Da MondOperaio
Per vincere le elezioni a Vicenza e a Treviso i sindaci in carica sono pronti a fare un patto col diavolo
di Luigi Covatta
Quando De Gasperi costruì il suo Partito della nazione lasciò volentieri agli avversari le armi della demagogia, che pure in un paese distrutto dalla guerra non erano prive di efficacia. Firmò un trattato di pace piuttosto punitivo, a dispetto di nazionalisti vecchi e nuovi. Negoziò con l’Austria l’autonomia del Sud Tirolo, scontentando i suoi elettori trentini. Rinviò al “governo amico” di Giuseppe Pella la spinosa questione triestina, frustrando irredentismi di destra e di sinistra. Sfidò il separatismo mafioso in Sicilia. E lasciò a Guglielmo Giannini la polemica ante litteram sulla casta e sui “costi della politica”.
Non si fece impressionare nemmeno dalla demagogia di sinistra, che pure non faceva sconti, e per giunta riempiva le piazze: fino a farsi cucire addosso i panni dell’odioso Cancelliere che i socialcomunisti volevano cacciare a calci nel sedere. Ma non esitò a mandare a quel paese (anche se “quel paese” era la Città del Vaticano) chi per vincere le elezioni comunali a Roma gli proponeva un patto col diavolo fascista.
Per vincere le elezioni a Vicenza e a Treviso, invece, i sindaci in carica sono pronti a fare un patto col primo diavolo che passa: perfino con quelli che surrogano le emissioni sulfuree di Belzebù coi meteorismi di Matteo Salvini. Perciò hanno disertato le riunioni convocate dal prefetto di Venezia per concordare la destinazione di qualche centinaio di profughi. E perciò Alessandra Moretti, a sua volta impegnata a vincere le elezioni in tutta la regione, ha minacciato di sfidare perfino Renzi (Corriere della Sera del 19 aprile).
La Moretti, per la verità, è una veterana del genere: due anni fa voltò la faccia a Bersani, di cui pure era stata portavoce in campagna elettorale, dopo aver letto una decina di sms ricevuti da Vigodarzere piuttosto che da Mussolente. Se leggesse anche altro, però, saprebbe che nel 1948 a vincere le elezioni fu proprio l’odioso Cancelliere, e che nel suo piccolo anche Renzi sa come si vincono le elezioni: e sa soprattutto che il Partito della nazione non è una spugna capace di assorbire tutti gli umori, anche i più maleodoranti.