martedì 26 aprile 2016

UN MARE DI MORTI

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Unhcr conferma la morte di circa 500 migranti nel naufragio del Mediterraneo. I sopravvissuti hanno raccontato che il barcone si è rovesciato a causa del sovraffollamento. Appello all'Ue per una nuova politica per gli insediamenti

 

Arriva la tragica conferma, circa 500 persone sarebbero morte a seguito del naufragio del barcone di migranti avvenuto nei giorni scorsi nel mar Mediterraneo. Lo ha confermato poco fa in una nota la portavoce di Unhcr per l’Europa meridionale, Carlotta Sami: “Abbiamo sperato fosse notizia infondata ma ieri sera abbiamo incontrato i superstiti a Kalamata”.

    A far luce sulla vicenda l’UNHCR, ma a diffondere la notizia è stato il quotidiano laburista The Guardian. L’Organizzazione umanitaria ha svolto ieri un’indagine a Kalamata in Grecia dove ha raccolto le testimonianze di 41 migranti originari di Somalia, Sudan, Etiopia ed Egitto. Queste persone hanno detto di essere state coinvolte – o di aver assistito – in un naufragio che sarebbe costato la vita a circa 500 migranti. Tra le 100 e le 200 persone sarebbero partite da un punto della costa libica presso Tobruk, in un’imbarcazione in pessime condizioni. Una volta al largo, i trafficanti avrebbero tentato di far salire a bordo altre persone che si trovavano su una barca più piccola. A causa del sovraffollamento, l’imbarcazione più grande sarebbe affondata. I 41, prosegue l’Unhcr, sono persone che non erano ancora salite a bordo dell’imbarcazione affondata o che hanno raggiunto quella più piccola a nuoto, dopo l’incidente. La barca ha poi vagato alla deriva prima di essere avvistata il 16 aprile. I sopravvissuti sono stati recuperati in mare il 16 aprile e nei giorni successivi sono arrivati a Kalamata, dall’UNHCR è stato poi precisato che la data del naufragio è ancora non chiara e senza specificare chi ha salvato i migranti.

    I sopravvissuti non saranno riportati in Turchia dal momento che sono partiti dalla Libia, un paese devastato dalla guerra e con il quale l’UE non ha ancora negoziato un accordo per i rimpatri. Inizialmente si pensava che il punto di partenza di quest’imbarcazione fosse la terra dei faraoni, l’Egitto. In effetti solo nelle ultime settimane la maggior parte dei profughi sbarcati in Sicilia partiti dall’Egitto, senza dimenticare che continua ad ampliarsi la rete di scafisti nella terra dei faraoni e nel sud Italia che promette viaggi illegali a partire da 4mila euro a passeggero.

    In una dichiarazione, l’UNHCR ha invitato l’Europa a fornire “un aumento dei percorsi regolari per l’ammissione di rifugiati e richiedenti asilo per gestire l’emergenza in Europa. Ulteriori possibilità per il reinsediamento, il ricongiungimento familiare, e i visti di lavoro e di studio”, perché “servono a ridurre la domanda di traffico di esseri umani e di viaggi in barca pericolosi”.

    In effetti sembra che sia servito a poco all’Italia l’accordo con la Turchia. Gli sbarchi dal Continente africano continuano inesorabilmente e la Penisola italica resta il punto di approdo più vicino. La scorsa settimana l’Oim ha fatto sapere che in soli tre giorni (dal 12 al 15 aprile) sono sbarcati in Italia quasi 6mila migranti. Il dato, diffuso dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni sul suo sito, richiede un nuovo aggiornamento dei numeri diffusi dal Viminale tre giorni fa, secondo cui quest’anno gli arrivi via mare sono stati 24mila, il 25% rispetto allo stesso periodo del 2015. Solo il 15 aprile, in prima mattinata, sono stati 357 gli arrivi a Messina. Oltre 4.100 migrati sono stati salvati nel canale di Sicilia nell’arco di 48 ore a partire da lunedì e nove persone sono morte.

 

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