lunedì 23 dicembre 2013

Parliamo di socialismo - Ripartiamo da Nenni per il socialismo europeo

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

di Antonio Tedesco

 

Nei simboli dei Partiti italiani non vi sono più riferimenti all’Europa e sono aumentati i riferimenti nazionalistici. Il consenso intorno all’Istituzione europea è ai minimi storici. L’Unione europea, nell’attuale configurazione è il risultato di un processo d’integrazione politica ed economica priva di quei contenuti ideologici che erano alla base della visione illuminata dei teorici degli Stati Uniti d’Europa (Colorni, Rossi, Spinelli, etc.). Si sono concretizzate le preoccupazioni di Francesco De Martino: “non si giungerà all’Unità politica se questa non diviene coscienza comune delle masse e se i vari Stati europei fin d’ora non faranno tutti gli sforzi per uniformare i loro indirizzi almeno nei settori più significativi”.

Oggi in Italia non c’è una cultura politica abituata a considerare i problemi interni nella visione complessiva dell’Unione europea, capace di uscire da una sorta di stagnante provincialismo nel quale siamo ricaduti negli ultimi vent’anni. La nostra classe politica parla spesso solo di fiscal compact, di rivisitazione della spending review, ponendo l’Istituzione europea in un evidente condizione di astrattezza e di impopolarità.

Sicuramente vi è un deficit di democrazia, ma l’Unione Europea è divenuta per l’italiano medio un’entità “antipatica”, spesso associata alla “prepotenza tedesca” ed ha costituito un alibi perfetto per i Governi italiani degli ultimi 20 anni.

Nel 2014 (febbraio-marzo) a Roma si terrà il Congresso del PSE in vista del voto (24-25 maggio 2014) per rinnovare il Parlamento Europeo e credo che possa essere un’occasione per le forze della sinistra italiana (PD, SEL, PSI) per uscire dall’eterna indecisione, riconoscendosi nel socialismo europeo e riscoprendo i propri orientamenti e valori nella storia e nella tradizione socialista italiana.

Mi viene in mente Pietro Nenni in un suo intervento al Congresso dell’Internazionale Socialista a Vienna nel 1972 dove affermò che: “Vincere o perdere la battaglia per l’Europa ha un’importanza fondamentale per noi socialisti europei”. E mi chiedo se il Congresso in Italia possa essere un’occasione importante per far emergere orientamenti comuni delle forze socialiste europee.

Penso soprattutto alle priorità da affrontare fin da ora: disoccupazione, disuguaglianze sociali ed economiche e quelle concernenti la cultura, i mezzi d’informazione, la scuola.

Il Congresso a Roma può essere l’occasione per ripartire dai grandi pionieri dell’europeismo? Un’occasione per riprendere la strada aperta da Spinelli, Colorni, Rossi e proseguita da Pertini, De Martino, Nenni che sognavano l’Europa dei diritti, del lavoro, della solidarietà?

Si potrebbe ripartire da un vero e convinto europeista: Pietro Nenni, leader e figura centrale del socialismo italiano del 900’,simbolo della politica intesa come bene comune. (A breve il PD intitolerà una sala della Camera dei Deputati a Pietro Nenni).

Nenni è stato un convinto europeista, soprattutto dal 1957 (dopo il Congresso di Venezia del PSI), e l’Europa divenne l’asse portante della sua politica e l’architrave della politica socialista in Italia: “Crediamo in un Europa democratica che sia una Comunità federale dei suoi popoli liberi”. Il Laburista inglese Aneurin Bevan disse nel 1957: “I socialisti europei devono essere profondamente grati al leader socialista Pietro Nenni”.

Perché non ripartire da Pietro Nenni, per gli Stati Uniti d’Europa, con un nuovo modello economico e sociale originale che sia fondato sulla democrazia e sulla partecipazione, capace di superare gli squilibri sociali e territoriali e le disuguaglianze economiche? Altrimenti, come diceva Nenni, “senza democrazia, senza libertà tutto si avvilisce, tutto si corrompe”.