Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Mauro Rostagno (1942-1988) è stato ricordato a Berlino dallo scrittore amico di una vita Peter Schneider e dal regista Alberto Castiglione, autore del documentario "Una voce nel vento" nella quale ricostruisce l'assassinio mafioso di un giornalista che fu tra i fondatori di Lotta Continua.
di Laura Garavini deputata PD, circoscrizione estero
Era un uomo che aveva il coraggio di denunciare gli intrecci tra mafia, potere ed economia. Un giornalista che con i suoi servizi osava fare i nomi dei colpevoli e spingeva i suoi concittadini a fare altrettanto.
A Berlino abbiamo ricordato Mauro Rostagno, vissuto da giovane anche in Germania e in Inghilterra, in un dibattito insieme allo scrittore tedesco Peter Schneider, suo amico, e al regista Alberto Castiglione, autore del documentario "Una voce nel vento".
Il pubblico a Berlino è rimasto impressionato da questo filmato che, con le sue rivelazioni, ha consentito di riaprire il processo a distanza di oltre 20 anni dall'omicidio consiglio vivamente di mostrarlo anche in altre città.
Sulla situazione attuale dell'antimafia in Italia e delle collaborazioni internazionali ho parlato questo mese a Napoli con gli esperti della sicurezza interna della SPD bavarese e nazionale. Siamo d'accordo sulla necessità di creare le condizioni politiche per rendere possibile una collaborazione più stretta e moderna in materia di contrasto alla criminalità organizzata.
IPSE DIXIT
Elementi minimi - «È impossibile una qualunque cazzo di battaglia in questo Paese se non si ripristinano elementi minimi di legalità e di stato di diritto.» Emma Bonino
LEGALITÀ
L'ARRESTO DI GIUSEPPE RIINA E L'IMPORTANZA DELLE INTERCETTAZIONI
Nebbia in Val Padana
Mercedes Bresso aveva vinto
È stato condannato il truccatore di firme a favore dell'attuale presidente della Regione Piemonte, il leghista Cota
Dal manifesto del 1° luglio 2011
Traballa, e parecchio, la poltrona del presidente del Piemonte Roberto Cota che, nel 2010, aveva vinto su Mercedes Bresso per soli 9mila di voti. Il processo per falso avviato a Torino nel dicembre scorso ha portato ieri alla condanna a due anni e otto mesi di Michele Giovine, la cui lista Pensionati per Cota ha contribuito con 27 mila voti alla vittoria del leghista. Per il tribunale erano false le firme racconte in 17 circoscrizioni su 19. Una bella soddisfazione per Bresso e per i radicali che sin dall'inizio hanno denunciato l'illegalità di quel voto. Anche perché con ogni probabilità la sentenza avrà effetti decisivi sul procedimento in corso per accertare la regolarità delle elezioni.
Cota tira dritto: «I problemi legati alle autentiche delle firme di una lista non mi riguardano. Se qualcuno ha sbagliato, paghi. I voti che i piemontesi mi hanno dato sono veri e validi».
Bresso è di un altro parere: «Cota che non poteva non conoscere le modalità con cui Giovine operava». E finalmente il Pd chiede, insieme al resto della coalizione, «il ritorno alle urne, perché Cota non ha vinto, e la elezioni sono state viziate da una vera e propria truffa» (così il segretario regionale Morgando).