LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Il programma degli imprenditori indirizzato alle forze politiche punta a "riportare il dibattito sui temi dell'industria e del lavoro"
e a "rimettere il manifatturiero al centro del paese, portare il Pil al +2% annuo e il rappoerto Deficit/Pil al 100%"
Come spesso avviene, stamattina uno dei grandi quotidiani italiani anticipava la notizia. Questa volta era La Repubblica, con un articolo di Roberto Mania, a svelare in anteprima l’Agenda di Confindustria, il documento che il presidente dell’associazione degli industriali ha appena presentato ufficialmente nella sede di Viale dell’astronomia a Roma. Indirizzato alle forze politiche in occasione delle elezioni, il documento programmatico degli imprenditori italiani punta a “riportare il dibattito elettorale sui temi dell'industria e del lavoro”. Temi, si sottolinea, “purtroppo trascurati in queste settimane”.
Confindustria propone una terapia d’urto: un progetto, ha spiegato Giorgio Squinzi di “ampio respiro, fatto di azioni, di rilancio economico e sociale del paese, mobilitando 316 miliardi di euro in 5 anni”.
Tre le priorità indicate dagli industriali: rimettere il manifatturiero al centro del paese riportando la sua incidenza sul Pil dall'attuale 16,7% a oltre il 20%; aumentare il Pil di più del 2% annuo, portare il rapporto deficit/Pil al 100 per cento.
Come ha spiegato il numero uno di Viale dell’Astronomia presentando il documento, occorre abbattere i costi e sostenere gli investimenti. Per far ciò occorre: “il pagamento immediato di 48 miliardi di debiti commerciali accumulati da Stato ed enti locali; il taglio dell’8% in tre anni del costo del lavoro; la cancellazione per tutti i settori dell'Irap; 40 ore in più lavorate all'anno, ma detassate e decontribuite; il taglio dell'Irpef sui redditi più bassi e l'aumento dei trasferimenti agli incapienti ma insieme l’armonizzazione (leggi aumento) dell’Iva; l’aumento del 50% degli investimenti in infrastrutture; il sostegno a ricerca e nuove tecnologie e taglio del costo dell'energia".
Per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro, Squinzi ha sottolineato come la riforma Fornero non sia stata sufficiente per una vera liberalizzazione. “Riteniamo che il prossimo governo – ha aggiunto debba arrivare a una formulazione più in linea con quanto è stato fatto nella maggior parte dei paesi europei”.
“Siamo all’ultimo minuto per cambiare il volto del nostro paese – ha concluso Squinzi –, se non si mette mano a una svolta il futuro per i giovani eper le imprese sarà davvero preoccupante”.