giovedì 18 aprile 2019

Libia sull’orlo della guerra civile

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

Ricordate la stretta di mano tra al-Sarraj e Haftar con in mezzo il Premier italiano Conte? Accadde nemmeno cinque mesi fa alla conferenza di Palermo. Fu propagandata da una marea di foto che avevano invaso i media. Oggi tutto ciò assume i contorni del tragicomico visto quello che sta accadendo in Libia.

 

di Alessandro Perelli 

 

È in atto in queste ore una furibonda battaglia alle porte di Tripoli che può essere il presupposto di una vera e propria guerra civile. L'avanzata delle truppe del generale Haftar, che già controlla Bengasi e la Cirenaica, è giunta a pochi chilometri dalla capitale libica e nonostante la reazione dei soldati del Governo al-Sarraj, riconosciuto dall'Unione europea, costituisce una realtà di fatto che non potrà essere ignorata dai previsti successivi incontri per trovare un accordo. Ma quello che è ulteriormente preoccupante, oltre alle già numerose vittime, è la regia internazionale che sembra stia dietro al deteriorarsi della situazione.

    Il sostanziale appoggio di Francia, Russia ed Emirati arabi e il silenzio prudente degli Usa alla condotta di Haftar pongono pesanti interrogativi sul futuro di questo martoriato Paese che dopo la caduta di Gheddafi non sembra riuscire a trovare la strada della pacificazione e della ripresa. Pesano sicuramente le divisioni tra i vari gruppi etnici che popolano la Libia (e che Gheddafi bene o male era riuscito a gestire), ma pesano ancora di più gli interessi economici sul controllo ed utilizzo delle risorse naturali come il petrolio. L'Italia è in una posizione geopolitica tale da essere il Paese più interessato alle relazioni con quel territorio che fu nel periodo coloniale un suo possedimento e con cui tradizionalmente si sono mantenuti molti legami di ordine sociale, culturale ed economico dopo la raggiunta indipendenza. Si ha l'impressione che le ultime mosse del Governo italiano non abbiano portato molti risultati positivi ed anzi ci sia stato un pericoloso vuoto di iniziativa politica con un acritico avallo al Governo al-Sarraj che si è dimostrato controproducente alla prova dei fatti e senza reale peso e strategia politica.

    Il recente ritiro da parte dell'Eni dal personale italiano dai numerosi impianti per l'estrazione del petrolio in territori minacciati dal propagarsi del conflitto interno, dimostra ampiamente la gravità della situazione. Senza parlare delle risorse perse da molti imprenditori italiani che avevano investito in Libia e che speravano di recuperare almeno parzialmente il frutto delle loro iniziative ma che ora si trovano nuovamente nel caos più totale. Per il momento la nostra ambasciata a Tripoli rimane aperta, così come proseguono le nostre missioni militari e la collaborazione con la guardia costiera libica per il controllo del problema delle migrazioni clandestine sulle nostre coste e sussistono anche degli accorsi comuni sulla pesca, ma i missili su Tripoli fanno presagire un futuro molto problematico e incerto.

 

 

 


______________________________________________________________________
This email has been scanned by the Symantec Email Security.cloud service.
For more information please visit http://www.symanteccloud.com
______________________________________________________________________