Da Avanti! online
Intervista con Tiziana Parenti su Mafia Capitale. "La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva". Giorgio Napolitano si è espresso contro le infiltrazioni criminali nella vita politica e amministrativa e il degrado della stessa, e lo ha fatto dal palco di una manifestazione all'Accademia dei Lincei. Non ha mai nominato l'inchiesta penale in corso – nota come 'Mafia Capitale' – ma ha dichiarato che "è ormai urgente la necessità di reagire" a una certa anti-politica, "denunciandone le faziosità, i luoghi comuni, le distorsioni impegnandoci su scala ben più ampia non solo nelle riforme necessarie" ma anche "a riavvicinare i giovani alla politica". Nel frattempo, stamane, sono stati consegnati – al capo della procura di Roma, Giuseppe Pignatone – alcuni documenti del Campidoglio considerati utili alle indagini sulla maxi-inchiesta. Sempre stamane il Psi ha illustrato un emendamento all'Italicum, il disegno di legge sulla riforma della legge elettorale attualmente in Commissione Affari Costituzionali al Senato, sulle modalità di ammissione dei candidati alle elezioni politiche, regionali e comunali. Sull'inchiesta che sta scuotendo il mondo politico Avanti! ne ha parlato con Tiziana Parenti che all'epoca di Tangentopoli faceva parte del pool di Mani Pulite, ex pubblico ministero, ex parlamentare, ex presidente della Commissione Antimafia.
di Silvia Sequi
In un'intervista su Lettera43, Antonio Di Pietro sembra riabilitare Bettino Craxi, dichiarando che l'ex leader socialista "denunciò il sistema di Tangentopoli sia in Parlamento che davanti ai giudici del tribunale di Milano. Gli altri invece facevano finta di non vedere".
Quel mondo è lontano da quello di oggi. Una volta la statura politica era elevata, ora ci sono piccoli gnomi che arraffano, senza avere più il limite delle situazioni e nemmeno di se stessi. La riabilitazione di Craxi è nei fatti. Chi potrebbe, oggi, alzarsi in Parlamento come leader, in termini di coraggio e contenuti? Nessuno, credo davvero nessuno.
Quali le differenze tra il malaffare degli anni '90 e quello dei giorni nostri?
È completamente un'altra realtà, un'altra società che tende a scendere sempre più verso il basso. Oggi trovo sia diffusa parecchia mediocrità, che può essere assurta a una delle cause del crimine. Mancano le storie personali e culturali, non c'è dunque ambizione personale. Soggetti con questi profili sono facili da avvicinare e da 'utilizzare'. Non trovo nessuno che abbia una caratura politica, che si costruisce nel tempo.
Cosa pensa dell'intenzione del governo Renzi di innalzare la pena minima per corruzione da quattro a sei anni, e di allungare il periodo necessario per far scattare la prescrizione sui reati di corruzione?
Quando le cose scoppiano, ecco che arriva lo spot elettorale. Più si alzano le pene, più si allontana la prescrizione, più i processi non si celebrano. E la giustizia non funzionerà mai. Se si vuole veramente approdare a un meccanismo equo e funzionale le pene devono essere ridotte. Ma applicate. In questa inchiesta specifica per dimostrare l'eventuale matrice di stampo mafioso il tempo previsto, per un processo di primo grado, è di 7/8 anni. La media dei processi penali in Italia è di 15 anni, il meccanismo della giustizia è totalmente inceppato. E poi mi domando: ma che senso ha se dopo più di un decennio il mondo e la società sono cambiati, diventando altro?
Quale la causa di questo status quo?
Abbiamo perso l'ottica politica per scegliere in quale società vogliamo vivere: ognuno sbanda e non si arriva da nessuna parte. La politica risiede nella costruzione del modello di una società in cui tutto il resto si inserisce, e noi italiani – da almeno un decennio – abbiamo perso questo approccio.