mercoledì 4 aprile 2012

La soluzione è nelle commissioni interne

Parliamo di socialismo

a cura della Fondazione Pietro Nenni

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

E' difficile immaginare che il licenziamento cioè l'interruzione del rapporto di lavoro sia deciso nella dialettica tra le parti, come l'assunzione?

 

di Giuseppe Tamburrano

 

Se la retorica della difesa dei lavoratori cedesse ad oneste considerazioni, la riforma dell'art.18 sarebbe stata portata nell'ambito del luogo del lavoro, all'autonomia delle parti sociali, ad un processo democratico di base.

    Rendendo concreta e comprensibile questa premessa ritengo che il processo del licenziamento debba svolgersi e risolversi stabilendo per legge che nei luoghi di lavoro debba essere eletto un organismo rappresentativo: commissione interna, comitato, uno dei tanti nomi usati dalla fine del fascismo e che non hanno mai avuto poteri reali a partire dai Consigli ipotizzati da Morandi nel 1944. Organismi elettivi con precisi poteri, le Commissioni interne erano nel programma del Governo Nenni-Moro ma la CISL si oppose fedele al principio ostile all'intervento della legge nei rapporti di lavoro. Bisogna tornare a quella impostazione.

    Ed ecco la proposta. I lavoratori eleggono i loro rappresentanti nella Commissione interna (o come si vuol chiamare) non con liste sindacali ma autonome (prevedendo un quorum per la presentazione delle candidature). Nell'ambito dell'organismo si forma un comitato con la rappresentanza dei lavoratori, degli impiegati e della direzione che esamina i ricorsi contro i licenziamenti ed emette una decisione la quale, se non è pacifica, può essere sottoposta ad un collegio arbitrale di persone appartenenti al mondo giuridico del lavoro (giudici, avvocati, professori, sindacalisti)

    La procedura rispetta l'autonomia delle relazioni industriali e sarebbe estremamente rapida.

    Le Commissioni interne avrebbero altri importanti compiti nella vita e nella gestione dell'azienda.