pace separata” origi­na­ria­mente percepita in aperta contraddizione con l'uni­ver­sa­lismo zimmerwaldiano.

    In Russia la situazione precipita ogni giorno di più: «Riga è caduta nelle mani dell’esercito imperialista di Germania. Le truppe del Kaiser marciano verso Pietrogrado. Korniloff, il generalissimo russo che doveva difendere la patria contro l’invasore nemico, tenta il colpo di stato, di sciogliere il governo provvisorio per afferrare nelle sue mani il potere, e marcia verso Pietrogrado alla testa delle sue truppe. Il go­verno provvisorio si dimette cedendo a Ke­ren­ski la dittatura» (ADL 15.9.1917).

    A questo punto due grandi esponenti del socialismo e del fem­mi­ni­smo europeo – non solo Angelica Balabanoff, quindi, ma anche Cla­ra Zetkin – spezzano una lancia a favore di Lenin. In un articolo pub­bli­cato al seguito di quello della Dottoressa Angelica, la Zetkin evi­den­zia il senso della svolta. Gli interessi del­la Rivoluzione anti-za­ri­sta (di Feb­braio) inducono il grosso degli “inter­na­zio­na­listi” a con­vergere con la “estrema sinistra” dei bolscevichi, e ora tutti «no­no­stante alcune di­vergenze di idee, sono concordi nella lotta di principio contro ogni of­fen­siva e per la pace immediata» (ADL 15.9.1917).

Le “divergenze” di chi, come Rosa Luxemburg, vede il leninismo in­stradarsi irreversibilmente nella trappola di una "dittatura sul pro­leta­riato", finiscono in secondo piano, insieme alla parola d'ordine della “pace universale”. Dopo l'Offensiva Kerenskij, la formula vincente è ora “pace immediata”, in rima neppur tanto occulta con la "pace se­parata" che si prometterà a piene mani nei pro­clami d'autunno per gli operai e i soldati del Soviet di Pietroburgo e che, dopo la presa del Palazzo d'Inverno, troverà attuazione a Brest-Litovsk, nel trattato del febbraio 1918 stipulato tra la Russia e gli Imperi Centrali.

    D'altronde – argomenta la redazione in un fondo dal titolo “Il delitto del social-patriottismo in Russia” – siamo giunti al momento delle scel­te: «Ger­ma­nia e Russia di fronte. Kerensky e Korniloff petto a petto. In­vasione straniera e guerra civile in patria. Ecco il quadro. Disordine nei servizi pubblici, scarsità di viveri, situazione economica minaccio­sa. Ecco il quadro completato.» (ADL 15.9.1917).

    Il testo redazionale, non firmato (e quindi attribuibile al direttore Fran­cesco Misiano), evidenzia il punto di saldatura della strategia zim­mer­waldiana con la centralità della Rivoluzione russa (di Febbraio): «I gazzettieri di tutto il mondo al servizio delle borghesie ve lo dicono chia­ro e netto (…) La voce borghese, impaurita della rivoluzione rus­sa, preoccupata d’uno sviluppo epidemico in tutti gli altri paesi (…) la voce borghese, anche quella dell’Intesa, non na­scon­de le sue gioconde soddisfazioni nell’annunziare l’avanzata tedesca da un lato, quella di Korniloff dall’altro e in costui, in questo traditore della patria e della rivoluzione, pone tutte le sue speranze. E si comprende: per la bor­ghe­sia del­l’In­tesa, la Germania è un pericolo, è un nemico. Ma la rivolu­zio­ne è un peri­co­lo di gran lunga maggiore» (ADL 15.9.1917).

    Ed ecco la costellazione dominante del secolo breve – la "rivolu­zio­ne con­ser­vatrice“ in traiettoria di collisione con la ”rivo­luzione mon­dia­le" – eccola che si staglia già all'orizzonte del cielo notturno. Pre­sie­de­rà allo scatenamento della Seconda guerra mondiale. Ma questo "do­po", perché il suo primo grande effetto è, tra poche set­ti­ma­ne, l'Ottobre Rosso.

Nell’anno delle due rivoluzioni russe l'ADL di allora poté “coprirle” entrambe con materiale di prima mano. Ciò grazie soprattutto ad An­ge­li­ca Bala­banoff, fautrice de­gli stretti legami tra i so­cia­listi ita­liani e russi impe­gna­ti, insieme al PS svizzero, nella gran­de campagna di “guerra alla guerra”. Campagna lanciata con la Con­fe­renza di Zimmerwald. E culminata nella Rivoluzione d'Ottobre.