martedì 1 dicembre 2015

ALTA TENSIONE

Da Avanti! online www.avantionline.it/

 

Non è mai stata così alta la tensione tra la Russia e un Paese della Nato dagli anni della guerra fredda.

 

di Armando Marchio

 

L’abbattimento ieri di un jet russo a opera dell’aviazione militare turca sul confine tra Siria e Turchia con la morte di uno dei due piloti, probabilmente ucciso dai ribelli turcomanni anti-Assad e protetti dal governo di Ankara, ha portato la temperatura delle relazioni tra i due Paesi al calor bianco. L’unica buona notizia fino a oggi è che il secondo uomo dell’equipaggio del Sukhoi SU-24 abbattuto con un missile aria-aria dal caccia F16 turco, è stato recuperato dalle forze di soccorso in un’operazione congiunta tra siriani e russi. Per il resto continuano ad addensarsi nubi nere sull’orizzonte delle relazioni tra i due Paesi e sull’intera regione con pesanti riflessi sui tentativi di costruire una coalizione internazionale per combattere contro il terrorismo dell’Isis.

    Mosca, da cui è lecito attendersi una rappresaglia mirata contro la Turchia perché non è immaginabile che Putin incassi un colpo di questo genere senza reagire, ha schierato batterie di missili nella base di Latakia destinate a sconsigliare eventuali bis dell’aviazione turca mentre è arrivata – ha annunciato il ministro della Difesa russa Serghiei Shoigu – nelle acque prospicienti le coste siriane, un incrociatore – il Moskva – che si unisce alle altre cinque navi da guerra già presenti e ad almeno due sottomarini. I sistemi di difesa anti missilistica S-400 spostati ora nella base di Khmeimim, a Latakia, completano il quadro dello schieramento militare russo che, a detta degli analisti occidentali, ha trasformato la ‘storica’ base navale di Tartus, in un avamposto “inespugnabile”.

    E a rendere se possibile ancora più delicato il quadro, c’è anche la presenza cinese. Secondo l’agenzia di intelligence israeliana DEBKA, i cinesi avrebbero già schierato a ridosso delle coste siriana la portaerei Liaoning ed un incrociatore lanciamissili.

    Le Forze armate turche intanto hanno rafforzato i controlli aerei del confine con la Siria e da oggi i caccia F-16 turchi di pattuglia saranno 18 e non più 12. >>> Continua la lettura sul sito Vai al sito dell’avantionline

 

 

 

Da l’Unità online http://www.unita.tv/

La Germania interverrà in Siria

 

Berlino invierà i Tornado nella guerra contro l’Isis. Lo riferisce Henning Otte, parlamentare Cdu e membro della Commissione Difesa del Bundestag. “Non rinforzeremo solo la missione di addestramento nel nord dell’Iraq”, dice, “ma invieremo i nostri Tornado di ricognizione in Siria per la guerra contro l’Isis”.

 

Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Dpa, la decisione è stata presa da Angela Merkel insieme ai ministri competenti “come conseguenza degli attentati di Parigi”.

    Secondo quanto riferisce la Sueddeutsche Zeitung, la flotta dei Tornado tedeschi è composta da 85 velivoli dotati di fotocamere ottiche e di uno scanner a raggi infrarossi. Una parte di essi sarà impiegata in Siria, se il Bundestag darà il via libera.

    Sempre in base a quanto riportato dalla Dpa, la Germania parteciperà inviando anche una nave da guerra. Vai al sito dell’Unità

 

 

Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Pacifismo e nonviolenza

 

Vorrei contribuire a cogliere alcuni dei motivi profondi della crisi del movimento per la pace. Potrebbe trattarsi, infatti, di una crisi di crescita.

 

di Danilo Di Matteo

 

Polemos è padre di tutte le cose, sosteneva Eraclito: la dimensione conflittuale è parte integrante dell’esistenza dei singoli e dei gruppi, e anzi la vivifica. Pretendere di estirparla sarebbe irragionevole. Potrebbe trattarsi di uno degli errori di un pacifismo ingenuo: che inoltre è forse attraversato da alcuni retropensieri che lo condizionano assai, riguardo in particolare al rapporto fra Nord e Sud del pianeta, il primo visto quasi sempre come “oppressore” e “sfruttatore”, con la complicità delle classi dirigenti del secondo.

    La ricerca della pace, dunque, concepita per lo più come una forma di tutela dei “poveri” e degli “emarginati” del mondo (si scorge insomma l’eco di una visione “di classe” delle relazioni internazionali).

    L’esperienza della nonviolenza, invece, si inserisce proprio nel quadro dei conflitti, divenendo una forma formidabile di conquista della libertà. Affermava il Mahatma Gandhi: “La mia resistenza alla guerra non mi porta al punto di ostacolare coloro che desiderano parteciparvi. Ragiono con loro. Presento loro la via migliore e li lascio fare la loro scelta”. La scelta come dimensione umana fondamentale: decisione e responsabilità. E che dire del pastore battista nero Martin Luther King e della sua “guerra alla povertà”? Il gesto di Rosa Parks, che il 1° dicembre 1955 viene arrestata per il suo rifiuto di sedere nella sezione posteriore dell’autobus, riservata ai neri, non è a suo modo conflittuale?

    L’ignavia, accanto all’indifferenza, è il peso morto della storia; il rifiuto di prendere posizione. Per pigrizia o per averne assunta una fin dall’inizio, magari in maniera implicita: quella antioccidentale. Ma noi perseguiamo pace e giustizia anche perché figli dell’Occidente.