mercoledì 26 maggio 2010

Ddl sulle intercettazioni incostituzionale

Focus - a cura di rassegna.it

Fulvio Fammoni (Cgil): “Ddl sulle intercettazioni incostituzionale”.

“Il ddl sulle intercettazioni è un provvedimento sbagliato, con evidenti tratti di incostituzionalità e di interessi di parte”. Lo ha dichiarato questa mattina ai microfoni di RadioArticolo1 Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, ospite della trasmissione Italiaparla. “Si coniugano, in questo testo, due elementi insopportabili: il primo riguarda il diritto all’informazione, il diritto alla cronaca, anche a quella giudiziaria. Il secondo riguarda gli interventi sulla sicurezza. A protestare non è solo la magistratura, ma anche tutte le forze dell’ordine, che prevedono ripercussioni molto gravi sulle indagini relative alla criminalità. Si getta sabbia nel meccanismo delle indagini, si rallentano i processi investigativi, si abbassa la durata delle intercettazioni, si diminuisce la disponibilità delle risorse”.

Sul fronte dell’informazione, ad essere colpiti, secondo l’esponente della Cgil, non sono soltanto i giornalisti. “Si tenta di spostare il meccanismo censorio direttamente sugli editori, con multe che hanno una consistenza davvero molto elevata, insopportabili per la maggior parte delle testate italiane, mentre si mantiene comunque la minaccia del carcere per i giornalisti”.

Fulvio Fammoni interviene anche sui casi di Sky e RaiNews24. “Il ricorso all’Unione europea di una grande multinazionale come Sky dimostra che in Italia si cerca di fare quello che non succede nel resto d’Europa. Pensiamo anche a RaiNews24, una delle reti con gli ascolti in crescita. Un caso che dimostra come la Rai, che dovrebbe essere di tutti, non ha una gestione che risponda agli interessi generali e a quelle che dovrebbero essere le dinamiche di un’azienda”. Il problema, secondo Fammoni, è che “questo governo, ormai, ostenta il conflitto di interessi. Quando il presidente del consiglio italiano diviene il più grande editore del paese e detiene anche il controllo indiretto del servizio pubblico tutte le agenzie che vigilano sulla libertà di stampa nel mondo abbassano il rating dell’Italia. Per questo al movimento per la libertà di informazione occorre dare continuità. L’iniziativa deve durare per tutta la fase della discussione parlamentare. Deve crescere e radicarsi nel territorio. La gravità dei problemi richiama la vastità e l’unitarietà di tante organizzazioni diverse in favore della libertà di informazione. E anche se la legge verrà approvata, il movimento non si dovrà fermare: andrà avanti nelle sedi costituzionali come nelle sedi europee. Non si può perdere una battaglia per i diritti e per la libertà”.

Ascolta l'intervista su
http://www.radioarticolo1.com/audio/2010/05/21/5147/


Eco della stampa

Una banca inarrivabile

L'Istituto Opere di Religione (Ior), la holding vaticana, è sempre stata una banca inarrivabile per i giudici, sia che si trattasse di Banda della Magliana, o di delitto Calvi, o di fondi neri di politici italiani.

Ma da qualche mese c’è una nuova dirigenza e si trascina anche una spiacevole querelle diplomatica con il governo italiano. Dal Vaticano, quindi, hanno promesso di adeguarsi rapidamente alle direttive europee antiriciclaggio.

Francesco Grignetti sul quotidiano "La Stampa" di Torino ci fornisce un esilarante ritratto del gentiluomo di Sua Santità, Angelo Balducci, al centro del grande scandalo "Cricca-Anemone".


(...) Che Balducci abbia un conto corrente presso lo Ior, fu lui stesso a dirlo a un magistrato. Era qualche anno fa e lo interrogava il pm di Potenza, il giovane Henry John Woodcock, il quale, intercettando le telefonate del cerimoniere pontificio, monsignor Franco Camaldo (coinvolto nell’inchiesta sugli affari di Vittorio Emanuele di Savoia), fu incuriosito da un misterioso bonifico di Balducci al monsignore.

Questa fu la spiegazione di Balducci: siccome monsignor Camaldo, suo fraterno amico, era stato truffato nel corso di una spericolata operazione immobiliare, ed era giù di morale, lui aveva deciso di aiutarlo con un prestito di 280 mila euro a fondo perduto.

Camaldo diede una risposta ancora più sorprendente: aveva partecipato a una operazione per comprare a Marino, nei Castelli romani, la villa principesca che era appartenuta a Carlo Ponti e Sofia Loren per farne la sede di una associazione massonica, ma il tutto si era rivelato una truffa e perciò era ricorso a Balducci.

Woodcock non fu granché convinto da queste risposte, ma non aveva elementi per procedere oltre. I suoi colleghi di Perugia, ora, intendono convocare Camaldo quanto prima per interrogarlo. (...)

da FRANCESCO GRIGNETTI, "Balducci e la pista che porta allo Ior" - La Stampa, 17.5.10