martedì 25 gennaio 2011

A margine del Caso Battisti

TRA "CAVIAR" E "CACHAÇA"

La gauche-caviar era meglio se si sceglieva un altro testimonial.

Nella vicenda Battisti ci sono tanti aspetti inquietanti, compreso l'uso strumentale della sua vicenda per fare il solito polpettone tra sinistra terrorismo e anti-berlusconismo, come quel ministro ex picchiatore fascista che ora è per la repressione violenta del dissenso studentesco. L'ineffabile La Russa è giunto a parlare di richiamo della foresta comunista. Condannati definitivi tuttora latitanti accusati di terrorismo di destra e di sinistra sono circa un centinaio e non sono al centro dell'attenzione politica e mediatica.

    La polemica della Biffo è forte e questo può indisporre una parte della sinistra italiana, in particolare quelli che si sentono frustrati nelle loro aspirazioni rivoluzionarie. La proiezione su altri ha giocato brutti scherzi, come quando un certo Girotto, conosciuto come Fratello Mitra riuscì a infiltrare persino le Brigate Rosse. Se fosse venuto in quei tempi un sindacalista dell'ABC paulista o un attivista indigenista boliviano non avrebbero suscitato tanto entusiasmo.

    Se guardiamo al panorama politico latino americano oggi rispetto a 30 anni fa dobbiamo constatare che la democratizzazione è avvenuta per impulso di sindacalisti e indigenisti e non certo grazie alle formazioni di lotta armata. Ma c'è sempre un caudillo tonitruante che suscita sopiti entusiasmi rivoluzionari a tenere alto il morale dei rivoluzionari di casa nostra.

    Certamente nella condanna di Battisti ha giocato la legislazione emergenziale, ma la sua estraneità è stata dichiarata dallo stesso soltanto quando l'estradizione dalla Francia stava diventando concreta, mentre fino ad allora l'alone di combattente per la rivoluzione armata era servito ad accreditarlo in determinati ambienti. Per impedire l'estradizione si è giunti a sostenere che correva pericolo di vita. La gauche caviar francese era meglio scegliesse un altro testimonial. (FB)       


Riceviamo e volentieri pubblichiamo

RUBY: FRANCO (PD) DAL SIT-IN DELLE DONNE PD, LA NOSTRA DIGNITA' NON E' IN VENDITA

"Bello, importante e necessario questo gesto di riprendersi la parola in un momento così grave  di offesa alla dignità delle donne da parte di una delle più importanti cariche istituzionali del nostro Paese". Lo afferma la senatrice del Pd Vittoria Franco durante il  Sit-in organizzato dalla donne del Pd davanti Palazzo Chigi per chiedere le dimissioni di Berlusconi coinvolto in un traffico di donne a uso prostituzione.

"I cattivi esempi del premier - dice Vittoria Franco - e la sua bieca idea delle donne come meri oggetti sessuali  suscitano a dir poco indignazione da  parte di tutte le donne. Le dimissioni sono il minimo che si possa chiedere. Siamo qui per questo, lo chiediamo a gran voce sui nostri striscioni e con i nostri slogan, vogliamo che quando si parla di donne lo si faccia con il massimo rispetto e con la dovuta dignità", conclude la senatrice Pd.