Da Avanti! online www.avantionline.it/ Mentre Putin fa un riferimento tutt’altro che tranquillizzante all’uso dell’arma atomica e fa intensificare i bombardamenti sulle posizioni dell’Isis, dall’altra parte dell’oceano, il Capo del Pentagono, Ash Carter, si lascia sfuggire davanti alla Commissione Difesa del Congresso un’ammissione tutt’altro che tranquillizzante: “La realtà – ha detto – è che siamo in guerra”. La situazione in Siria dopo gli attentati di Parigi e quello di San Bernardino, sembra aver imboccato la strada dell’escalation militare. La coalizione di Paesi, Usa, Russia e Francia, – cui di recente si è aggiunta anche la Germania – decisa a sradicare la presenza del terrorismo islamico in Siria, non è ancora né veramente unita né tanto meno coordinata, ma ciò nondimeno, ognuno sembra intenzionato a aumentare la pressione militare e comunque lancia messaggi che non lasciano trasparire nessuna arrendevolezza sul terreno bellico. La Russia ha scatenato una vera e propria tempesta di fuoco con i bombardieri e con i missili da crociera. Ieri sera durante un vertice con il ministro della Difesa Sergey Shoigu, Putin ha detto che i missili Kalibr e i missili da crociera A-101 “possono essere armati sia con testate convenzionali sia con testate speciali, cioè quelle nucleari. Certamente nulla di questo è necessario nella lotta ai terroristi, e spero che non sarà mai necessario”. Parole inquietanti mentre si intensificavano i raid ‘contro obiettivi dell’Isis e di altri gruppi terroristici’, – come ha fatto sapere oggi il ministero della Difesa – utilizzando anche un sottomarino, il Rostov-on-Don, – sottomarino della classe Varshavyanka con tecnologia stealth avanzata – dispiegato nel Mediterraneo con lanci di missili che si è unito alle operazioni condotte dai cacciabombardieri Tupolev Tu-22M3. La decisione di moltiplicare i lanci missilistici è stata presa dal presidente Vladimir Putin in persona, precisa una nota del dicastero, nella sua qualità di Comandante supremo delle Forze armate russe. La decisione russa sembra avere una portata politica che va ben al di là dello scontro sul terreno con i miliziani del Califfo. L’obiettivo politico sembra essere ancora una volta il governo turco cui non solo Mosca non ha perdonato l’abbattimento del suo cacciabombardiere SU-24, ma anche, evidentemente, il protrarsi di un sostegno alle milizie che combattono contro Assad e chissà, forse anche ancora allo stesso Isis. Un gioco sul filo del rasoio perché la Turchia è membro della Nato e un coinvolgimento diretto negli scontri potrebbe avere ripercussioni terribilmente gravi. >>> Continua la lettura sull’avantionline |
Da l’Unità online http://www.unita.tv/ Spagna: È sfida a sinistratra Podemos e il PSOE di Silvia Gernini - @sgernini In Spagna mancano poco più di dieci giorni alle elezioni e la campagna elettorale si sta trasformando in un campo di battaglia per la sinistra. Mentre il Partido Popular di Mariano Rajoy al governo si confermerebbe, secondo l’ultimo sondaggio, il favorito con oltre il 28% dei voti che però non gli consentirebbero di governare senza un accordo. A otto punti percentuali di distanza dal Pp si piazza il Psoe, seconda forza politica del Paese. Ed è in questa situazione che Rajoy continua a smarcarsi dai dibattiti tv per evitare gli attacchi degli altri partiti, mentre all’interno della sinistra è iniziata, insieme alla campagna elettorale, una guerra tra Psoe e Podemos per accaparrarsi i voti degli indecisi che potrebbero fare la differenza per i socialisti. Il leader socialista Pedro Sánchez punta a battere Podemos per concentrarsi sulla competizione contro il partito di Rajoy e con un’unica battuta attacca sia Iglesias che il leader dei popolari: “L’unica garanzia di cambiamento è il Psoe; non votarlo (votando Podemos, ndr) significa regalare il voto al presidente della disoccupazione e della corruzione, ovvero Rajoy”. Iglesias, aggiunge Sánchez, “ha un modo strano di fare politica. Dice che il Psoe non può contare sui voti di Podemos se vogliamo formare il governo. Il fatto è che Iglesias ama solo se stesso”, così il leader socialista, che accusa Podemos di voler sottrarre voti al Psoe anche se “è chiaro che non vincerà le elezioni”. Iglesias, da parte sua, teme il calo di consensi registrato negli ultimi sondaggi (sarebbe la quarta forza politica con meno del 10%) e cerca, in questi pochi giorni che restano, di recuperare terreno, cercando di prendere il voto degli elettori socialisti delusi. E con lui anche il segretario politico di Podemos Íñigo Errejón che proprio al popolo socialista ha annunciato la “buona notizia”: per queste elezioni hanno un’alternativa, possono votare Podemos. “Sánchez – ha commentato invece Iglesias – è fuori dalla corsa elettorale. E lo dico con amarezza”. In questa guerra all’ultimo voto tra Psoe e Podemos, la sinistra sembra dimenticare Ciudadanos, il partito liberale moderato, che continua a crescere nelle rilevazioni posizionandosi come terza forza politica del Paese con un leggero distacco dal Psoe. Il partito di Albert Rivera sarebbe ai livelli dei due principali partiti che hanno governato dal 1982 a oggi e nelle elezioni del 20 dicembre potrebbe rappresentare il vero ago della bilancia. |